giovedì 12 dicembre 2019

Amatela, l'architettura!

È in corso al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo nella programmazione invernale la mostra “GIO PONTI. Amare l’architettura”.




Si tratta di un omaggio ad un grande esponente della tradizione architettonica italiana del secolo scorso, un architetto di carattere, rigore, inventiva e lungimiranza che con mano ferma e tratto sottile ha (di)segnato la propria visione della progettazione edilizia, urbana e d’interni.



Le sezioni tematiche in cui si sviluppa la mostra sono otto: Verso la casa esatta, Abitare la natura. Classicismi, Architettura della superficie, L’architettura è un cristallo, Facciate leggere, 
Apparizioni di grattacieli, Lo spettacolo delle città.







Si tratta di otto concetti chiave dell’idea architettonica pontiana che vengono spiegati attraverso disegni originali, modelli plastici, riproduzioni di maioliche, video dell’epoca, riviste e addirittura una ricostruzione del salotto di casa sua da lui progettata in via Dezza a Milano.





L’opera progettuale della sua pluridecennale carriera abbraccia tutti i livelli della composizione: dalle prime opere quali domus e palazzine, all’arredamento d’interni curato in ogni suo particolare (God is in the details” affermava un altro Maestro suo contemporaneo), al disegno di maioliche pregiate per interni ed esterni, ai “classici” palazzi che plasmano lo spazio urbano circostante, sia in una città consolidata quale Milano sia in una città in fase ci creazione quale la Città Universitaria di Roma, all’ormai classico straordinario grattacielo Pirelli, fino all’urbanistica più pura, sua infatti è il progetto per la sistemazione di Corso Sempione a Milano.








Architetto orgogliosamente Milanese, viaggia e lavora in tutto il mondo, adattando la propria concezione compositiva al genius loci. Nascono edifici a Denver, Caracas, Stoccolma, California, Eindhoven, Islamabad. A Roma abbiamo la Scuola di Matematica, edificio che ospita il Dipartimento di Matematica, costruita negli anni 30, che si integra organicamente nel grande esempio di architettura razionalista della Città Universitaria della Sapienza.




La mostra è in corso dal 27 novembre 2019 fino al 13 aprile 2020, sono previste attività integrative e visite guidate, consultare https://www.maxxi.art/events/categories/eventi/







Vale la pena menzionare, inoltre, che nell'ambito della mostra "Della materia spirituale dell'arte"
In questi giorni è in corso l'opera partecipativa di Yoko Ono dal titolo "Add Color (Refugee Boat)". Il tema è quello delle migrazioni nel Mediterraneo, l'opera originaria si compone di due piccole imbarcazioni di legno in una stanza bianca, il visitatore che lo desidera assume il ruolo di artista e ha a disposizione tempera e pennelli per lasciare il proprio messaggio. 
Ecco come appare l'opera in evoluzione, a soli due mesi dall'inaugurazione.




Alessandra Florio


ORARIO MUSEO

MARTEDÌ 11:00 – 20:00
MERCOLEDÌ 11:00 – 19:00
GIOVEDÌ 11:00 – 19:00
VENERDÌ 11:00 – 20:00
SABATO 11:00 – 20:00
DOMENICA 11:00 – 19:00
La biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
CHIUSURE
Tutti i lunedì, 1 maggio, 25 dicembre

venerdì 4 ottobre 2019

Al Chiostro del Bramante l'inquietudine della Scuola di Londra


Il Chiostro del Bramante riapre la stagiona autunnale con un’imperdibile mostra dedicata agli artisti della Scuola di Londra.
Si tratta di pittori nati tra i primi del ‘900 e gli anni 30, provenienti da paesi e culture diverse, accomunati dall’aver trovato in Londra la città ideale in cui vivere ed esprimersi attraverso la propria arte. Tra questi spiccano Bacon, nato a Dublino e arrivato nella capitale inglese a soli 15 anni e Freud, nipote del famoso psicoanalista che, da Berlino, scappa a Londra, per sfuggire al nazismo.
Visitando le sale del Chiostro si nota immediatamente che ad unire questi artisti è la capacità di rendere tangibile l’inquietudine umana.
            

