giovedì 18 dicembre 2014

Il Tevere come non si è mai visto: Museo virtuale della valle del Tevere.

All’interno della suggestiva cornice del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia è stato presentato un interessante progetto, realizzato dal CNR ITABC grazie ad un finanziamento Arcus, in grado di rivoluzionare la fruizione all’interno delle esposizioni museali. Si tratta di un’istallazione virtuale che permette di esplorare a 360°, tramite l’ausilio del corpo, il paesaggio culturale della media Valle del Tevere nell’area nord di Roma, in particolare nel tratto compreso tra il Monte Soratte e Fidene, Sacrofano e Palombara Sabina.
Il Museo Virtuale della valle del Tevere è un progetto interdisciplinare volto a presentare un differente approccio nella comunicazione delle nozioni storiche in grado di stimolare sensazioni emozionali tramite una narrazione evocativa capace di incuriosire il visitatore.

L’applicazione si presenta con tre monitor ed un sensore che non richiede di indossare marcatori di movimento; il visitatore dovrà posizionarsi su alcuni punti evidenziati a terra per iniziare il suo suggestivo viaggio nel passato. La visualizzazione è talvolta unica sui tre schermi, altre volte accosta il sito archeologico attuale alla sua ricostruzione antica. L'utente interagisce nel menù ed all'interno delle varie scene attraverso i movimenti del proprio corpo, migrando da un avatar all'altro.
Si susseguono quattro scenari caratterizzanti la valle del Tevere di forte valenza narrativa, alcuni letterari ed evocativi, altri archeologici e storici:
1.   Volo sul territorio: il fruitore si muove come un uccello nel paesaggio della valle del Tevere tra VIII e VII sec. a.C. ed ha la possibilità di attivare approfondimenti video di natura storico-geologica;


2.  Nuoto nella corrente del Tevere: l’utente è immerso tra i sedimenti della memoria; la corrente trasporta immagini, poesie e citazioni letterarie narrate da una moltitudine di voci;
3.   Villa dei Volusii, visitata nelle sue stanze e nei suoi mosaici durante l’organizzazione di una festa grazie al liberto Mena, che narra la sua struggente storia di schiavo affrancato;


4.     Lucus Feronie, ricostruita nelle fasi tiberiana e traianea: si incontrano personaggi e divinità dell’epoca come la dea italica Feronia che riporta l’oblio in cui è caduta in epoca romana mentre in età arcaica il suo santuario era un punto di attrazione per i popoli del centro Italia.

Il visitatore ha l’impressione di entrare in un portale magico capace di riportarlo indietro nel tempo; tutto ciò è reso possibile da una regia di contaminazione dei linguaggi (cinema, video games, archeologia, geologia…) che amplificano le facoltà cognitive e l’apprendimento.
A livello locale il modello è stata riutilizzato in altre istallazioni come il bunker Soratte (4 km di gallerie degli anni ’30) ed il sito di Lucus Feroniae.

Link a video demo:



Ilenia Maria Melis



E' possibile accedere all'istallazione negli orari di apertura del Museo di Villa Giulia.
Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 4,00
Info al sito ufficiale

lunedì 15 dicembre 2014

Scoprire Il MAAM, il museo dell’altro e dell’altrove di Metropoliz


A Tor Sapienza si è risvegliato uno dei grandi giganti industriali che ha alimentato a lungo il quartiere e l’intera città: l’ex stabilimento Fiorucci. Abbandonato per circa vent’anni,  il salumificio dismesso è stato sottratto alla speculazione edilizia nel 2009, quando un gruppo di precari e migranti ha deciso, insieme ai BPM, blocchi precari metropolitani,  di occuparlo. La vera svolta, però, si è verificata solo due anni più tardi, nel 2011, quando gli attuali occupanti, un gruppo di 200 persone di etnie diverse (italiani, rom, sudamericani e africani), si sono stanziati all’interno dell’ ex stabilimento con il progetto artistico/cinematografico Space Metropoliz (non perdetevi  la sua storia su youtube!). 


