lunedì 2 dicembre 2013

Robert Capa a Palazzo Braschi in occasione del settantesimo anniversario dello sbarco degli alleati in Italia.


Sabato ho visitato la mostra dedicata a Robert Capa, colui che può essere considerato il padre del fotogiornalismo. Egli visse infatti la maggior parte della sua breve vita nei campi di battaglia, scattando oltre settantamila foto; la passione per il suo lavoro e per la fotografia gli costerà però la vita: nel 1954, durante la Prima guerra d'Indocina, Capa morì posando il piede su una mina anti uomo.
La mostra di Palazzo Braschi, intitolata “Robert Capa in Italia, 1943-1944”, intende testimoniare l’attività del fotoreporter in Italia tra il luglio 1943 e il febbraio 1944, quando  seguì ed immortalò gli avvenimenti bellici nel nostro Paese dallo sbarco degli alleati in Sicilia. 
Nella prima sala, ad accogliere lo spettatore è una fotografia ritraente Capa che sembra voler accompagnarci lungo il percorso espositivo e raccontarci delle atrocità che ogni guerra provoca; dalla Sicilia, passando per Salerno, Napoli, Cassino, fino ad Anzio le immagini in bianco e nero immortalano la distruzione come Donna tra le rovine di Agrigento, la paura, evidente in Bambini fuggono su una strada rocciosa (Sicilia) e Donne fuggono dai combattimenti (Cassino), la morte, raccontata dalle toccanti foto Funerale di venti liceali al Liceo Sannazaro. Madri piangono per i loro figli. (Napoli), nonché dalle parole del diario dello stesso Capa, “Questi bambini avevano rubato armi e proiettili e combattuto i tedeschi.. mi tolsi il berretto e presi la macchina fotografica, puntai l’obiettivo sui volti delle donne distrutte dal dolore che stringevano in mano le foto dei loro figli morti”.
Molte foto sono testimonianza di grande solidarietà e umanità nei momenti più difficili come Un uomo porta in braccio una bambina ferita (Sicilia), Un soldato americano benda il piede di un pastore ferito (Cassino) o Medici assistono un soldato americano (Anzio).
Donna tra le rovine di Agrigento, 17-18 luglio 1943

Un uomo porta in braccio una bambina ferita, 1943

Accanto a queste immagini di terrore Capa immortala anche i momenti in cui si cerca di ritrovare un po’ di normalità e di strappare un sorriso ai più piccoli, a mio parere foto significative in tal senso sono Due autisti donna lavorano a maglia vicino all’ambulanza in una pausa tra i combattimenti (Cassino) e quella in cui un uomo chiacchiera con una bambina tra le macerie (Sicilia).

Capa nei campi di battaglia, armato solo della sua macchina fotografica, raccontò la guerra dei soldati e della gente comune che, vittime della stessa strage, lottarono per ritornare a vivere. 

Anna Carla Angileri.

La mostra resterà aperta fino al 6 gennaio 2014

martedì 26 novembre 2013

Le Gemme dell’Impressionismo in mostra a Roma


“Dipingo le cose come sono. Non aggiungo nessun commento. Io registro.” 
                                                                                      Tolouse Lautrec 
                                                                                


“Non faccio ritratti, dipingo la gente nel loro ambiente , nella loro casa.”
                                                                                              Édouard Vuillard


Giorni fa ho visitato la mostra “Gemme dell’impressionismo” al Museo dell’Ara Pacis di Roma; è un’occasione imperdibile poiché si tratta dell’unica tappa europea del tour che porta per la prima volta fuori dalle sale della National Gallery of Art di Washington le opere che raccontano il movimento impressionista attraverso i suoi più illustri esponenti.   
Cogliendo i fiori_Renoir
In mostra sono esposte  68 opere disposte in sezioni tematiche; ho ammirato incantevoli paesaggi tra cui Cogliendo i fiori di Renoir con la sua intima atmosfera, Paesaggio marino di Seurat caratterizzato dalla tecnica del Pointillism e  Campi di fiori in Olanda di Van Gogh che appare realistico nonostante la tecnica utilizzata sia impressionista, immagini rappresentative della vita modaiola del tempo sono le Ballerine di Degas rappresentate dietro le quinte e Bambina con la sciarpa rossa di Vuillard, mentre tra le nature morte degno di nota è il Panetto di burro di Vollon a cui l’artista riesce a conferire morbida consistenza. 


   Campi di fiori in Olanda_Van Gogh                     Bambina con la sciarpa rossa_ Vuillard

La sezione più interessante, a mio parere è quella dedicata all’autoritratto; Fantin-Latour, Degas, Vuillard e Gauguin ci offrono intense e intime immagini di se stessi.

