lunedì 26 gennaio 2015

CINECITTÀ SI MOSTRA presenta GIRANDO A CINECITTÀ



E’ stata presentata presso la sala Federico Fellini, negli studi di Cinecittà, la mostra permanente Girando a Cinecittà, nata da un’idea dell’Amministratore Delegato Giuseppe Basso, grazie al contributo dell’Istituto Luce. L’esposizione è curata da Alida Cappellini e Giovanni Licheri, autori degli allestimenti e delle scenografie, Italo Moscati, a cui è stata affidata la sezione relativa ai filmati, e Nicoletta Ercole, curatrice della sezione costumi.


 

Il nuovo percorso espositivo completa l’offerta di Cinecittà si mostra affiancando i due preesistenti, inaugurati tra il 2011 ed il 2012: Perché Cinecittà – 1935-1945, dedicato alla storia della nascita degli Studios, e Backstage – Un Percorso Didattico Per Cinecittà, sei sale dedicate ai grandi temi del cinema ed alle fasi di realizzazione di un film. Tre diversi ambienti per esplorare le ragioni storiche, politiche e culturali che hanno portato alla nascita di un luogo in cui dar forma all’immaginazione.


Cinecittà si vuole rivelare in una chiave nuova, quella del pathos; uno spezzato del nostro Paese raccontato da Cinecittà, uno stabilimento che, non solo produce intrattenimento, ma mostra, per mezzo dei suoi film, una società che si rivela in tutta la sua forza nell’affrontare le difficoltà.



Ben 3000 film, 43 dei quali hanno vinto l’Oscar. Settanta anni di storia del cinema, dal 1937, anno della fondazione di Cinecittà, raccontati attraverso i generi più significativi che hanno lasciato un segno nell’immaginario collettivo: i grandi film delle origini (peplum), la commedia all’italiana, le atmosfere da saloon degli spaghetti western, i colossal americani, le macerie del quartiere romano di San Lorenzo a ripercorrere il dramma della guerra. Un susseguirsi di scenografie che caratterizzano ciascun ambiente assieme ad un’inedita selezione di costumi originali indossati da Liz Taylor e Richard Burton nei film Cleopatra e La Bisbetica Domata, Alida Valli e Farley Granger in Senso. Esposti anche i costumi disegnati da Danilo Donati per Storie Scellerate in un omaggio a Pier Paolo Pasolini.
 
A Cinecittà l’alto merito di aver messo insieme piccoli personaggi quali costumisti, scenografi, artigiani che si sono fatti conoscere in tutto il Mondo per le loro capacità e che hanno contribuito attivamente al suo successo. In mostra le potenzialità passate e presenti di Cinecittà tramite ricostruzioni ed immagini scenografiche inedite. La magia degli studi di Cinecittà capaci di trasformare i sogni in realtà da ben 75 anni.

 












Dal 2011 ad oggi Cinecittà si mostra ha portato agli Studios centinaia di migliaia di visitatori, sia stranieri che giovani attirati dalle attività di laboratorio ed approfondimento loro dedicate.

Info e orari a questo link.

Ilenia Maria Melis

domenica 25 gennaio 2015

QUELLO CHE NON FECERO I BARBARI...


Articolo 9 della Costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio ed il patrimonio storico e artistico della Nazione" 

