martedì 28 agosto 2012

Notti d’estate a Castel Sant’Angelo.

Fino al 9 settembre Castel Sant’Angelo apre le sue porte ai visitatori per consentire loro una suggestiva visita serale. Oltre al consueto percorso all’interno del monumento, è possibile, infatti, usufruire di visite guidate gratuite , scoprire spazi solitamente  chiusi al pubblico, quali il Passetto di Borgo, le Prigioni storiche e la Stufetta di Clemente VII, ed assistere a  numerosi concerti di musica classica, lirica, pop e jazz nel Cortile della Balestra.

Edificato  tra il 123 e il 139 d.C. per volere dell’imperatore Adriano come sepolcro per se stesso e per la sua famiglia, nel corso dei secoli l’edificio ha subito numerose trasformazioni divenendo prima un avamposto fortificato, poi un terribile carcere, una dimora ed una prigione rinascimentale ed infine un museo. 
Il fascino del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo risiede proprio in questa  continua scoperta di ambienti diversi: sotterranei, logge, scale e cortili in un intrico che costituisce la storia dell’edificio e che ne testimonia le innumerevoli metamorfosi.






Superato il portone di ingresso, si accede al dromos (la nicchia al suo interno conteneva il colosso di Adriano) e si percorre prima la rampa elicoidale (concepita per essere percorsa dal corteo funebre che doveva accompagnare l'imperatore nel suo ultimo viaggio) e poi quella diametrale che attraversa la Sala delle Urne ritenuto il luogo in cui furono deposte le spoglie dell’imperatore Adriano.
Si giunge, quindi, al Cortile D’Onore detto anche dell’Angelo per la presenza della statua marmorea dell’Arcangelo Gabriele che rifodera la spada scolpita nel 1544 da Raffaello da Montelupo. Questa era collocata sulla sommità del Castello (con lo scopo di ricordare la visione che ebbe Gregorio Magno di un angelo apparso sull’alto della mole e che annunciava la fine della pestilenza che infieriva su Roma) e vi rimase fino al 1752 quando fu sostituita dall’attuale statua in bronzo opera di Peter Anton Verschaffelt.

Statua di San Michele Arcangelo    
Rampa elicoidale




















Nel Cortile del Pozzo troviamo gli accessi alle prigioni  storiche e alla Stufetta di Clemente VII. Scendendo nelle segrete si incontra un ambiente  definito “parlatoio” (non lasciatevi ingannare dal nome, era in realtà il luogo adibito alle torture) cui segue un angusto corridoio sul quale affacciano le celle per entrare nelle quali sarete costretti anche voi, come i prigionieri, all’inchino: è questo il motivo per cui le aperture sono così basse!
Le celle furono usate come prigioni dal Rinascimento sino all’Ottocento e tra i personaggi più famosi che furono qui segregati  possiamo ricordare  lo stesso Papa Alessandro III Farnese, l’umanista Pomponio Leto, Benvenuto Cellini, Giordano Bruno, il conte di Cagliostro.

Le prigioni storiche
Le oliare























Contigui a questi ambienti, troviamo due ampi locali: le oliare che custodiscono, inglobate in muri di cemento novecenteschi,  84 giare in terracotta di epoca medievale. Queste venivano comodamente riempite dall’alto attraverso le aperture presenti sulla volta a cui corrispondono tombini in travertino sul pavimento del cortile.

Stufetta di Clemente VII
Sempre dal cortile del Pozzo, si può accedere alla sala da bagno dei pontefici: la Stufetta di Clemente VII, così chiamata perché fornita di un sofisticato impianto di riscaldamento realizzato ad imitazione delle terme romane. La Stufetta, di ridottissime dimensioni (260 x 150 cm), fu decorata da Giovanni da Udine con stucchi e affreschi raffiguranti, tra motivi a grottesche con putti, delfini, cigni ed elementi vegetali, scene mitologiche allusive al tema dell’acqua.

Vi risparmio la descrizione delle splendide sale  (Paolina, del Perseo e di Amore e Psiche) decorate da Perin del Vaga per non dilungarmi troppo ma vi consiglio assolutamente l’entrata!