Ideato da Giorgio de Finis e Fabrizio Boni, Space Metropoliz aveva come scopo quello di giocare il gioco dell’arte e della fantascienza, unendo gli occupanti e gli artisti che avevano deciso di prendervi parte in vista di un unico obiettivo: raggiungere la luna. Con il telescopio per viaggiatori erranti di Gian Maria Tosatti, i razzi di Diavù, la tuta per missioni extraveicolari di Daniel o in qualunque altro modo possibile. Perché la luna rappresenta l’ultimo (forse) mondo dove sia possibile cercare la libertà, dove non si conosca la proprietà privata né l’uso delle armi. Il nostro satellite, quindi, come simbolo per eccellenza dell’utopia, fondamentale - come dice il filosofo Carmelo Colangelo – per affrancarsi da ciò che è stato pensato o fatto finora e per ripensare un’umanità in cui il tema etnico non sia più quel luogo abrasivo, di conflitto e di pregiudizi ma uno spazio di costruzione assai più pragmatico e concreto di quanto siamo abituati a pensare, magari sulla base del pensiero illuminista. 
E’ in questo contesto che si colloca la nascita di un’idea, prima che di un meraviglioso spazio espositivo come il MAAM, davvero innovativa: coinvolgere i più grandi esponenti del panorama artistico internazionale nella riqualificazione di un ex salumificio, uno spazio che nessuno avrebbe mai pensato potesse essere destinato a ospitare più di 200 opere d’arte, soprattutto considerando  la sua collocazione all’interno della città. Io ho avuto la possibilità di accedere al MAAM grazie a un’iniziativa promossa dal FAI giovani Roma e consiglierei vivamente a chiunque di andarlo a visitare. Girovagando per il dedalo di corridoi del museo è possibile ammirare i murales di Alice, la torre di Babele (“Reset”) di Mauro Magni, il ritratto interamente a penna di Mauro Maugliani, l’astrattismo povero italiano di Gianni Asdrubali e la barca-strumento di Sara Bernabucci, realmente utilizzata nel corso di alcuni concerti senegalesi.

Evadere dalla realtà immergendosi nella stanza dei balocchi di Danilo Bucchi per poi asciugarsi col calore trasmesso dalle fiamme di Mauro Magni e della Collettiva Geologika risulta un gioco da ragazzi, così come entrare a contatto con un insolito Minotauro, quello di Paolo Buggiani, che, stufo di sorvegliare il labirinto umano della ludoteca, si è arreso al piacere della lettura. Basta girare l’angolo, poi, per ritrovarsi a Berlino, immersi nei graffiti che fanno da cornice alle fitte trame di un opera di protesta per le condizioni in cui versano i detenuti all’interno del carcere di Guantanamo, oppure, volgendo lo sguardo di qualche grado in più, in una palestra in cui pugili ballerini dal guanto di ferro si allenano al ritmo della disco. E se, dopo aver visto il lavatoio spirituale di Vincenzo Pennacchi, le ecografie trasformate in farfalle di Rita Mandolini, la stanza dei lunatici su cui vigilano Wonder woman e Hulk, non foste ancora sazi, recatevi nella sala “cucina” per soddisfare i vostri occhi e il vostro palato. Ad attendervi ci saranno i canestri da pallacanestro illuminati, i murales di Lucamaleonte, i setacci dipinti di Guendalina Salini e le leccornie che i metropoliziani non esiteranno a condividere con voi. Il MAAM è un luogo unico, non ve lo perdete.  

 Francesca Maria Grimaldi

 

martedì 25 novembre 2014

Il Principe dei Sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino

Sala degli Specchi- Palazzo del Quirinale
Il 25 Novembre sono stata ad una conferenza al Palazzo del Quirinale. Si è tenuta in una Sala detta degli Specchi: una meraviglia! Specchi che si specchiano negli specchi e sembrano echeggiare quasi all'infinito i lampadari e i rivestimenti parietali in oro e bianco porcellana. Stupenda!
Ovviamente il motivo della mia visita non è stata la Sala, ma una conferenza su una importante mostra che si terrà a partire dal 2015 prima a Roma, poi a Milano ed infine a Firenze.