Come vengono gestiti siti archeologici più o meno noti della nostra città e del suo interland? Enti ed istituzioni che politiche mettono in atto per valorizzarli? Rinterri, ritardi, sprechi ed abusi si susseguono in un paese e in una città in cui si dovrebbe invece puntare su queste ricchezze per rilanciare l'economia e creare maggiore consapevolezza collettiva. Molto spesso nuovi scavi e nuove scoperte, che potrebbero aiutarci a comprendere qualcosa di più del nostro passato, sono abbandonati all'incuria e alle intemperie: cantieri mai finiti per mancanza di fondi, o d'interesse/i, si trasformano in discariche o luoghi di bivacco. La grande Necropoli imperiale sull'antica via Collatina, la Tomba del “Gladiatore” sul tracciato della via Flaminia, il Museo delle Navi, il mini-colosseo a Fiumicino, la villa di Nerone ad Anzio, Le Mura Aureliane, i Ninfei di Colagrosso, l'Appia Antica e tanti altri. Per l'intero settore dei Beni culturali spendiamo lo 0,19% della spesa pubblica. Il budget messo a disposizione del Mibact, in 13 anni, si è dimezzato. Corrisponde ad 1/3 di quello della Francia pur concentrando 49 siti Unesco, 40 mila dimore storiche, 3.400 musei e circa 2000 aree archeologiche. Nonostante i continui tagli, il settore della cultura genera nel nostro paese una ricchezza pari al 5.8% del Pil: 80 miliardi di euro! Pompei fattura 19 milioni di euro l'anno. La mostra organizzata lo scorso anno al British Museum di Londra, riutilizzando i reperti non esposti a Pompei (appena 250 reperti prestati gratuitamente al museo londinese), ha fruttato ben 11 milioni di euro in soli 5 mesi. Quando capiremo che questi beni rappresentano una ricchezza inestimabile che se sfruttata a dovere potrebbe generare ricchezza e benessere per la collettività? Quando impareremo che è dalla comprensione della nostra storia e del nostro passato che potrebbe derivare una maggior consapevolezza del presente? 

L'articolo completo di Riccardo Viscardi al seguente link


QUELLO CHE NON FECERO I BARBARI...


Senza la pretesa di voler emulare inchieste di stampo giornalistico, con questo articolo si vorrebbe solo mostrare una panoramica generale sulla gestione passata e presente di alcuni siti archeologici e monumenti poco conosciuti (anche per questo molto spesso trascurati) che fanno parte del patrimonio artistico della nostra città e dei sui dintorni. Beni messi a rischio da politiche di gestione poco lungimiranti e poco attente tanto alla loro conservazione quanto, attraverso una pianificazione di interventi mirata ed efficace, alla loro valorizzazione. Anche monumenti più noti, nonostante siano maggiormente sotto i riflettori, subiscono un lento e progressivo deterioramento a causa dell'incuria, di una manutenzione ordinaria assente e dell'incapacità nel saperne immaginare una maggiore fruibilità e godibilità rispetto ad oggi. Di contro non si vogliono presentare delle "facili" soluzioni agli innumerevoli problemi che ne affliggono la difficile gestione ma solo sollecitare interrogativi e suscitare interesse nell'approfondire queste tematiche. In questi che sono veri e propri tesori, dono del passato, risiede il fondamento della nostra storia, della nostra cultura e della nostra identità. Per questo abbiamo il dovere di preservarli per le future generazioni.

Cominciamo con dei dati. 

Da un recente rapporto pubblicato dalla Confederazione Italiana Archeologi, si evidenzia che dei 4.383 archeologi attivi in Italia il 28% degli intervistati non trova occupazione e il 21% dichiara di voler cambiare presto lavoro; negli ultimi 5 anni il tasso di abbandono della professione si è attestato intorno al 60%. Uno stipendio medio di un archeologo è di 10.687 euro all'anno e l'età media di chi lavora nelle Soprintendenze è di 53 anni, nonostante il gran numero di giovani precari che operano senza alcun tipo di retribuzione sul nostro territorio. Perché professionisti qualificati che hanno il compito di preservare il nostro patrimonio artistico, vengono messi in condizione di non operare o di essere altamente ostacolati? E il Comune che politiche attua per tutelare e avvalersi di questa inestimabile forza lavoro, reimpiegando, in un periodo di profonda crisi, precari e ricercatori italiani? E' di pochi giorni fa la protesta in piazza del Campidoglio contro il nuovo progetto del Comune e del gruppo Enel " The Hidden Treasure of Rome" che prevede l'invio direperti archeologici negli Stati Uniti in cambio di servizi di catalogazione da parte delle università d'oltreoceano. Per l bilancio comunale del 2014 sono stati previsti ulteriori tagli per 15 milioni di euro. L’assessore alla cultura del Comune di Roma Flavia Barca ha commentato i tagli alla cultura della giunta Marino tirando un sospiro di sollievo "Dobbiamo essere contenti perché il taglio sarà solo di 10 o 15 milioni di euro”, e "con un po’ di fatica abbiamo raggiunto un ottimo risultato”. Un settore martoriato da anni quello della cultura che ha visto una radicale riduzione di spesa a livello nazionale: per l'intero settore dei Beni culturali spendiamo lo 0,19% della spesa pubblica. Il budget messo a disposizione del Mibact, in 13 anni, si è dimezzato. Corrisponde ad 1/3 di quello della Francia pur concentrando 49 siti Unesco, 40 mila dimore storiche, 3.400 musei e circa 2000 aree archeologiche. Nonostante i continui tagli il settore della cultura genera nel nostro paese una ricchezza pari al 5.8% del Pil: 80 miliardi di euro!

