Le
Scuderie del Quirinale aprono oggi al pubblico la mostra Balthus: la retrospettiva.
Dal 24 Ottobre 2015 al 31 Gennaio 2016, circa
centocinquanta opere raccontano Balthazar Klossowsky de Rola (1908-2001), in
arte Balthus, apprezzato da poeti e artisti del calibro di Rilke, Breton, Artaud, Giacometti, Picasso e molti
altri.
La sua arte pittorica è nutrita dai Primitivi del Rinascimento come Piero della Francesca e dalla conoscenza dei movimenti del Novecento italiano e mitteleuropeo, dai quali l'autore decide però di distanziarsi.
Nell’ambito della Scuola di Parigi, Balthus si distingue per la resa classica colta e raffinata degli spazi e dei personaggi, che nella loro immobilità
trasmettono un forte senso di ambiguità e sconcerto.
La rue, 1933 |
La
sua prima opera importante è La rue,
esposta nelle due versioni del 1929 e del 1933, dove i personaggi hanno sguardi
fissi e ipnotici e sembrano muoversi come automi, fermi davanti ai loro pensieri
o ai loro destini.
I temi maggiormente sviluppati sono quelli dell’infanzia, del mondo delle favole e dell’adolescenza. Per quanto riguarda il primo tema, i bambini sono rappresentati mentre leggono, scrivono o giocano al parco; in spazi chiusi e spazi aperti, in pose tanto scomode quanto naturali, come negli oli su tela Enfants au Luxembourg del 1927 o Les enfants Blanchard del 1937.
Enfants au Luxembourg, 1927 |
Les enfants Blanchard, 1937 |
Cannibal Jack, 1936 |
Le Roi des chats, 1935 |
La Chambre, 1952-1954 |
L’adolescenza
è rappresentata attraverso nudi femminili in spazi chiusi: una giovinetta si
lava ne La Chambre del 1947-1948; un’altra suggerisce una dimensione erotica ne La semaine des quatre jeudì del 1949 o nella monumentale tela di
una seconda La Chambre del
1952-1954.
La toilette de Cathy, 1933 |
La toilette de
Cathy del 1933 è
invece spunto per ricordare il lavoro di Balthus per il romanzo Cime Tempestose
di Emily Brontë, edito nello stesso anno, del quale sono esposti quattordici disegni originali di
inchiostro su carta.
La
mostra termina al secondo piano, dove è esposto il Balthus “paesaggista”
degli anni Cinquanta, quando si cimenta con la tecnica del “casearti” per la
realizzazione di paesaggi della valle della Yonne in Svizzera; e sempre negli
stessi anni un Balthus ai margini del surrealismo con la realizzazione della
già citata Chambre del 1954.
Daniela
Lancioni scrive di lui: Cultore degli
antichi maestri e creatore di un’arte senza tempo, Balthus si professa estraneo
all’arte moderna e alle sue avanguardie. Nonostante questa posizione eccentrica
e defilata, gli orizzonti cuturali ed artistici di Balthus contribuiscono ad
arricchire l’idea novecentesca di modernità.
La
mostra si sviluppa in due tappe parallele: una alle Scuderie del Quirinale e
un’altra all’Accademia di Francia-Villa de Medici. Nella prima si mostra una
retrospettiva con le opere più significative di Bathus, nella seconda il
rapporto del pittore con Roma e l’Accademia di Francia, della quale fu
direttore dal 1961 al 1977.
Potete trovare tutte le informazioni a questo sito
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