                        “L’URLO MI VIENE BENE, MA HO MOLTI PROBLEMI CON IL SORRISO”

Queste parole di Bacon che compaiono a caratteri cubitali su una parete  lungo il percorso espositivo sintetizzano perfettamente la poetica della sua arte e ci introducono alle sue opere. 
Le  tele dai toni cupi sono dominate da immagini surreali; dai corpi deformati e distorti, che sembrano guardare al cubismo, emergono occhi severi e bocche inquiete, e poi ancora ecco l’urlo angosciante, questa volta ben visibile in Study for a Portrait, immagine  del tormento umano.


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Bacon



        

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Study for a Portrait
                      

Con uno stile realistico, quasi opposto a quello deformante di Bacon, anche i ritratti di Freud ci parlano dell’inquietudine e della fragilità umana.
Come il nonno psicoanalista, anche Lucian Freud, servendosi della pittura,  vuole indagare l’animo umano.  In Freud il protagonista indiscusso della scena è la figura umana, l’artista ritrae i parenti e gli amici; le loro rughe, le espressioni dei volti  e degli sguardi ci raccontano ciò che stanno sentendo.

Freud





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Freud



Ma è con la serie dei nudi che l’artista ci spiazza.

Ad imbarazzarci non è tanto la nudità fisica,  in queste tele  Freud spoglia l’anima del soggetto ritratto.
I corpi abbandonati o in  preda a torsioni e contorsioni sono immagine dell’inquietudine interiore e il visitatore della mostra si sente a disagio per essere entrato con prepotenza, con il suo sguardo indiscreto e indagatore,  in quello spazio così intimo e privato del soggetto ritratto.


Freud 


Oltre alle tele di Bacon e  Freud in mostra si potranno ammirare anche quelle degli altri protagonisti della School of London, in particolare quelle di Michael Andrews, Frank Auerbach, Leon Kossoff e Paula Rego, tutte provenienti dalla Tate di Londra.
La mostra sarà aperta fino al 23 febbraio 2020.
                                                                                                         
                                                                                                          Anna Carla Angileri

mercoledì 27 marzo 2019

Mostra "Roma nella camera oscura. Fotografie della città dall'Ottocento a oggi"



Il più bello, il più semplice di tutti è il riflesso spontaneo con il quale si tenta di fermare un attimo di gioia destinato a scomparire
R. Doisneau


Si è svolta il 26 marzo la presentazione di questa interessante esposizione, dedicata alla storia della fotografia a Roma, nel periodo compreso tra la seconda metà dell'Ottocento sino all'avvento del digitale. Il percorso, dedicato ai 180 anni dalla nascita della fotografia, comprende circa 300 immagini che fanno parte dell'Archivio Fotografico del Museo di Roma a Palazzo Braschi, sede della mostra.




C. Coretti, Cofanetto con diapositive: ricordo dell'Esposizione Universale di Roma, 1911


La visita consente di percorrere la storia e l'evoluzione delle tecniche fotografiche, insieme ad un panorama sulle trasformazioni storiche e urbane della Capitale, documentate dalle fotografie di autori che sono stati attivi proprio nel contesto culturale romano.
In particolare, il racconto per immagini si articola in nove sezioni, a partire dalla Nascita della fotografia, sino ai Negativi su lastra di vetro e ai Ritratti.


Inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II, stampa ai sali d'argento, 1911


Significativa è la sezione dedicata alla Documentazione dell'antico e ai Percorsi tra le rovine che ci racconta come la nuova tecnica fotografica sia stata utilizzata anche negli studi archeologici, incentrati sui principali monumenti della città, come i Fori, i Mercati di Traiano, il Pantheon.


G. Altobelli, Foro Romano e precettore con giovani allievi, 1857







La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale, è visitabile dal 27 marzo al 22 settembre 2019 presso il Museo di Roma in Piazza di San Pantaleo, a due passi dalla cornice di Piazza Navona.