Paul Gauguin_Autoritratto dedicato a Carrière


L’esposizione, che sarà aperta fino al 23 Febbraio 2014,  è stata realizzata nell’ambito del programma di scambio internazionale che porterà il Galata capitolino in America.

Anna Carla Angileri








martedì 19 novembre 2013

Re-made in Italia, Duchamp riconquista Roma.

Domenica ho visitato alla GNAM, Galleria d’arte moderna di Roma, la mostra dedicata a Marcel Duchamp, colui che rivoluzionò il concetto stesso di arte per aver ideato i Ready made, oggetti fabbricati in serie,“già fatti”, che vengono elevati al rango di opere d’arte perché sono stati scelti dall’artista, prelevati dal loro usuale contesto e inseriti in uno spazio artistico quale può essere un museo o un’esposizione.

Ruota di bicicletta.
La mostra è stata realizzata per festeggiare i 100 anni del primo Ready Made, Ruota di bicicletta e ricordare la prima personale di Duchamp a Roma; infatti nel 1965, Dino Gavina, imprenditore tra i più importanti nel settore dell'arredamento e del design, in occasione dell’apertura del suo nuovo show-room di via Condotti, aveva proposto al padre dell’arte contemporanea di riprodurre li le sue opere, il titolo della mostra “Re-made in Italia” intende quindi alludere sia ai Ready made che al rifacimento in Italia di quelle opere.
Visitando la mostra, oltre agli oggetti “già fatti” tra cui il già citato Rue de bicyclette, il celebre Orinatoio Fountain e Hat Rack  ho ammirato altre opere, molte dedicate all’amato gioco degli scacchi, la Monna Lisa rasata, soggetto più volte ”profanato” da Duchamp  e intitolato L.H.O.O.Q. cioè Elle a chaud au cul che significa "Lei è eccitata” e  Boite en valise, il famoso museo portatile; tale opera, a mio parere, è la più importante della mostra perché da la possibilità, a noi spettatori, di avere una visione complessiva del lavoro di Duchamp, si tratta di una valigia Louis Vuitton contenente una selezione di 70 tra le opere più importanti riprodotte in miniatura, essa è dunque un’autobiografia dell’artista.

          Fountain                  Hat Rack    

Boite en valise.

Sono esposte anche opere di artisti che sono stati ispirati da Duchamp nonché la Joconde, opera dell’amico Man Ray, che ritrae “provocatoriamente” Leonardo intento a fumare.
A chiudere il percorso espositivo è una foto di Baruchello che ritrae Duchamp davanti al Grande vetro o  “La Sposa messa a nudo dai suoi Scapoli, anche”, opera dai significati complessi e di non facile descrizione e  una sezione video con l’ipnotico Anemic Cinema.
La mostra sarà aperta fino al 9 febbraio 2014.


Anna Carla Angileri


Orario: da martedì a domenica ore 10.30 - 19.30

Biglietti
intero € 10,00
ridotto € 8,00 



venerdì 15 novembre 2013

Tanti auguri National Geographic! "La grande avventura" in mostra per festeggiare i suoi primi 125 anni

Roma festeggia i 125 anni del National Geographic, e contestualmente anche i 15 anni del National Geographic Italia, con  una spettacolare mostra al Palazzo delle Esposizioni; era infatti il 1888 quando un gruppo di 33 uomini, riuniti al Cosmos Club di Washington, fondò la National Geographic Society con l’obiettivo di  diffondere la conoscenza geografica.

In mostra si potranno ammirare 125 foto, ciascuna per ogni anno di storia del NG, per ripercorrere le tappe salienti di un lungo viaggio, tra avventure, passioni per civiltà e luoghi lontani, amore e rispetto per qualsiasi forma di vita.
Lo spettatore visitando le sale del Palazzo delle Esposizioni avrà la sensazione di essere il protagonista di quei viaggi che lo condurranno sulla cima dell’Everest, sui fondali dell’Oceano Pacifico, tra le raffinate atmosfere del Giappone immortalate da una foto del 1900 colorata a mano.

Ci sembrerà di essere di fronte ad una giovane donna filippina dallo sguardo intenso, che tiene il figlioletto addormentato in una fascia legata alla schiena, di sentire il ritmo della danza dei bastoni di un’isolana della Micronesia agghindata con fiori di ibisco o di passeggiare tra i colorati bazar di Gerusalemme.
D’un tratto ci troviamo dentro una tenda insieme ad una famiglia lappone che prepara il pranzo o ancora siamo impressionati da un mahout che, reggendosi ad una corta zanna, lava i denti del suo elefante.

