giovedì 21 settembre 2017

Picasso: tra cubismo e classicismo

Parlare di Picasso è complicato.

Benchè sia un artista sulla bocca di tutti, che ognuno può nominare una volta nella vita ("Picasso? Si certo, Guernica, Les Demoiselles, il periodo blu e il periodo rosa"), conoscerlo a fondo non è scontato, essendo lui stato nella sua carriera pluridecennale un assiduo sperimentatore e scopritore di inediti linguaggi pittorici.

La mostra in corso alle Scuderie del Quirinale si concentra sul solo decennio 1915 – 1925, anni prolifici segnati da viaggi in Italia e nel Mediterraneo, dalla collaborazione con poeti e musicisti e dal matrimonio con Olga Chochlova.

Nel 1915 la via del cubismo era già stata presa, e con essa la smantellazione della forma e l'apertura alla quarta dimensione, la mostra si apre infatti con opere del tardo cubismo quali Homme à la cheminée e Homme accoudé à une table e Arlequin.

In seguito Picasso si trasferisce a Roma per lavorare ai costumi del balletto Parade, grazie al quale conosce la prima moglie. La seconda è la sala dei ritratti, predomina il tema circense e popolare: Arlecchino, Pierrot, giovani abitanti italiani, Olga. Nelle varie versioni dell'Arlecchino si vedono le sue sperimentazioni sulla linea: dal tratto breve e deciso dell'ancora cubista Arlequin et femme au collier, al tratto dolce e sinuoso che crea il ritratto incompiuto ricco di fascino dell'Arlecchino bambino.

Mentre dalle opere della seconda sala si evince l'influenza del soggiorno a Roma, nella sala 3 il filo conduttore è la classicità intesa come grandezza. Dopo aver visto le statue della collezione Farnese del Museo Acheologico di Napoli, Picasso reinventa il classicismo con figure a carattere mitologico ma dalle dimensioni colossali e imponenti, che stupiscono per l'essere comunque verosimili e "reali".

La prima parte della mostra continua sul segno dell'influenza che i viaggi in Italia ebbero su questa parte della sua produzione, insieme al lavoro come costumista e scenografo, l'apice di questo periodo è segnato dal capolavoro La danse.

La seconda parte invece è una collezione di memorabilia della sua vita in Italia, dal soggiorno all'Hotel de Russie allo studio in Via Margutta. Cartoline, foto, schizzi, disegni… i documenti sono molti e molto preziosi, un interessantissimo excursus nella quotidianità dell'artista.

Questa mostra è il frutto di due anni di preparazione e la collaborazione di grandissimi musei quali il Centre Pompidou e il museo Picasso a Parigi, la Tate di Londra, il Moma e il Guggenheim di New York. Un'occasione unica che ci è stata data nella nostra città, una mostra da visitare con interesse e curiosità, se ne sarà ripagati.


Alessandra Florio