Importante perché per volere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Sindaco di Firenze Dario Nardella e in occasione di Milano Expo 2015, la mostra riunirà – dopo 150 anni - i venti arazzi che Cosimo I de Medici ha fatto realizzare tra il 1545 e il 1553 per il suo Palazzo Vecchio e che i Savoia hanno diviso nel 1882 tra Firenze e il Palazzo del Quirinale.
Essi narrano le Storie di Giuseppe, il patriarca ebreo, su circa 400 mq complessivi di tessuti di lana seta argento e oro filato realizzati da maestranze delle Fiandre su disegni e cartoni di Jacopo Pontormo, Agnolo Bronzino e Francesco Salviati.
La coppa di Giuseppe ritrovata. Bronzino. 1550-53
Vendita di Giuseppe. Bronzino. 1549














Se al momento è stato possibile ammirare soltanto alcuni esemplari provvisoriamente esposti nella Sala del Bronzino, nel 2015 gli arazzi nuovamente riuniti saranno presentati al pubblico a Roma nella Sala dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale, poi a Milano nella maestosa Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale dove rappresenteranno l’eccellenza italiana nell’arte in occasione dell’Expo 2015; infine, approderanno nella “città natale” dove saranno esposti nella Sala dé Dugento di Palazzo Vecchio, che è la loro sede originaria !

lunedì 24 novembre 2014

"Wildlife Photographer of the Year", la mostra delle migliori foto naturalistiche del mondo.

Il Museo Civico di Zoologia ospita sino al 6 gennaio 2015 la mostra fotografica Wildlife Photographer of the Year, una carrellata di 100 immagini, suddivise in 18 categorie, capaci di rendere possibile agli occhi del visitatore un viaggio straordinario a contatto con la natura ed i suoi abitanti. Scatti sorprendenti, risultato del concorso indetto dal Natural History Museum di Londra in collaborazione con il BBC Wildlife Magazine a cui hanno partecipato ben 43mila concorrenti provenienti da 96 paesi.

Daniel Beltrá (Spain/USA)-Discarded

La rassegna fotografica si apre con alcuni scatti della foresta pluviale che lotta con una imminente morte; presagi di devastazione che si avvereranno in seguito al completamento della costruzione della Diga del Monte Beto sul fiume Xingu con distruzione della biodiversità e conseguente spostamento di 40.000 indigeni. Immagini simbolo della catastrofe che attua l’uomo in virtù di falsi ideali; alberi morti e completamente sradicati che giacciono in un letto di acqua e fango, prodotto di leggi che ancora una volta vengono calpestate.

Toshiji Fukuda (Japan)-Tiger untrapped
In un susseguirsi di emozioni tra il surreale ed il fantastico incontriamo una tigre solitaria dell’Amur che si palesa solitaria, quasi come una divina apparizione, tra le nevi; tartarughe e cuccioli di leone che sembrano scrutarci senza paura con occhi vividi e curiosi; un macaco, involontario spettatore del gioco sinuoso del vento invernale con il vapore di una sorgente termale; un gufo sonnecchiante su un ramo ricoperto di brina le cui soffici piume sono illuminate dalle prime luci della sera; elefanti che si radunano per bere alle prime luci dell’alba.



Jasper Doest (The Netherlands)- Snow moment
Hannes Lochner (South Africa)
-Curiosity and the cat














Curiosa dimostrazione di come la natura si riappropri sempre di ciò che l’uomo cerca di levarle è la carcassa di una vecchia auto arrugginita che rinasce a nuova vita grazie ad una famigliola di tordi bottacci che l’hanno scelta a loro umile dimora.

Pål Hermansen (Norway)-Life after rust

Immagini che oltre, a sorprenderci per il loro fascino ed i sentimenti contrastanti che suscitano negli occhi di chi guarda, devono portarci a riflettere sulle conseguenze che le nostre azioni possono avere sulla biodiversità e sulla bellezza di ciò che rischiamo di perdere per sempre.

Ilenia Maria Melis

ORARI:
Martedì-Domenica ore 9.00-19.00. 24 e 31 dicembre 9.00-14.00. Chiuso lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio. 