Nonostante ciò mancano i soldi per la musealizzazione delle aree archeologiche e alla fine il rinterro diventa l'unica soluzione: da un parte per preservare le importanti scoperte, dall'altra per nascondere un dovere verso la collettività. Si sono rinterrati la strada lastricata, il complesso termale e gli stabula di età augustea (le scuderie delle factiones di aurighi che correvano nel Circo Massimo) rivenuti tra via Giulia e piazza della Moretta, in pieno centro storico a Roma. "Una scoperta importantissima" l'aveva definita la stessa Soprintendenza. Ma il parcheggio che li si vuole costruire è stato definito "fondamentale per la mobilità ed il decoro del centro storico" quando venne varato dal Campidoglio nel 2008. Rinterrati anche i resti di una necropoli e di una villa lungo via di Grottaperfetta per far posto al nuovo complesso edilizio I-60: 400mila metri cubi di cemento. Stessa sorte per la villa romana e le sepolture a via della Lega Lombarda. "Se non si hanno fondi sufficienti per altre opere di tutela la metodologia del rinterro è prevista" ha dichiarato il Direttore Generale del Mibact per il Lazio Federica Galloni, “in previsione di una sistemazione futura”. Ma molto spesso però il rinterro avviene dopo che intemperie, incuria e abbandono hanno già danneggiato irrimediabilmente le importanti scoperte. Ne è un esempio la Necropoli tra via Cristoforo Colombo e via Padre Semeria, scoperta nel 2006 e ricoperta solo a Febbraio di quest'anno. Nel 2006 il Comune diede il via libera alla costruzione di 20 mila metri cubi di abitazioni vicino al tracciato dell'antica via Flaminia. E' allora che venne fuori nel 2008, insieme ad un tratto dell'antica via consolare, un monumento funebre a forma di tempietto, alto 15 metri e rivestito in marmo. Il monumento funerario, grazie ad una iscrizione, poté essere attribuito a Marco Nonio Macrino, generale dell'imperatore Marco Aurelio che guidò le legioni romane contro i Marcomanni e i Quadi. Un personaggio storico al quale i media stranieri, a causa di un fraintendimento al momento della conferenza stampa sul ritrovamento, hanno attribuito l'ispirazione per il film di Ridley Scott "Il Gladiatore". Data anche la scoperta, nel 2010, di una vasta area sepolcrale, si ventilò l'ipotesi di realizzare un parco archeologico. Ma non se ne fece più nulla. L'area venne recintata e resa inaccessibile, trasformata in una discarica per calcinacci e lamiere di eternit. Dopo aver speso circa 700 mila euro per gli scavi e i restauri, si decise per il rinterro. "La tomba del gladiatore vittima dei tagli italiani" così titolava il The Guardian.

I monumenti che “fortunatamente” non vengono rinterrati aspettano invece interventi o soluzioni che spesso non arrivano mai. 