Dal Bastione San Marco, si accede al Passetto di Borgo, un lungo e suggestivo camminamento di circa 800 metri che collega il Castello ai Palazzi Vaticani, ricavato al di sopra delle mura leonine. Il camminamento fu realizzato per volere di Niccolò III Orsini alla fine del XIII secolo per garantire la sicurezza del papa durante i trasferimenti dalla residenza vaticana alla fortezza.
Sotto i pontificati di Bonifacio IX Tomacelli (1389-1404) e Alessandro VI Borgia (1492-1503), il Passetto venne rialzato: al di sopra fu realizzato un nuovo camminamento di ronda, merlato, mentre alla quota precedente fu ricavato un passaggio interno al muro.
Il passetto divenne strategico in occasione del Sacco di Roma del 1527, quando  permise al Papa Clemente VII di sfuggire alle violenze dei Lanzichenecchi.


Passetto di Borgo
Passetto di Borgo


Godetevi, infine, il panorama sulla terrazza, uno degli affacci più belli sulla città: le luci delle sere d'estate la rendono ancora più spettacolare!




Di seguito il link in cui trovare tutte le informazioni sugli orari della manifestazione, i biglietti (vi consiglio di prenotare telefonicamente la visita guidata gratuita al fine di evitare attese) e il programma dei concerti: http://www.nottiacastelsantangelo.it/#



venerdì 6 luglio 2012

Dal Tramonto all'Appia 6-7-8 luglio


Il 6, 7 e 8 luglio prende il via  “Dal Tramonto all’Appia” un appuntamento alla sua prima edizione.

La meravigliosa cornice della via Appia sarà resa ancora più suggestiva dalle luci del tramonto, da un’atmosfera meditativa, lontana dai tumulti della vita notturna e, soprattutto, da una serie di eventi culturali che comprendono concerti classici e jazz, visite guidate lungo i percorsi archeologici, mostre, performance, proiezioni, ma anche pause di riflessione.

In particolare, il Complesso Capo di Bove ospita una mostra fotografica “Marmo, Latte e Biancospino” a cura di The Peer Gallery con proiezione del film: “La Ricotta” di Pier Paolo Pasolini, mentre i concerti (Streetmates, SignofSound di Fabiana Yvonne Lugli M., Hathor quartet) trovano la loro location all’interno del Mausoleo di Cecilia Metella e della Chiesa di San Nicola.

Protagonista dell’iniziativa è la Chiesa di San Nicola, per l’occasione riaperta dopo il recente restauro, il quale ha consolidato la struttura muraria della navata unica  e messo in sicurezza il raffinato sistema dei peducci in peperino su cui, un tempo, poggiavano gli archi acuti che sostenevano il tetto.

Per tutti e tre i giorni, per rendere il percorso ancora più gradevole saranno offerte degustazioni gratuite.






L'ingresso è gratuito ai concerti e ai monumenti, dove saranno offerte visite guidate.

Programma: 

- ore 18.00 - Capo di BoveInaugurazione mostra fotografica Marmo, Latte e Biancospino a cura di The Peer Gallery con proiezione del film: "La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini (su cortese concessione della Compass Film Srl)a seguire Degustazione "I sapori del grano" offerta da Quintili eventi srl (Famiglia Fiorucci)

- ore 20.30 - Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)Inaugurazione della chiesa medievale di San Nicola con visita guidata
- a seguire"Memorie di luce della Via Appia sul Mausoleo di Cecilia Metella" (Effetto Luce, Domosolution srl, Novart srl, Rinascimento RE, a cura di: Piero Meogrossi, Il Sogno di Roma e d'Europa)

Le proiezioni saranno ripetute nell'arco delle tre sere
- ore 21.30 - Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)Concerto: StreetmatesEnzo Pietropaoli (contrabbasso)Adriano Viterbini (chitarra)Guest: Alessandro Paternesi (batteria)
- dalle ore 18.30Degustazioni lungo la strada
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Sabato 7 luglio 2012
- ore 18.00 - Mausoleo di Cecilia Metella Visita guidata al Mausoleo di Cecilia Metella e alla Chiesa di San Nicola
- ore 19.00 - Chiesa di San NicolaConcerto: Svetlana Trofanchouk (voce)Ettore Carucci (pianoforte)Musiche di Haendel, Donizetti, Tosti, Ravel, Carucci, Cosema, Ellington, Gershwin
- ore 20.00 - Capo di BoveVisita guidata a Capo di Bove e alle mostre fotografiche con proiezione del film: "La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini
- ore 21.00 - Chiesa di San NicolaVisita guidataPresentazione: "Attraverso il tempo" il Castrum Caetani (ricostruzione di Maria Naccarato, video di Piero Belardi, Time Lapse di Alfredo Corrao e Mauro Benedetti)

