Per la prima volta
in assoluto il Campidoglio narra se stesso in una mostra allestita nelle sale
capitoline di Palazzo Caffarelli, visitabile dal 1 Marzo al 19 Giugno 2016.
Apre, infatti, oggi
al pubblico Campidoglio. Mito, memoria,
archeologia, che racconta il colle più celebre di Roma, spaziando dai dipinti
ai plastici, dai documenti d’archivio alle sculture e agli affreschi, fino ai
reperti archeologici. La nota dominante è la rarità e preziosità dei materiali
esposti, alcuni dei quali presentati in anteprima assoluta proprio in
quest’occasione.
J. M. W. Turner.
Modern Rome. Campo
vaccino. 1839.
|
È il caso del dipinto Modern Rome. Campo vaccino di J. M. W. Turner, acquistato dal Getty
Museum nel 2010 per l’astronomica cifra di 45 milioni di dollari e per la prima
volta esposto a Roma. L’opera, datata 1839, apre il primo nucleo espositivo
dedicato alle vedute del Campidoglio, catturando lo spettatore attraverso l’atmosfera
rarefatta di un paesaggio con rovine dal sapore eterno e immobile, per poi
accompagnarlo verso le numerose opere di autori precedenti e contemporanei a Turner,
tra cui quelle di Giovan Battista Piranesi, Filippo Juvarra e Luigi Rossini.
E. Proferisce. Plastico in scala 1:50 dei ritrovamenti archeologici -scavi Colini. 1925-1926. |
Sono degni di
menzione anche i tre plastici del
Campidoglio, due provenienti dai depositi di Palazzo Braschi e uno dalla
Protomoteca capitolina, dal valore un tempo documentario e oggi squisitamente
didattico. I primi due, realizzati da Antonio Muňoz tra il 1928 e il 1932, mostrano
il colle prima e dopo alcuni degli interventi di isolamento realizzati tra la fine
dell’Ottocento e gli inizi del Novecento; il terzo, realizzato da Ermete
Proferisce tra il 1926 e il 1927, riproduce in scala 1:50 i ritrovamenti
archeologici seguiti agli scavi effettuati da Antonio Maria Colini nel 1925, il
più significativo dei quali è una favissa contenente materiale datato all’VIII
sec. a.C.
Autore non identificato. Affreschi dello scalone. 1606-1610 ca. |
Il secondo nucleo
espositivo è dedicato all’antico Palazzo
Caffarelli, di cui sono esposti alcuni affreschi
della volta dello scalone, recuperati dai depositi di Palazzo Braschi e scrupolosamente
restaurati. Sono datati ai primissimi anni del Seicento e raffigurano motivi a
grottesca, paesaggi, scene di caccia e ritratti della famiglia con gli Asburgo,
a cui i Caffarelli sono legati sin dal trionfale ingresso a Roma di Re Carlo V
nel 1538.
G. Ioppolo Frammento di colonna del Tempio di Giove Capitolino. 1960 ca. China su lucido. |
Il terzo e ultimo nucleo
espositivo si incentra sul Tempio di
Giove Capitolino con la ricostruzione di un rocco di colonna, il cui
originale in marmo pentelico è situato nei Giardini di Palazzo Caffarelli,
significativa testimonianza del tempio in epoca domizianea (fine I sec. d.C.), documentata
anche dai disegni di Giovanni Ioppolo, datati 1960.
Chiude la mostra quella
che è una vera e propria primizia per gli amanti dell’archeologia: sono
presentati, infatti, per la prima volta gli eccezionali materiali rinvenuti
negli scavi realizzati tra il 2008 e il 2014 presso il Giardino Tarpeo. Si
tratta di un migliaio di frammenti di tegole e terrecotte architettoniche del Tempio di Giove Capitolino, datate dall'età arcaica a quella tardo-repubblicana (dal VI al
III sec a.C.), che hanno permesso la ricostruzione del sistema decorativo del più prestigioso e monumentale edificio religioso capitolino dell'antica Roma.
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30.
Tutte le informazioni sono reperibili al seguente link
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30.
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