BIGLIETTI:
€ 8,50 intero non residenti/€ 7,50 intero residenti - € 7,00 ridotto non residenti/€ 6,00 ridotto residenti.
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito  per tutti i cittadini residenti a Roma.




domenica 16 novembre 2014

American Chronicles: l’arte di Norman Rockwell in mostra a Palazzo Sciarra

E’ stata inaugurata da qualche giorno a Palazzo Sciarra la mostra American Chronicles: The Art of Norman Rockwell.
La rassegna ci permette di immergerci nel mondo di Rockwell, l’artista newyorkese che, con le sue opere, raccontò la storia americana del ‘900; la vita quotidiana in campagna o nelle province, il progresso, le grandi conquiste, ma anche temi e problemi sociali.
Tra le opere esposte in mostra lo spettatore sarà sicuramente colpito da Family Tree.
Family Tree
Nell’albero genealogico, culminante con un bambino dallo sguardo furbetto, si trovano pistoleri, indiani d’America, puritani e uomini comuni, e, alle radici, una nobile principessa spagnola e un oscuro pirata; con quest’opera l’artista sembra voler affermare che le origini della nazione sono, al tempo stesso, nobili e popolari.
Copertina del Saturday Evening Post
Copertina del Saturday Evening Post
In un lungo corridoio sono esposte le 323 copertine del magazine Saturday Evening Post, che testimoniano la lunga collaborazione di Rockwell con la rivista. Si tratta di immagini accattivanti i cui protagonisti sono personaggi della vita quotidiana che svolgono azioni comuni in cui tutti i lettori potevano riconoscersi. Tra questi ci sono amanti che si baciano teneramente, ragazzini che giocano e individui che trascorrono un'sistenza felice.


Art Critic
Protagonista indiscussa della mostra è però la celebre opera Art Critic.
In un museo, uno studente d’arte si intrattiene a guardare il ritratto di una donna chinandosi in avanti con una lente di ingrandimento, di fronte a tale atteggiamento la donna ritratta prende vita e assume un’espressione indispettita, alle spalle del ragazzo si trova un triplice ritratto, anche il gruppo maschile di questo secondo dipinto sembra  prender vita, disapprovando, con espressioni eloquenti, il comportamento del giovane.Qui l’artista, con il gioco del quadro nel quadro, sembra chiedere a noi spettatori chi sia il critico d’arte menzionato nel titolo, se la donna, il giovane o il gruppo maschile alle sue spalle.
All’origine del realismo narrativo di Rockwell vi è l’amore per l’arte e la sua storia, egli guarda ai grandi del passato tra cui Durer; proprio l'autoritratto di Durer, insieme a quelli di Rebrant, Picasso e Van Gogh sono attaccati nel cavalletto del suo Triplo autoritratto.
Triplo Autoritratto
Qui l’artista si rappresenta in carne ed ossa nell’atto di ritrarsi, sulla tela, e sullo specchio,  nel riflesso sullo specchio Rockwell appare più anziano poiché intende qui rappresentare il suo aspetto reale e l’essenza del suo animo.


A casa per Natale







Ragazza con bottegaio
Copertina del Saturday Evening Post





E' papà con una Plymouth nuova

Accanto ad immagini che rappresentano un mondo ideale, quasi magico, dominato dall'allegria, da famiglie  e bimbi felici e spensierati si trova un’opera dai toni più seri dal titolo Il problema con cui noi tutti conviviamo.

Si tratta del dipinto che chiude la mostra, l’artista sembra volerci salutare offrendoci una riflessione sul tema del razzismo; una bimba afroamericana dall’espressione innocente e coraggiosa, marcia verso la scuola scortata dagli sceriffi federali che la difendono dalla folla dei bianchi che noi non vediamo ma di cui percepiamo la presenza data la frase razzista e il pomodoro appena lanciato contro il muro.
Rockwell si è ispirato alla vera storia di Ruby Bridges, la prima bambina afroamericana che frequentò una scuola riservata a studenti bianchi e che si trovò a seguire le lezioni da sola poiché gli altri genitori per protesta lasciarono a casa i propri figli.

Ad accompagnare lo spettatore lungo il percorso della mostra con un’audio guida sarà la voce di un conoscitore d’eccellenza dell’opera di Rockwell, quella del figlio dell’artista.

Anna Carla Angileri


La mostra sarà aperta fino all'8.2.15 presso la Fondazione Roma Museo - Palazzo Sciarra, tutte le informazioni qui.


martedì 11 novembre 2014

Body Worlds. Il ciclo della vita

Se vi proponessi, una domenica pomeriggio, di accompagnarmi nella visita di una mostra dedicata all’anatomia del corpo umano declinereste l’invito perché poco allettante?
E fareste male perché “Body Worlds, Il ciclo della vita” non è affatto una di quelle esposizioni didattiche  che finiscono per annoiarti  dopo 5 minuti trascorsi al suo interno, piuttosto, è un percorso volto alla scoperta del nostro corpo, di tutte le sue funzioni, le sue potenzialità e le nostre “accortezze” per mantenerlo sano.