Lo sconosciuto Mosaico delle Muse, un mosaico parietale lungo 16 metri del I sec d.C. nascosto sotto le Terme di Traiano, sul Colle Oppio, è in attesa dello sblocco del patto di stabilità con lavori e progetti bloccati da più un anno. Le Mura Aureliane, non ci pensiamo, sono il più grande monumento capitolino a noi pervenuto e sono completamente abbandonate all'incuria e al degrado: la maggior parte del loro tracciato è largamente ricoperto dalla vegetazione e le infiltrazioni d'acqua hanno spesso provocato crolli in alcuni tratti. La grande necropoli imperiale sull'antica via Collatina, dopo la catalogazione e il grande progetto di riqualificazione del grande parco tiburtinocollatino, è un cantiere in stato di abbandono dove, tra immondizie e qualche famiglia rom nascosta dietro grandi cumuli di terra, sopravvivono a stento gli straordinari resti, malamente coperti.

Poco fuori Roma la situazione non è migliore. 

Nel Comune di Ciampino, venne scoperta nel 2012, quella che si pensa essere stata la villa di Marco Valerio Messalla Corvino. Console insieme ad Ottaviano Augusto nel 31 a.C.. Dalla natatio emersero 7 sculture in marmo bianco raffiguranti le Niobidi. Messalla fu anche il protettore dei poeti Tibullo e Ovidio che nelle sue Metamorfosi raccontò il mito di Niobe e di come sfidando Giunone aveva subito le ire della dea. Tutto il mondo ne parlò. La scoperta avvenne durante gli scavi preventivi per la costruzione di un complesso di una decina di palazzine: 55 mila metri cubi di cemento. Mentre le statue vennero recuperate e restaurate, la villa rimane tutt'ora lì e rischia di essere "inghiottita" da questo complesso edilizio. Un documento della Soprintendenza già nel 1998 aveva diffidato il Comune dal costruire nell'area.
Villa Adriana uno dei siti archeologici più importanti del mondo (patrimonio UNESCO) ha rischiato di vedersi costruire, a meno di un chilometro in linea d'aria, la nuova discarica di rifiuti solidi della città di Roma. Un'altra discarica, nel Comune di Bracciano, già attiva dagli anni '80, si trova su di un'area archeologica protetta con resti medievali, romani ed etruschi. Nonostante fosse abusiva, è stata sfruttata dai comuni limitrofi fino al 2013 e nel 2004 c'è stata una fuoriuscita di milioni di litri di percolato provocando un ingente danno ambientale. La società che la gestisce, la Bracciano Ambiente, ha presentato un progetto per la riapertura e la Regione ha approvato il piano. Il Mibac si è opposto. Ora c'è un ricorso al Tar.

Nell'area del Comune di Fiumicino si trovano tre importanti siti: la Necropoli di Porto, unica al mondo per conservazione ma aperta solo 2 volte al mese ( 700 visitatori nel 2012); il Porto di Claudio e di Traiano ottimamente conservato aperto però solo su prenotazione una volta a settimana (3 mila visite l'anno), insieme alla villa imperiale dov'è stato portato alla luce anche un minicolosseo; il Museo delle Navi chiuso da 11 anni per ristrutturazioni che conserva 5 navi delle quali 2 caudicarie (note solo dalle fonti) che risalivano il Tevere con il loro carico di merci. I Ninfei di Colagrosso, una residenza di età imperiale, con stucchi definiti "unici" dagli stessi archeologi, sono invece invasi dai rifiuti. Ad Anzio la villa di Nerone è completamente ricoperta dalla vegetazione e invasa anch'essa dai rifiuti.

In tutto questo i tombaroli sono sempre in attività. Agiscono quasi del tutto indisturbati, se non fosse per alcuni interventi di pattugliamento e di contrasto da parte delle forze dell'ordine. Ma il nuovo codice dei Beni Culturali del 2004 non ammette l'arresto nemmeno in flagranza di reato: solo una denuncia a piede libero. Tombaroli che agiscono al di fuori della necropoli etrusca della Banditaccia a Cerveteri, patrimonio UNESCO, dove l'80% delle tombe sono ancora da scavare. Quì i visitatori sono in calo del 38% nonostante i 10 min di treno che separa il comune dal porto di Civitavecchia dove transitano 2 milioni e mezzo di croceristi l'anno.