- ore 21.30 "Memorie di luce della Via Appia sul Mausoleo di Cecilia Metella"
- ore 21.45 - Chiesa di San NicolaConcerto: SignofSound di Fabiana Yvonne Lugli M. Entropia: electronicsJohn Brandon Arnold: electronic drumsValentina Buffone: dancerClaudia Marcelli & Fabiana Yvonne Lugli M. paint-performers
- dalle ore 18.30Degustazioni lungo la strada
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Domenica 8 luglio 2012

- ore 18.00 - Capo di BoveVisita guidata a Capo di Bove e alle mostre fotografiche, con proiezione del film: "La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini
- ore 19.00 - Capo di BoveLuca Spaghetti (autore del libro: "Un romanzo per Amico") racconto di una straordinaria amicizia nella città eterna
- ore 21.00 - Chiesa di San NicolaVisita Guidata
- ore 21.30 - Mausoleo di Cecilia MetellaPresentazione del film-spot Via (Elegia dell'Appia), realizzato dalla Soprintendenza Archeologica di Roma, regia di Erminio Perocco, con Emanuele Vezzoli, sceneggiatura di Francesco Iorio "Memorie di luce della Via Appia sul Mausoleo di Cecilia Metella"
- ore 21.45 - Mausoleo di Cecilia MetellaConcerto: Hathor quartetDahl ah Lee (violino)Ferruccio Vignanelli Zighella (violino)Valeria Chiappetta (viola)Fabrizia Pandimiglio (violoncello)Joseph Haydn Quartetto op. 3 n° 5Tschaikowsky Quartetto op 11 re M W. A. Mozart Quartetto "Eine kleine Nachtmusik"
dalle ore 18.30Degustazioni lungo la strada




martedì 3 luglio 2012

Palio di Madama Margherita


6 , 7 e 8 luglio – Castel Madama.



Torna anche quest’anno, il secondo fine settimana di luglio, il "Palio Madama Margarita" a Castel Madama: la storica manifestazione rievoca l'ingresso del 1538 di Madama Margarita d'Austria (figlia dell´imperatore Carlo V) nel suo feudo, che da lei ha preso il nome.


Il visitatore viene catapultato indietro di quasi cinque secoli grazie all’attenta ricostruzione della vita rinascimentale nella sua quotidianità facendo ricorso agli abiti d’epoca, agli artigiani che ripropongono mestieri antichi e alla curatissima scenografia che, in modo impeccabile, nasconde tutti gli elementi propri  del mondo moderno come le insegne luminose, i lampioni, i portoni ecc..







Per ottenere un risultato così spettacolare, i comitati dei quattro rioni di Castel Madama (Santa Maria della Vittoria, Empolitano, Borgo e Castelluccio) lavorano per mesi ed in segreto per sorprendere con addobbi e scenari sempre nuovi che vengono allestiti la notte precedente il Palio.



La contesa consiste in tre prove:

-    Addobbo, in cui si ricostruisce il borgo rinascimentale;
- corteo di Palazzo, la rievocazione dell’entrata di Madama Margarita d’Austria impersonata ogni anno da una donna appartenente al borgo vincitore dell’ultimo palio, i singoli cortei dei quattro rioni sfilano al suono di tamburi e chiarine attraversando le vie del paese;
-    contesa a cavallo, in cui i rappresentanti dei rioni gareggiano a cavallo e si sfidano nelle tre prove: la giostra del Saraceno, la giostra delle Bandiere, e la Corsa.

Il rione che supera tutte le prove con il punteggio più alto, vince il palio ed ottiene il titolo di Rione Margarita.

















Il programma della 17ª edizione.

Venerdì 06 Luglio 2012:

dalle ore 20.00 e per tutta la notte montaggio delle strutture realizzate dai rioni per la rappresentazione del proprio addobbo.


Sabato 07 Luglio 2012:

dalle ore 17.00 e fino a tarda notte visita ai Rioni storicamente addobbati con scene di vita, di arti e di mestieri, il tutto in costume del Cinquecento.