Prima di accedere al vero e proprio percorso espositivo viene introdotto il processo della plastinazione brevettato da Gunther von Hagens  che consente la conservazione di tessuti ed organi perchè sì, tutti i preparati anatomici presenti sono veri, appartenuti ad esseri viventi che hanno deciso di donare il loro corpo dopo la loro morte.

Non c’è da impressionarsi, però, perché è proprio questo che rende la mostra così affascinante! I corpi non sono manichini statici ma assumono pose dinamiche: ci sono ballerini, un giocatore di basket, uno sciatore, ecc.. e questo permette, anche a chi non si è mai cimentato in studi di medicina  o anatomia, di  comprendere  la struttura del corpo, il funzionamento degli apparati o la sinergia di muscoli, oltre a conferire all’esposizione anche una certa spettacolarità.


















Embrione alla 7a settimana.

Il percorso ha inizio, e non poteva essere altrimenti, con lo sviluppo dell’embrione mostrato nei diversi stadi di accrescimento per poi proseguire con tutti gli apparati del nostro corpo: le ossa, i muscoli, il sistema nervoso, gli organi. Tutto è corredato da pannelli illustrativi e precise, semplici didascalie che rendono l’esposizione davvero fruibile a tutti. 








Molto interessante  il confronto tra organi sani e quelli affetti da patologie oppure la possibilità di capire come avviene un particolare intervento chirurgico ed ancora la descrizione di un ictus o un infarto. Ovviamente l'attenzione di ogni visitatore sarà focalizzata sui temi che sente più vicino in relazione all'esperienza personale come le patologie o gli interventi che hanno riguardato parenti o amici.

Cuore sottoposto a sostituzione delle valvole.

Viene posta, infine, una particolare attenzione al tema della salute, della corretta alimentazione, dell’importanza di mantenere uno stile di vita sano. Le tematiche sono prettamente scientifiche, ovviamente, ma non manca un’attenzione verso spunti riflessivi più intimi suggeriti dalle citazioni di artisti e scrittori, come non mancano piccole curiosità (sapevate che Monet e Degas erano affetti da patologie della vista?).

Per quanto mi riguarda, mi sono sorpresa a tastare (involontariamente) il mio addome mentre osservavo, per la prima volta “da vicino”, quale strana forma abbia il pancreas. Sono sicuramente uscita con una maggiore consapevolezza del mio corpo, pensando a cosa sia possibile migliorare nel mio stile di vita per mantenerlo sano.




E poi un pensiero è andato anche al “ballerino” … chissà chi era nella vita e cosa faceva, magari un passo di danza non l’ha mai fatto ed ora è lì in equilibrio sulle punte. 


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La mostra è aperta fino al 12 aprile 2015, biglietto di ingresso pari a 16 euro (controlla se hai diritto a sconti qui). 
Lo spazio eventi SET di via Tirso si trova in zona Salaria, a questo link tutte le indicazioni per raggiungerlo, c'è anche un servizio navetta da Termini.
Per tutte le altre informazioni consulta il sito ufficiale della mostra.

ps: per tutti coloro che hanno già visitato l'esposizione a Roma due anni fa non aspettatevi grandi novità nel percorso espositivo che resta più o meno invariato.



martedì 4 novembre 2014

Berengo ed Erwitt: i due maestri della camera oscura in mostra all'Auditorium Parco della Musica

L’Auditorium Parco della Musica celebra l’amicizia “ai sali d’argento” che unì i fotografi Gianni Gardin Berengo ed Elliott Erwitt.
Berengo: Toscana,  1965
La mostra intende mettere a confronto l'opera dei due grandi artisti che, attraverso gli obiettivi, immortalarono il loro tempo; i loro scatti rappresentano momenti di vita quotidiana nelle strade, incontri casuali, gesti spontanei, paesaggi urbani o di campagna, uomini illustri e anonimi passanti.
Tra gli scatti più celebri di Berengo lo spettatore potrà ammirare in mostra gli splendidi paesaggi delle colline toscane, con i loro ordinati sentieri, dove il silenzio della natura è “disturbato” solo dalla presenza di una coppia che passeggia, le immagini “rubate” al lido di Venezia che ritraggono un gruppo spensierato di amici e poi ancora Gran Bretagna, 1977, opera che  Berengo definisce il suo logo; tale fotografia rappresenta, sullo sfondo di un paesaggio marino, una coppia che si protegge dal freddo invernale all’interno di una vettura, nel ’93 il fotografo, citando se stesso, ancora una volta sullo sfondo di un paesaggio marino, immortala due giovani, all’interno di una cabriolet. 