Come vengono valorizzati invece più noti siti archeologici? 

Basti vedere lo stato di abbandono nel quale si trovano i resti della Domus Flavia sul Palatino, dove solo di recente sono state potate le erbacce che nascondevano le antiche strutture: molte aree sono rese inaccessibili a causa di lavori mai finiti e i vecchi pannelli illustrativi sono oramai del tutto sbiaditi o crollati a terra. Le recenti celebrazioni per il bimillenario della morte di Augusto sono state decisamente al di sotto delle aspettative: pochi eventi, sporadiche iniziative e poco coinvolgimento di pubblico. Eppure non avremo più un'occasione simile..se non fra mille anni! Hanno fatto meglio di noi a Parigi con il successo della mostra organizzata appositamente per l'evento che ha ottenuto prestiti eccezionali dai maggiori musei internazionali. Il Mausoleo di Augusto, dopo anni di lavori ed un cantiere in stato di abbandono, il giorno delle celebrazioni si è allagato. Una volta tornato agibile è stato aperto solo per le visite private del FAI e per le 3 visite, su prenotazione, della Soprintendenza ai Beni culturali.La regina viarum fu voluta nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio. Da quì volle entrare Carlo V nel 1536 e qui, passata l'antica Porta di San Sebastiano, si trova al villa dell'ex Ministro della Giustizia Paola Severino. La villa conserva l'importantissimo colombario di Vigna Codini che non può essere reso accessibile né per i cittadini (come vorrebbe la legge) né per gli addetti della soprintendenza archeologica. "Ragioni di sicurezza". La sicurezza del patrimonio è però sancito dall'articolo 9 della Costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio ed il patrimonio storico e artistico della Nazione". Privando poi i turisti dell'unico mezzo pubblico per arrivare sull'Appia, il Comune ha dirottato l'itinerario dell'autobus 660. L'antica via è costellata, lungo il suo percorso, di ville private che molto spesso hanno chiuso in giardini recintati gli antichi resti monumentali. Solo dal 1965, quando il Comune decise di mettere sotto tutela l'area, sono stati sanciti 1 milione e 300 mila metri cubi di edifici abusivi. Il tratto che corre verso Marino deve essere ancora recuperato, insieme ai suoi monumenti, ma mancano i soldi. Nel frattempo fa da sfondo a giri di prostituzione e di droga anche in pieno giorno, in mezzo cumuli d'immondizia. Ma per "fortuna" la società Autostrade per l'Italia ha presentato un progetto per privatizzarla con l'idea di seguire un "nuovo modello di gestione" che mette da parte, di fatto, chi in questi anni si è battuto per il suo recupero. Il progetto è piaciuto al ministro Dario Franceschini.

Dal Colosseo alla Fontana di Trevi i turisti sono presi d'assalto da venditori abusivi, chioschi e bazar che invadono le aree davanti i monumenti fino a posizionarsi a ridosso di questi. Pochi uomini delle forze dell'ordine vengono incaricati di controllare permessi ed abusi. I pochi vigili che si incontrano alzano le braccia. Bancharelle, posizionate strategicamente davanti i monumenti del centro storico fino a nasconderne la visuale, sono autorizzate da altri municipi. Il Parco del Colle Oppio definita "zona monumentale riservata" è divenuta, oramai da anni, una selva fitta di rifiuti. Parco che regala stupendi scorci dell'Anfiteatro Flavio e dunque tappa obbligata per i turisti che da qui accedono anche alla Domus Aurea di Nerone. I vicini resti delle monumentali Terme di Traiano sono transennate da anni. Non esistono pannelli per comprenderne la planimetria o l'antica magnificenza, divenute oramai solo un riparo per senza tetto, zona di spaccio e di bivacco.

Cosa si può fare?

