Raffaello, Trasporto di Cristo
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Tre giganti dell’arte italiana a confronto fino al 10
gennaio 2016 presso i Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli: Raffaello,
Parmigianino, Barocci. Sguardi che si incrociano sotto gli occhi stupefatti dei
visitatori in una mostra che non vuole essere semplice celebrazione del genio
del Sanzio, come sottolinea Marzia Faietti, ma vuole offrire una lettura
dell’artista tramite altri due grandi artisti, Parmigianino e Barocci, mettendo
a confronto l’eredità artistica interpretata dai due pittori che si erano espressi
nella loro produzione grafica copiosamente, sperimentalmente e con forza
innovativa. Una mostra in cui i disegni stessi parlano offrendo una
sfaccettatura insolita e coinvolgente.
Ma perché abbinare proprio questi due artisti a
Raffaello? Sono i tre artisti più prolifici e fecondi sotto il profilo della
grafica; comprenderli senza analizzare questo elemento porterebbe ad una
sterilità fine a se stessa. Il disegno, infatti, ha un'unità indissolubile con
la pittura.
Le testimonianze antiche si intrecciano con il
susseguirsi di opere grafiche, scelte seguendo le tecniche e le tipologie artistiche,
vittime del genio espressivo che li ha intrappolati: Raffaello Sanzio, la cui anima
non trasmigra ai suoi successori, ma è interpretata nello spazio circoscritto dell'opera
in un modo del tutto personale.
Raffaello, Autoritratto
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L’esposizione inizia con un quadro di forte impatto per
lo spettatore: l'autoritratto di Raffaello. Un giovane ci guarda: è proprio lui,
in una rappresentazione estetica di sé in cui la grazia viene accentuata per
identificarsi quale artista cortigiano; eccellente l'eleganza estetica e la capacità
pittorica. Il dipinto nasce da uno schizzo sottostante privo di utilizzo di
cartone ed analogo alla tipologia utilizzata in ambito urbinate dall'artista.
Questi raramente si trova a riprodurre la propria immagine, ma sempre contestualizzandola:
in questo caso, nell’opera si respira il pensiero cortigiano.
Ancora sguardi che incrociano il pubblico e lo attirano a
sé come canti di sirene. Ed ecco l’autoritratto di Parmigianino, una penna così
leggera che solo i geni possono utilizzare conferendo ugualmente forte intensità
all'immagine. È uno sguardo sull'artista completamente differente rispetto a
quello di Raffaello. L’immagine risponde al racconto del Vasari che lo descrive
adulto barbuto a causa della sua estrema passione per l'alchimia; non solo la
propria figura, ma una creazione artistica nata nella propria mente,
affermazione intellettuale della propria arte.
Parmigianino, Due teste di profilo
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Federico Barocci, Annunciazione |
Barocci si raffigura, invece, a mezza età nell'autoritratto
proveniente dal Museo del Louvre. Un contatto del tutto personale con la vita
dell’artista che si mostra uomo melanconico, in sintonia con la leggenda che lo
vuole pittore tormentato a causa della malattia. Le caratteristiche del
ritratto sono sempre le stesse, ma vengono interpretate ogni volta rinnovando
costantemente la tradizione, plasmandola e nascondendola talvolta per creare
qualcosa di nuovo in connessione con lo spettatore.
Le opere esposte dialogano con il modello di Raffaello
interpretandolo. A volte il dialogo diventa competitivo; ed ecco lo sforzo
drammatico reso dall’intenso movimento dei panni nella Deposizione Borghese. La
luce si fonde con i colori creando contrasti attraverso cui filtra il
sentimento di dolore per il dramma che si sta compiendo.
Raffaello, Profilo femminile
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Ancora volti, figure e paesaggi, in cui i chiaroscuri vivificano
i dettagli dei disegni resi con estrema autenticità: luci, ombre e colori che
conferiscono carattere espressionistico. Forte l’influenza fiamminga e, probabilmente, la suggestione leonardesca, nei
tre busti femminili che identificano l'arrivo di Raffaello a Roma: un
linguaggio nuovo che evoca stilemi antichi con una modernità pazzesca.
Una mostra unica che pone l’accento sulla rivoluzione
pittorica che fonda le proprie basi sullo sguardo dello spettatore che
contempla l’opera e che spinge l’artista a lavorare immedesimandosi in esso con
una modernità che riesce ad anticipare i secoli. Storie di imitazione, assimilazione, emulazione,
differenziazione da un genio raccontate dalle opere in un susseguirsi di
emozioni che solo i grandi geni sanno donare.
Ilenia Maria Melis
Raffello
Parmigianino Barocci
Musei Capitolini
Tutti i giorni 9.30-19.30
insomma, vale la pena andarci, giusto?
RispondiEliminaSecondo me si =)
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