Domenica 08 Luglio 2012:

ore 10.00 Corteo e Rievocazione storica con la Riconsegna del Palio; Giuramento di lealtà di Massari e benedizione dei Gonfaloni e del popolo in Piazza del palio.
Ore 17.00 Contesa a Cavallo al Campo del Palio: Giostra del Saraceno; Giostra delle Bandiere e Corsa. Consegna del palio e della Spada di Carlo V al Rione Vincitore; conferimento del titolo e del Trofeo al rione nobile; corteo di ritorno e scioglimento in Piazza del Palio. (Per l’ingresso al Campo del Palio è necessario il possesso di un biglietto della lotteria palio 2012).























Castel Madama dista 39 Km ad Roma, una distanza davvero esigua per immergersi nelle emozioni di un'epoca passata, non trovate?



lunedì 4 giugno 2012

Il Parco Regionale dell’Appia Antica in bici!

E' un'assolata e caldissima domenica di metà maggio, tarda mattinata e le intenzioni sono chiare: attraversare in bici  la via Appia Antica, il Parco della Caffarella e il Parco degli Acquedotti partendo dal Parco di Tor Fiscale.
Qui gli amici del Gazebike ci forniscono, oltre alla bici e a tutte le informazioni necessarie sul percorso che abbiamo scelto di intraprendere, la cartina formato gigante del parco (che chiedo espressamente dato il mio senso dell'orientamento praticamente nullo).
Partiamo così in sella alle nostre bici alla scoperta  del Parco Regionale dell’Appia Antica

Il parco è un’area protetta di interesse regionale, istituito nel novembre 1988 dopo una lunga battaglia civile, e comprende  una superficie di circa 3.400 ettari. Al suo interno conserva intatti scorci di campagna romana a cui si sommano importantissime memorie storico archeologiche.

Attraversiamo il tranquillo parco di Tor Fiscale dominato dalla torre (XII-XIII sec.) alta circa 30 metri edificata sulla linea degli acquedotti romani Claudio (52 d.C.) e Felice (1585 d.C.), e raggiungiamo la via Appia Antica (no..pedalare sull'antico basolato è impossibile! Questo pezzo facciamolo a piedi!) all'altezza della Tomba di Cecilia Metella e della chiesa di San Nicola.

via Appia Antica
La via Appia, aperta dal censore Appio Claudio nel 312 a.C., prolungata nel 268 a.C. fino a Benevento, raggiunse nel 191 a.C. Brindisi, il principale porto per la Grecia e per l’Oriente. Divenne, così, la principale via di comunicazione del mondo mediterraneo e conquistò il titolo di  “Regina Viarum”, la Regina delle strade. La pavimentazione fu realizzata con grandi pietre levigate e perfettamente combacianti, larga circa 4.10 metri,  una misura che consentiva la circolazione nei due sensi.

Utilizzata fino al Medioevo, cadde poi in abbandono e fu riaperta da Pio VI solo a fine Settecento e sistemata ad opera di Luigi Canina.

Dopo l’Unità, furono lanciati i progetti di recupero dell‘Appia Antica da cui nascerà la "passeggiata archeologica" tra il Circo Massimo e le Terme di Caracalla.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Appia Antica corre il rischio di essere sommersa dal cemento sia dalla grande speculazione che dal piccolo abusivismo che diedero il via a una decennale battaglia condotta da associazioni di cittadini che rivendicava la salvaguardia e la tutela della zona. Nonostante il degrado e i cambiamenti avvenuti nel tempo, l’itinerario lungo la via Appia Antica è di massimo interesse in quanto costituisce una delle poche testimonianze superstiti di quello che era, fino ai primi decenni del Novecento, il paesaggio della campagna romana, caratterizzato dalla presenza di innumerevoli resti antichi (installazioni funerarie, monumenti di illustri famiglie,  colombari di confraternite, colombari di confraternite)  e testimonianza di come era strutturata una via romana.

La Tomba di Cecilia Metella,  eretta poco dopo il 50 a.C. per la figlia di Q. Cecilio Metello Cretico e  moglie di Marco Grasso, è costituita da un basamento a pianta quadrata su cui si innalza un’imponente cilindro, ancora rivestito dalle originarie lastre di travertino, coronato da un fregio marmoreo a rilievo con scudi gallici, festoni e  bucran. Probabilmente il cilindro era originariamente sormontato da un tumulo di terra ricoperto da vegetazione e al suo interno accoglieva la cella funeraria.