Le immagini più toccanti sono quelle in cui uno scimpanzé neonato accarezza la mano della primatologa Goodal 


o quella che immortala un dolce sguardo di Dian Fossey tra i gorilla; la donna infatti non andava molto d’accordo con le persone ma, come recita il suo epitaffio, “nessuno amava i gorilla più di lei”.

Siamo affascinati dalle immagine dei pesci pipistrello, dai colibrì tra fiori variopinti, dal babbuino del Parco Nazionale del Semien che mostra i suoi canini pronunciati, dal macaco del Giappone che pulisce la sua compagna e dai cavalli selvaggi che in Spagna combattono per la supremazia.

Il percorso della mostra si conclude con gli “Scatti Epici”; le foto più rappresentative di questa sezione sono, quella che ritrae i bambini della tribù Luvale, in Zambia, intenti a salutare l’alba con canti e percussioni, quella dei pescatori dello Sri Lanca che, aggraziati come aironi, pescano appollaiati su pali di legno, la tenera immagine di un piccolo orango che, dentro un bacile, spaventato dalla schiuma che gli sfiora le zampette, si aggrappa ad un bimbo, e l’immagine di un neonato che, in Mali, dorme tra la madre e il fratellino, coperto solo da un velo di sabbia. Infine  restiamo incantati di fronte all’immagine di un mistico sufi che, con una mano rivolta verso il cielo, l’altra verso la terra, ruota al ritmo di inni sacri, nella scuola dei dervisci.
Voltandosi, prima di uscire dall’ultima sala del Palazzo delle Esposizioni, lo spettatore non potrà rimanere indifferente al ritratto della ragazza afgana il cui sguardo “ha lasciato basito un mondo occidentale disattento”.




Anna Carla Angileri


(articolo tratto da http://bit.ly/1bsLLXd)



La mostra resterà aperta fino al 2 marzo.

Orario:
Martedì, mercoledì, giovedì: 10.00 - 20.00
Venerdì, sabato: 10.00 - 22.30
Domenica: 10.00 - 20.00
L'ingresso è consentito fino a un'ora prima dell'orario di chiusura
Lunedì: chiuso 

Biglietti: 
intero € 7,50
ridotto € 6,00



mercoledì 13 novembre 2013

Terminato il restauro del Tritone di Bernini.

Si è concluso in questi giorni il restauro della fontana del Tritone in piazza Barberini iniziato a dicembre 2012.
Il risultato è davvero “abbagliante”, l’opera del Bernini ha trovato nuova vita…e con nuova potremmo intendere “mai avuta” in quanto mi sembra davvero eccessivamente bianca. 

Forse a disorientarmi è proprio il contrasto tra il “prima” e il “dopo” intervento e forse in origine era davvero così (in fondo il travertino è bianco..mi sono detta). 









Di certo il restauro era realmente necessario ed il fatto che sia stato sovvenzionato dagli spazi pubblicitari, a  mio avviso, è davvero positivo.
Quello sulla fontana del Tritone, infatti, è stato il primo intervento incluso nel progetto di «concessione di spazi pubblicitari sulle Fontane monumentali di Roma»: il suo costo, pari a 240mila euro, è stato coperto dai proventi degli spazi pubblicitari esposti sulle recinzioni  del cantiere.

Nonostante fosse già stata restaurata nel 1998, il nuovo intervento si è reso necessario a causa delle pessime condizioni in cui versava, ricoperta da patine biologiche ed incrostazioni dovute prevalentemente all’inquinamento e al deposito di polveri.

Ora attendiamo gli altri restauri che verranno sovvenzionati allo stesso modo:  la fontana di piazza per la «Barcaccia» di piazza di Spagna, la fontana dei Leoni di piazza del Popolo e la Fontana di Trevi. 


Ringrazio il mio inviato, Massimo Michelini, per avermi fornito le foto dell'opera restaurata scattate proprio questa mattina :)


lunedì 4 novembre 2013

Chiesa degli Artisti: terminata la prima fase dei lavori di restauro.