Berengo: Gran Bretagna, 1977
Berengo: Normandia, 1993









L'artista sembra invece  citare Vermeer in L’Aquila, 1990 dove, sullo sfondo della stanza di un convento, si trova uno specchio che riflette il pavimento a scacchi.
Lo spettatore si scopre voyeur guardando la foto che ritrae due amanti che si baciano sotto il portico di Piazza San Marco a Venezia.

Berengo: Venezia, 1959
Erwitt: New York, 1955
Infine Berengo pone la sua attenzione verso il mondo degli zingari con le intense immagini realizzati nel Campo nomadi di Firenze.
Tra gli scatti più rappresentativi di Erwitt, invecesi possono ammirare quelli dedicati a New York, ai suoi grattaceli e al Metropolitan o i ritratti dei personaggi illustri del suo tempo tra cui quelli di Che Guevara, Grace Kelly e Jacqueline Kennedy al funerale del marito; straziante è poi l'immagine di Julia, la madre del collega Robert Capa, che abbraccia la tomba del figlio.
Lo spettatore si sentirà quasi un intruso trovandosi di fronte ad immagini caratterizzate da atmosfere più intime come quella che ritrae il suo primo figlio, la sua prima moglie e il suo primo gatto o quella in cui immortala, quasi di nascosto, due amici che ballano nella cucina della loro casa di Valencia.

Erwitt: Valencia, 1952

Erwitt: New York, 1953

















Atmosfere buffe e ilari si trovano invece in Bkersfield 1983, foto scattata in una colonia nudista dove, durante una gara per eleggere Mister California, uno dei partecipanti cerca di influenzare la giuria composta da due simpatiche vecchiette divertite e imbarazzate. A suscitare il sorriso dello spettatore è anche Parigi, 1989; si tratta di uno scatto pubblicitario che rappresenta un cagnolino, al guinzaglio, che salta; come spiega il fotografo “La cosa buffa era che quando abbaiavo, il cane saltava”.


Erwitt: Parigi, 1989

Questa mostra ha messo a confronto due grandi maestri del bianco e nero, due amici che hanno lavorato insieme su alcuni progetti, facendo dialogare l’una con l’altra le loro immagini realizzate dagli anni '50 ad oggi; si tratta di scatti celebri, altri poco noti e altri ancora appena realizzati e mai esposte al pubblico, che rivelano come i due artisti, ciascuno con un proprio personalissimo stile, abbiano mostrato il loro comune interesse per la rappresentazione della vita e delle vicende umane.

Anna Carla Angileri

La mostra è visitabile dal 18 novembre al 1 febbraio 2015 presso l'AuditoriumExpo.
Biglietti: 10.00€
Riduzioni: over 65, under 26: 7 euro
Convenzioni 8 €.  
Orari: dal Lunedì al Giovedì ore 12:30 - 20:30;   Venerdì e Sabato ore 12:30 – 22;  Domenica ore 12:30 – 20:30.


domenica 26 ottobre 2014

Una passeggiata a Trastevere

 Monumento a Giuseppe
Gioachino Belli (1791-1863)
Avete mai provato a fare una passeggiata a Trastevere di domenica mattina? Magari con una bravissima storica dell’arte come guida (Andreina Ciufo) e un attore che recita per voi versi in dialetto romanesco.  A me è capitato oggi grazie all'Associazione "Prospettiva Arte".
Si parte da piazza Gioacchino Belli, dedicata all’illustre poeta dialettale romano, e si procede costeggiando l’ex casa degli Anguillara, conosciuta a molti oggi come “Casa di Dante”. La visita si snoda lungo via della Lungaretta e le sue vie limitrofe; passeggiando per i vicoletti si possono osservare numerose finestrelle medioevali, le “insegne” sopra le case di appartenenza al clero e le piccole edicole sui muri contenenti le “madonnelle”. Pensate che una volta, quando Roma non aveva ancora l’impianto elettrico, erano proprio le piccole luci poste davanti a tutte le 400 madonnelle a illuminare i vicoli!