Gli attuali merli ghibellini del mausoleo si ricollegano alla sopraelevazione eseguita nel 1302 dai Caetani che fecero della tomba il mastio dell’adiacente castello. Del complesso rimangono resti pittoreschi con torri, bifore trilobate, merlature e, sul lato opposto della strada, la chiesetta scoperchiata di S. Nicola, unica superstite delle numerose della zona, che costituisce un raro esempio di architettura gotica (cistercense) romana.


Chiesa di San Nicola


Tomba di Cecilia Metella


Percorriamo la via Appia verso nord-ovest imbattendoci prima nella Villa di Massenzio, poi nelle Catacombe di San Sebastiano e quelle di San Callisto e svoltiamo infine a destra entrando nella Valle della Caffarella. Qui è la natura che ci affascina e ci sorprende con le sue distese di verde e di fiori, paesaggio che ci permette di comprendere i motivi per cui in epoca romana la valle costituiva un luogo privilegiato di culto per le sue caratteristiche naturalistiche.


La residenza imperiale di Massenzio è uno dei più estesi e importanti complessi monumentali dell’Appia Antica.  Appare in primo piano il mausoleo noto come la Tomba di Romolo dal nome del figlio dell’imperatore che vi fu sepolto nel 309 d.C. In secondi piano troviamo il Circo, lungo 250 metri e largo 92, delimitato sul lato di testa da due torri semicilindriche tra le quali erano i dodici box da cui partivano i carri per le corse. Al centro dell’area è la “spina” attorno alla quale i carri giravano e sul lato curvo si trova un arco trionfale. Sulle gradinate potevano trovare posto oltre 10.000 spettatori. Al di là del Circo sorgeva la Villa che era direttamente collegata al palco imperiale del Circo.

Basilica di S. Sebastiano
La Basilica di S. Sebastiano, costruita agli inizi del IV secolo ma rifatta nel XVII, già intitolata ai SS. Pietro e Paolo, dopo il IX secolo fu dedicata al martire sepolto nelle adiacenti catacombe alle quali si accede dalla chiesa. Le catacombe di S.Sebastiano furono le prime ad essere indicate con l’espressione generica derivata del greco Katà Kymbas, che significa “presso le cave” e dalla quale fu tratto il nome usato per designare tutti i cimiteri sotterranei.

Le Catacombe di S. Callisto rappresentarono fin dal III secolo il più importante sepolcreto cristiano di Roma che accolse molte sepolture di papi e di martiri. Le gallerie si sviluppano su quattro piani per un’area di oltre 12.000 metri quadri.


La Valle della Caffarella è compresa tra le Mura Aureliane, la via Latina, la via dell'Almone e la via Appia.
Antico luogo di miti e leggende (si conserva ancora il ninfeo di Egeria che la leggenda romana voleva teatro degli incontri tra Numa Pompilio e la ninfa omonima, consigliera e consorte del re), il suo nome deriva dalla principale tenuta storica che esisteva nella zona. Ma il suo valore naturalistico non è meno importante della sua rilevanza archeologica: nella valle attraversata dall’Almone,  piccolo affluente del Tevere,  fiume sacro ai romani,  e ricca di sorgenti d’acqua, i boschi di leccio e di roverella si alternano ai campi coltivati e ai pascoli mantenendo inalterate le caratteristiche che la rendono ancora oggi testimonianza della suggestiva antica campagna romana.

Ninfeo di Egeria

Concludiamo il percorso all'interno del Parco degli Acquedotti  incantevole distesa di rovine dove gli acquedotti, appunto, sono gli indiscutibili protagonisti dello scenario che scorre velocemente come azionato da un  meccanismo automatico collegato ai nostri pedali.