E' stata portata a termine, dopo solo tre mesi  dall'avvio dei lavori di restauro, la prima fase dell'intervento relativo alla cupola interna della Chiesa degli Artisti (Basilica di Santa Maria in Montesanto) opera del Bernini.
Il restauro è stato promosso con il progetto  "Orti per l'Arte" da Bonduelle Italia e Fondaco mentre il lavoro è stato eseguito dalla  società romana "Pantone Restauri" 
Dopo il restauro                  Prima del restauro

Dopo il restauro                                                                    Prima del restauro


Le fasi del restauro sono state:
- la bonifica della superficie della cupola e  del tamburo da piante infestanti e muffe
-  la pulitura dettagliata di intonaci e stucchi,
-  la messa in sicurezza di elementi pericolanti,
- il riempimento delle fessure e delle crepe con malta idraulica,
- la ricostruzione delle cromie della volta, del tamburo e del gruppo scultoreo con velature a calce pigmentata.
Il risultato è evidente: la cupola, dalla sua altezza di ben 35 metri, è tornata al suo antico splendore.

Ringraziamo l'insalata! :)

mercoledì 30 ottobre 2013

Icons&Idols - Mostra multimediale di Marta Czok e Jacek Ludwig Scarso

Inaugura domani, 31 ottobre la mostra "Icons&Idols" presso La Pelanda - MACRO Testaccio, mostra multimediale nata dalla collaborazione tra Marta Czok e Jacek Ludwig Scarso.

Ieri siamo stati invitati ad una visita in anteprima durante la quale abbiamo assistito in diretta all'allestimento della mostra con gli artisti a farci da guida. Un'esperienza davvero interessante!




Lo spazio della Pelanda sarà trasformato richiamando l'interno di una cattedrale per far intraprendere al visitatore un percorso che vuole mettere a confronto sacro e profano in maniera ironica e con umorismo criticando gli idoli della società moderna (e corrotta): le figure ecclesiastiche, i politici, gli economisti, le celebrità divinizzate e gli stessi artisti.
Tutto questo viene affrontato attraverso la fusione di diversi linguaggi artistici: i quadri di Marta Czok, infatti, saranno accompagnati da installazioni di video e suoni create da Jacek Ludwig Scarso.

Ed ora eccovi un'anticipazione due opere:

Tempation

sì,quella tra le mani bramose dei vescovi è proprio un'invitante torta al cioccolato..

The Guardians
The Guardians, un riferimento ironico ai cherubini di Raffaello (video-installazione per la quale Scarso ci ha raccontato di aver scelto una base musicale utilizzata dalle dattilografe negli anni '60 per imparare a scrivere a macchina velocemente).

Un'esposizione ironica e provocatoria ma che nello stesso porterà il visitatore a riflettere su temi importanti della vita.

La mostra sarà inaugurata giovedì 31 ottobre alle ore 18.00 e resterà aperta al pubblico fino al 30 novembre. L'ingresso è libero, non ve la perdete!

Qui l'evento su  facebook.

lunedì 28 ottobre 2013

L'Ateneo di Adriano riaffiorato dagli scavi di Piazza Venezia

Domenica, nel tardo pomeriggio, sono capitata a Piazza Venezia ed ho "riscoperto" gli scavi che si trovano in piazza Madonna di Loreto di fronte all’Altare della Patria. Dico riscoperto perchè mi ero completamente dimenticata fossero lì!  Gli scavi iniziarono nel 2007, proseguirono poi per i lavori intrapresi per la realizzazione della metro C ed ora ovviamente non è possibile conoscerne lo stato nonostante si tratti di un'area archeologica di rilevante importanza storica. Parliamo, infatti,  dell' Ateneo di Adriano, costruito per ospitare poeti, filosofi, letterati e scienziati e risalente al 123 d.C., datazione resa possibile grazie ai laterizi bollati ritrovati all'interno.






La struttura, composta da tre aule rettangolari, era un edificio a due piani in cui autori e retori leggevano pubblicamente recitationes o lezioni di retorica.



Ovviamente, nel corso dei secoli, l'edificio ha subìto diverse modifiche ed è stato adattato a nuovi utilizzi: dopo la spoliazione dei marmi, iniziata intorno al VI secolo, divenne probabilmente sede della  Zecca bizantina di Roma (ipotesi avallata da  tracce di fornaci e lingotti di bronzo), successivamente una necropoli e nel tardo Rinascimento l'ospedale dei Fornari, confraternita devota alla Madonna di Loreto.

In un articolo del Messaggero.it di Dicembre 2012 l’archeologa Rossella Rea, direttrice del Colosseo, auspicava, dopo il restauro del complesso,  la sua valorizzazione e la fruizione pubblica....ma avverrà mai?
L'ultimo articolo trovato in rete che ne parla è de "La Stampa" e risale ad aprile 2014 quando si de denunciava l'annullamento del bando di concorso per una corpertura del sito al fine di renderlo visibile dall'esterno. I motivi? Sconosciuti ovviamente!



Ecco come si presenta il complesso allo stato attuale: