Prendo
il biglietto per la mostra ed entro a Palazzo Braschi: quale miglior cornice alla
splendida narrazione che ripercorre un secolo di storia del costume
cinematografico italiano, dal 1915 al 2015. Salgo leggera la scalinata
trionfale rivestita di un tappeto rosso; il cuore palpita per l’emozione
nell'udire il Valzer Brillante di Verdi e realizzo che sto per vivere un sogno.
Nel
tepore romantico delle luci si susseguono nelle sale scenari evocativi in cui
riecheggia il fruscio delle vesti che ondeggiano tra i suoni. Abiti che
raccontano mani sapienti capaci di tessere creazioni vive indossate dagli
interpreti nel breve attimo della ripresa, per sempre incastonate nelle immagini dei
film.
I
personaggi della pellicola prendono vita grazie agli abiti portati dagli attori
e realizzati per trasmettere sentimenti, gioie e dolori propri di coloro i
quali dovevano incarnare. I vestiti non voglio essere sempre semplice ricostruzione
storica ma anche dar rilievo al personaggio; in Ettore Fieramosca Vittorio Nino Novarese vuole mostrarci un eroe
nella sua veste quotidiana, tanto da ridurre la dimensione delle armature per
lasciar spazio al personaggio.
Un’evoluzione
psicologica che si ispira, con Maria De Mattei, ai temi coloristici del ciclo
vitale di una foglia. Il candore e la delicatezza surreale di una splendida
Audrey Hepburn vengono messi in risalto dall'organza e dal satin avorio
guarniti da strass e gocce di madreperla che brillano al volteggiare sinuoso
nel Valzer di Natascia di Nino Rota in
Guerra e Pace.
Gusto
limpido per la bellezza e precisione nella ricostruzione storica caratterizzano
Piero Tosi, a cui spetta il merito di aver portato l’arte del costume
cinematografico ai vertici della perfezione realistica. Nel Gattopardo
di Visconti, Tosi vuole arricchire il personaggio fino a renderlo vivo e
reale di fronte alla macchina da presa.
Piume,
trionfo di rouge, bustini e stringhe, colori sgargianti e luccichii per l’anima
rock della Marie Antoniette di Sofia
Coppola; il lavoro di Milena Canonero esaltato nell'eleganza e varietà di
costumi che definiscono il clima visivo ed emotivo del film.
Una
carrellata di creazioni artigianali che si fonde con gli stucchi decorati del
Palazzo: visione eterea e volutamente velata di Giulietta degli spiriti di Federico Fellini; l’uniforme del
Maresciallo Carotenuto creata con stoffe lussuose a sottolineare il potere del
personaggio (Pane amore e fantasia);
i drappeggi raffinati cristallizzati nel volume degli abiti di Casanova; le visionarie rivisitazioni
della provincia di Amarcord; la
fusione di tecniche e materiali nell'Edipo
re di Pasolini; la pesante giacca turchese di Leopardi che contrasta con
gli abiti leggeri e colorati, espressione di un dolore dell’anima; vescovi e
cardinali di affacciano nella penombra della luce soffusa accanto ai busti dei
loro alter ego scolpiti nella pietra (Habemus
Papam).
Il viaggio sta finendo; mi ritrovo di fronte all'uscita della mostra, il vento freddo mi accarezza il volto e mi desta da un magico torpore: qui finisce il sogno.
Per info: i_vestiti_dei_sogni
Consiglio di informarsi preventivamente circa gli orari effettivi della mostra per non rischiare, come accaduto a me, di non godere a pieno dell'esposizione ed essere costretti ad abbandonare il museo a causa di chiusure straordinarie.
Ilenia Maria Melis
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