Il Parco degli Acquedotti  è caratterizzato dalla presenza di ben sette acquedotti romani realizzati in epoche diverse, dal III secolo al Rinascimento: Anio Vetus, Anio Novus, Marcio, Tepula, Julia, Claudio e Felice. Le loro acque, provenienti dall’alta valle dell’Aniene e da sorgenti dei colli Albani, mediante complesse ed ammirevoli opere di ingegneria, arrivavano fino al centro di Roma per essere poi distribuite nella città.
Sovrastano ancora l’area  i resti delle imponenti arcate dell’acquedotto Claudio che, insieme a quelle più basse del Felice, tra i pini secolari ed i ruderi di antiche ville suburbane come quella delle Vignacce, conferiscono all’intera zona un aspetto affascinante.



E’ terminata così la nostra pedalata che, nel corso di tre piacevolissime ore, ci ha permesso di scoprire  la storia, i resti archeologici, le bellezze naturali e paesaggistiche del Parco dell’Appia Antica in un connubio unico.

Per noi gli intenti sono stati sicuramente diversi da quelli dei viaggiatori dei secoli 
 XVIII e XIX che intraprendevano il Grand Tour nella campagna romana alla ricerca del passato classico e di paesaggi bucolici (evadere dal traffico e dalla confusione quotidiani a ritmo di pedalate, goderci la natura ed il sole) ma ci ritroviamo perfettamente nelle parole di Stendhal (1827) ispirate dalle incantevoli e pittoresche vedute:

“…Attraversammo queste campagne deserte, questa solitudine immensa che circonda Roma fino a parecchie leghe di distanza. Il paesaggio è magnifico: non è una pianura piatta, la vegetazione è rigogliosa, e il panorama è qua e là dal rudere d’un acquedotto o di antiche tombe, che imprimono alla campagna romana un carattere di grandezza veramente incomparabile. Le bellezze dell’arte raddoppiano l’effetto delle bellezze naturali, evitando quella sazietà che procura il piacere di ammirare paesaggi”. 


Informazioni utili: ogni domenica sono previste visite guidate GRATUITE presso Villa dei Quintili (ore 10.00), Tomba di Cecilia Metella (ore 12.00) e Terme di Caracalla (ore 15.00). Il biglietto di ingresso (€ 6) è valido per tutti e 3 i siti ed è possibile utilizzarlo nell'arco di una settimana. Il riferimento telefonico di Villa dei Quintili per maggiori informazioni è lo 06712912.

Tutti i punti dove è possibile affittare una bici li trovate qui



giovedì 24 maggio 2012

Mirò! Poesia e Luce (ed anche libertà ed energia!)


Lo spazio espositivo del Chiostro del Bramante  ospita, fino al 23 agosto, oltre 80 lavori dell’artista catalano Joan Miró (Barcellona, 1893 – Palma di Maiorca, 1983) che sono in prevalenza olii ma anche terracotte, bronzi e acquarelli concessi dalla Fundació Pilar i Joan Miró.

Prima di effettuare la visita ho cercato di ricordare le poche opere di Mirò che ho potuto ammirare dal vivo e di trovare un nesso con la poesia e la luce. Il tentativo è stato vano!
La parola “poesia” rimanda la mia mente a concetti quali leggerezza, delicatezza, fluidità e  il termine “luce” a sfumature, all’impressionismo (penso inevitabilmente al magico tocco di Renoir). Quindi, mi domandavo: “quali opere troverò all’interno dell’esposizione capaci di evocare alla mia memoria sensazioni di questo genere?
La risposta è stata: “nessuna”!

Ogni opera colpisce per la creatività, la libertà espressiva, l’energia, l’aggressività che emana e che rappresentano le eccezionali qualità dell’artista alla ricerca di una continua sperimentazione, spinto dal fortissimo desiderio di rinnovamento (nonostante si tratti della produzione relativa all’età matura di Mirò).

E allora, a cosa si riferisce il titolo?
“Poesia e luce” è la definizione che diede lo stesso Mirò alla “sua” Maiorca a cui era fortemente legato in quanto terra d’origine della famiglia materna.

“Mi sento come una pianta. Per questo vivo a Palma. Qui sono le mie radici. […] È la terra, la terra: qualcosa di più forte di me”.

La mostra raccoglie, infatti,  la produzione artistica realizzata in questa terra dal 1908 al 1981 con particolare attenzione agli ultimi trent’anni della vita di Mirò (1956-1983).
La luce, il cielo, la terra e il mare di Maiorca sono per lui fonte di grande ispirazione, qui lavorava nella pace e nel silenzio del suo studio progettato dall’amico Sert e che aveva fortemente desiderato da tempo.
Questo ambiente è in parte ricostruito all’interno del percorso espositivo e sono, inoltre, presenti gli oggetti, i pennelli e gli strumenti originali che usava l’artista.
 