Difficile immaginare cosa avrebbero creato negli altri paesi europei intorno a resti che noi non consideriamo nemmeno. Di ville o di necropoli ne abbiamo in abbondanza e c'è chi potrebbe pensare che i monumenti che ci sono bastino e avanzino. Ma è giusto permettere che le future generazioni e il resto del mondo siano privati di un pezzo fondamentale della propria storia e della propria cultura? E' possibile far convivere il nostro patrimonio archeologico con gli interventi residenziali? Se ogni quartiere avesse il proprio polo museale, inserito e armonizzato nel contesto urbano, la collettività non ne gioverebbe? Dobbiamo inoltre chiederci se utilizzare questi resti come dei "contenitori" per grandi eventi sia utile alla loro valorizzazione. Pompei fattura 19 milioni di euro l'anno. La mostra organizzata lo scorso anno al British Museum di Londra, riutilizzando i reperti non esposti a Pompei (appena 250 reperti prestati gratuitamente al museo londinese), ha fruttato ben 11 milioni di euro in soli 5 mesi. Perchè non abbiamo ancora capito che il settore del turismo è un settore strategico dell'economia? Possediamo un patrimonio inestimabile ma non sappiamo sfruttarlo nel modo giusto. Un unico biglietto di 12 euro permette l'ingresso al Foro Romano, al Palatino e al Colosseo. Nel primi 7 mesi del 2014 si è registrato un afflusso di 6 milioni di turisti a Roma i quali passano necessariamente per questi 3 siti archeologici (nel 2012 furono 5,2 milioni e portarono un introito nella casse comunali 37,4 milioni di euro). Se si aumentasse di 1 o 2 euro il biglietto d'ingresso (un costo che da noi rimane generalmente basso ) si avrebbero delle entrate immediate che potrebbero essere subito reinvestite, creando percorsi archeologici ben segnalati, allestendo sale multimediali o immaginando delle istallazioni permanenti che proiettino nei Fori le strutture come si presentavano in tutta la loro magnificenza: siè visto il successo del progetto "Il Foro di Augusto 2000 anni dopo" che ha incassato 880 mila euro in pochi mesi. Abbiamo risorse e capacità per fare questo, puntando sopratutto sulle nuove tecnologie e sui giovani. Secondo il Presidente della Confederazione Italiana archeologi Alessandro Pintucci è necessario cominciare ad "ampliare le possibilità di investimento privato" ma con regole chiare che tutelino il bene archeologico. L'idea di Alessio Guazzini, Vicepresidente di Turismo Verde, a proposito del coinvolgimento degli agriturismi nel recupero di aree archeologiche, è quella di creare una "collaborazione tra realtà del nostro comparto, università, enti di scavo e ricerca per portare alla luce aree di scavo ancora non del tutto scoperte. Se dietro c'è un business plan fatto bene, iniziative simili si mantengono da sole".

Investire nella cultura non genera solo ricchezza ma crea delle condizioni di maggior consapevolezza riguardo l'importanza che riveste il nostro patrimonio artistico. E' necessario coinvolgere responsabilizzando. Una maggiore fruibilità e comprensione dei nostri beni culturali, grazie alla messa in atto di politiche mirate e utilizzando le risorse di cui disponiamo, comporterebbe sopratutto un aumento della percezione collettiva riguardo l'importanza della loro preservazione. In essi infatti risiede la nostra identità. Dal loro studio e dalla loro comprensione tutti noi potremmo trarne giovamento. La loro conoscenza infatti ci aiuterebbe a capire come essi abbiano inciso nella cultura del tempo e come continuino a farlo ancora oggi. L'aver pensato a determinate strutture, usato determinate forme e colori ha ricoperto un'importanza storica fondamentale sulla quale si basa tutto il pensiero occidentale. Un pensiero che, pur differendo completamente dalle altre culture sotto certi aspetti, ne è incredibilmente simile e affine sotto altri. Certamente alcuni sentiranno maggiormente il bisogno d'informarsi, di conoscere, ma è pur vero che in ognuno di noi sono insite quelle straordinarie capacità proprie dell'essere umano. La capacità di saperci incuriosire e d'interrogarci su ciò che ci circonda ha da sempre rappresentato l'impulso della nostra evoluzione. Ancora oggi possiamo sorprenderci, sforzandoci di percepire in maniera diversa il mondo che ci circonda, grazie anche allo studio e alla riscoperta delle nostre radici. Chi siamo? Da dove veniamo? Domande che ci potranno permettere d'affrontare al meglio tanto il nostro presente quanto il nostro futuro.