L’ospizio di Via Genovesi fu costruito a fine del ‘400 da un ricco commerciante genovese: la sua particolarità era essere una struttura adibita ad accogliere marinai, viandanti, pellegrini… ma soltanto genovesi!
San Giovanni Battista dei Genovesi
Procedendo lungo via Anicia si passa sotto l’arco dei Tolomei: qui  abbiamo ascoltato il celebre monologo di Amerigo Giuliani “Er fattaccio der vicolo Moro” , interpretato dall’attore Giuseppe Rispoli.
Lasciandoci alle spalle il vicolo dell’arco dei Tolomei si arriva a piazza Piscinula, dove si trova la chiesetta di San Benedetto, conosciuta per avere al suo interno la campana più piccola di tutta la città. 

Guardando l’ex sinagoga ebraica situata nel vicolo dell’Atleta si conclude, con una poesia, la nostra passeggiata domenicale per Trastevere:

"Drento 'ste mura antiche e rovinate
ce trovi Roma, quella de 'na vorta.
Roma der Papa, de le serenate,
e delle scampagnate fori porta.
Roma, che cià lassata scritta er Belli,
incisa e disegnata dar Pinelli.
Qui, ce trovi la gente più sincera
che dice « pane ar pane e vino ar vino »,
co' parola romana, quella vera
parlata da 'gni bón tresteverino.
La sera, quanno er sole è tramontato,
l'omo maturo passa all'osteria,
a bevese er bicchiere guadambiato,
passanno quarche ora in allegria.
Mentre li giovenotti forti e belli,
canteno a le régazze li stornelli.
Poi ce stanno le picchie, belle more,
che pareno reggine de bellezza,
e pure zitte parleno d'amore,
perché lo sguardo loro è 'na dorcezza.
Si' passo pe' le strade de' 'sto rione,
me sento in petto er córe de Romano,
mentre me passa in mente 'na canzone,
che poi m'esce de bocca piano piano.
Quella che dice a tanti cispadani, ...
"lassatece passa... semo Romani!..."


Silvia Concolino

Ringraziamo Annalisa Tammone di Prospettive Arte per averci invitato alla visita.


sabato 25 ottobre 2014

Apa l'Etrusco sbarca a Roma

Giovedì 23 Ottobre  si è inaugurato un gemellaggio culturale all’insegna dello scambio materiale e virtuale di reperti tra i più rappresentativi della Cultura Etrusca.
Protagonisti: L’Etruria Meridionale e l’Etruria del Nord, ovvero Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e il Palazzo Pepoli-Museo della Storia di Bologna.
In occasione della mostra bolognese “Il viaggio oltre la Vita”, il Museo romano presta a Palazzo Pepoli alcune delle sue opere. Materialmente: ceramiche figurate, tra cui il celebre Cratere attico di Euphronios; sculture in pietra, tra le quali due da Vulci e da Cerveteri; e la Tomba della Nave di Tarquinia, le cui pareti dipinte sono “strappate” e riposizionate a Bologna.

Sarcofago degli Sposi
Ma è virtualmente che accade un vero miracolo tecnologico, grazie al CINECA (Consorzio Interuniversitario di Calcolo) che realizza la ricostruzione ologrammatica del Sarcofago degli Sposi, permettendo, così, al pubblico bolognese di poter fruire di una delle più celebri e rappresentative opere della civiltà etrusca, esposta al Museo romano di Villa Giulia sin dal 1893.



Situla della Certosa
Cosa accade invece a Roma? Qui in occasione della mostra “Apa l’etrusco sbarca a Roma”, Palazzo Pepoli presta al Museo di Villa Giulia fisicamente una stele funeraria del V secolo a.C. scolpita a bassorilievo e virtualmente il modello 3D digitale della regina delle situle, ovvero la Situla della Certosa, un vaso bronzeo del V secolo a.C., il cui modello è stato anch’esso realizzato dal Cineca.

Ma il pezzo forte è il mediometraggio del Cineca “Apa l’Etrusco sbarca a Roma”, dove l’Etruria del Nord e l’Etruria meridionale sono raccontate rispettivamente da due personaggi: Apa ( termine etrusco per “papà”) e Ati ( termine etrusco per “mamma”).
Il filmato di Apa, il cui personaggio trae ispirazione proprio dalla decorazione della Situla della Certosa, già fu presentato nel 2011 al Museo della Storia di Bologna e, da allora, i visitatori lo ascoltano narrare la storia della città etrusca di Felsina attraverso l’indimenticabile voce di Lucio Dalla. In occasione dell’evento romano, questo filmato è stato ampliato, inserendo il personaggio di Ati, che, con la voce di Sabrina Ferilli, illustra le meraviglie del Santuario di Portonaccio a Veio.
Dieci minuti di “cartoon” per ventisei secoli di storia, dove tutto ciò che si vede è filologicamente corretto e la fantasia è solo nella trama della storia raccontata. Felsina come primo agglomerato di capanne, Felsina e la sua necropoli, Felsina e l’acropoli: tutto è perfettamente ricostruito e ricollocato dov’era rispetto all’attuale Bologna. Vale lo stesso per il Santuario veiense, presentato nella sua fase di VI secolo a.C.: la struttura del tempio, la piscina che vi era accanto, il boschetto sacro e l’eccezionale apparato decorativo hanno un peso tecnologico notevole, che rende perfettamente l’incommensurabilità di quello artistico.  
Con queste due mostre e con il cortometraggio si assiste quindi alle meraviglie della tecnologia, che ricostruisce in maniera filologicamente perfetta quelle dell’archeologia, con lo scopo di informare divertendo e di avvicinare un più vasto pubblico a questa straordinaria civiltà.
Tutte le informazioni qui 

mercoledì 22 ottobre 2014

TIEPOLO. I COLORI DEL DISEGNO



Ho visitato la mostra dedicata ai Tiepolo, allestita ai Musei Capitolini, che presenta una ricca selezione di dipinti e disegni provenienti da collezioni italiane e straniere tra le quali la Horne di Firenze e la Clerici di Milano, alcuni dei quali sinora mai esposti. La mostra è divisa in quattro sezioni ed il percorso permette di conoscere la produzione della bottega della famiglia Tiepolo, una delle più importanti del Settecento a Venezia. I Tiepolo realizzavano non solo dipinti, ma anche disegni preparatori per affreschi e incisioni destinate al mercato dell’epoca, caratterizzati dalla tecnica dell’inchiostro diluito, che conferiva un effetto particolare alle figure rendendo i contorni non delineati, e dall’impiego della biacca per ottenere dei particolari effetti luministici.
Tra le opere esposte, mi hanno particolarmente colpito i paesaggi, spesso caratterizzati da elementi insoliti, come nella Famiglia di cani con cuccioli, proveniente da una collezione privata di Firenze, che rappresenta un gruppo di animali all’interno di un paesaggio con alberi e montagne sullo sfondo. È particolare il muretto in primo piano perché, in basso a destra, compare la firma dell’autore.

Giandomenico Tiepolo, Famiglia di cani con cuccioli

Molto divertente ed interessante, anche per i meno esperti, è la sezione dedicata ai ritratti e alle caricature, tra i quali ho notato Uomo che dorme in poltrona, Uomo seduto con gli occhiali (provenienti dalla Collezione Civica di Trieste) ed alcune splendide Teste di vecchi, con i capelli arruffati e le lunghe barbe in primo piano.

Giambattista Tiepolo, Caricatura di uomo che dorme in poltrona

Lorenzo Tiepolo, Ritratto di bambina


Il capolavoro della mostra, esposto per la prima volta al pubblico, è il Ritratto di Bambina, opera di Lorenzo Tiepolo da pochi mesi scoperta dagli studiosi presso una collezione privata veneziana. Il dipinto rappresenta una bambina nel suo seggiolone con l’espressione impaurita, forse una figlia dello stesso pittore. Si tratta di un’opera unica nel suo genere, infatti non ci sono altri esempi di ritratti di bambini così piccoli in Italia, ma soltanto in Spagna e nei paesi fiamminghi.

La mostra è visitabile fino al 18 gennaio 2015, dal martedì alla domenica, dalle 9,00 alle 20,00.
Per ulteriori informazioni si possono consultare i siti dei Musei Capitolini e di Roma Capitale.