Per rendere lo spazio creativamente favorevole, Mirò lo riempì di cartoline, immagini ritagliate da riviste, sassi, conchiglie, siurrells (fischietti di argilla), oggetti d’arte primitiva.

“Il mio studio è come un orto…io sono il giardiniere”

E’ sempre stato molto affascinato da quelle espressioni artistiche che considerava elementari e pure come l’arte popolare, l’arte preistorica, la pittura romanesca catalana.

“La pittura è in decadenza dall’età delle caverne”

Da qui la ricerca di forme primigenie che rendessero possibile la rivitalizzazione dell’arte.



Il percorso espositivo permette comprendere quali correnti artistiche influenzarono la produzione  di Mirò portandolo ad una revisione fortemente critica del suo lavoro precedente allontanandolo dalla figurazione:

  • il dadaismo,  cui si deve il suo impulso iconoclasta e la preferenza di elementi antiartistici, caratterizzò la fase detta dell’ “assassinio della pittura” in cui Mirò rinnegò le tecniche e i materiali pittorici tradizionali, utilizzò supporti come la carta vetrata, pezzi di legno inchiodati, materiali da riciclo, compensato, masonite (fibre di legno pressato). Nutrì un grande interesse per i materiali che riteneva il punto di partenza, gli suggerivano il modo di dipingere e la tecnica;

“Ciò che più mi interessa è il materiale con cui lavoro. É il materiale a procurarmi lo choc che suggerisce la forma, così come le crepe in un muro suggerirono forme a Leonardo da Vinci”.

















  • l’espressionismo americano, caratterizzato dall’energia e l’immediatezza, che lo condusse all’ampliamento dei supporti, alla ricerca di un linguaggio gestuale, alla pittura sul pavimento (ispirandosi a Pollock):  utilizza come strumenti direttamente le mani, cammina sulle opere, usa spruzzi e gocciolamenti e in alcuni casi impiega la trementina sporca di colore versata direttamente sulla tela dopo aver pulito i pennelli;
































  • la calligrafia dell’arte orientale, influenza dovuta ai suoi due viaggi in Giappone, lo condusse all’essenzialità. Lo scopo era quello di ottenere la massima intensità con il minimo dei mezzi: si riducono le forme ed i colori (utilizza solo il bianco e il nero) e le pennellate sono calligrafiche.


Nelle ultime sale dell’esposizione, trovano posto anche le opere scultoree di Mirò che, sempre nell’ottica della sperimentazione di nuovi materiali, sono formati da collage o si tratta di dipinti-oggetto che univano pittura e scultura nonché oggetti trovati (objets trouvés) combinati in “assemblaggi”.
Un esempio è l’assemblaggio senza titolo del 1972 in cui è incorporato un giornale cileno, El Mercurio del 9 luglio 1971, arrotolato, dipinto e legato.







Concludendo, consiglio a tutti voi la visita, ne uscirete sicuramente un po’ “rinnovati”:  i tratti, le pennellate, le impronte di Mirò trasmettono l’entusiasmo e la passione che dedicò al suo lavoro

“Credo che il lavoro sia la mia vita e la mia natura”

Tratti che, anche se possono apparire astratti, rimandano a un altro mondo, suggeriscono forme e stimolano la fantasia.



Sono quasi convinta che la stella, una delle immagini a lui più care e ricorrenti nelle sue opere, sia in realtà un asterisco che, in quanto tale, ha lo scopo di “rimandarci” al nuovo mondo appena creato dentro di noi!



Informazioni utili:

Orario:

tutti i giorni dalle 10,00 alle 20,00

Sabato e Domenica dalle 10,00 alle 21,00

(la biglietteria chiude un’ora prima)

Biglietti:
Intero € 12,00
Ridotto € 10,00(Valido per gruppi di almeno 15 persone, visitatori oltre i 65 anni, studenti universitari fino ai 26 anni)
Scuole € 5,00
Famiglia € 30,00 (Valido per nuclei familiari di minimo 3 persone)


TUTTI I GIOVEDI’: per gli studenti universitari con tesserino ingresso alla mostra € 5