Riccardo Viscardi

mercoledì 21 gennaio 2015

Le Domus Romane di Palazzo Valentini: un’esperienza da vivere.

Palazzo Valentini
Uno dei luoghi romani offerto ai visitatori in modo tecnologicamente avanzato, decisamente coinvolgente e fortemente emozionante è, a mio parere, il complesso delle Domus Romane situato sotto Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma.
Per la terza volta in pochi anni, qualche giorno fa sono andata a rivivere la magia di quella straordinaria visita, gestita dall’Associazione Civita, che mostra ritrovamenti archeologici di enorme portata: due ricchissime domus, una strada basolata, gigantesche colonne di pertinenza della Basilica Ulpia di Traiano, i cosiddetti “butti” di età medievale, le fondazioni del palazzo cinquecentesco – poi Palazzo Valentini -  piantate sulle rovine romane, ed infine il bunker della seconda guerra mondiale, che ora ospita vetrine con una selezione di reperti provenienti dal sito archeologico.
I reperti sotto le lastre di vetro
e un esempio di ricostruzione grafica
Tutto il percorso della visita è pavimentato con lastre di vetro, cosicché mi ritrovo letteralmente a camminare su oltre diciassette secoli di storia.
Ma quale storia? Tra le molte, vi è quella di una ricchissima famiglia – probabilmente di rango senatorio – che, nel IV secolo, costruisce la sua Domus con tanto di terme private nelle vicinanze della Basilica Ulpia di Traiano, praticamente nel cuore di Roma.
Ad accompagnarmi nelle diverse stanze è la voce di Piero Angela, che descrive e ricostruisce ciò che mi trovo di fronte, mostrandomelo di volta in volta sia com’è sia come doveva essere. Ecco allora che una lastra di marmo, un pavimento parzialmente mosaicato, una piscina termale, una parete con scarso rivestimento di marmi vengono evidenziati nei loro contorni con un effetto grafico nel momento stesso in cui la voce li descrive, con lo scopo di far focalizzare meglio al visitatore l’attenzione sul singolo dettaglio.
Pavimento mosaicato
Ed ecco successivamente comparire una ricostruzione grafica di ogni elemento nella sua interezza: dalla lastra di marmo prende così vita una soglia, il pavimento mosaicato si ricompone nei tratti mancanti per mostrarsi nella sua intera bellezza, la parete muraria si riveste completamente di marmi, lo stesso accade  agli interni della piscina.
Il coinvolgimento emotivo è assicurato dalla ricostruzione virtuale degli ambienti e soprattutto dalla riproposizione sonora dell’acqua che scorre nelle tubature o fuoriesce dal nasone di una fontanella, o delle risate degli abitanti della domus nella piscina, o ancora del crepitio del fuoco e della scossa di terremoto che distruggono la Domus intorno al VI secolo.
Ad un certo punto mi sono sentita non più mera spettatrice, ma davvero inclusa e quasi protagonista degli eventi della Domus romana.
L’esperienza è proseguita con la visione della ricostruzione di altri preziosi reperti custoditi in quel millenario sottosuolo e con l’ascolto del racconto delle loro meravigliose storie, per poi concludersi con un filmato esplicativo sulla Colonna Traiana e con la straordinaria possibilità di recarsi a pochi passi da quest’ultima, così alta e imponente sotto il cielo dipinto di rosa di una Roma che volgeva la sua e la mia giornata al tramonto.

Consiglio vivamente di visitare le Domus e di godere della straordinaria modalità di valorizzazione di questo sito archeologico.
Tutte le info qui