martedì 25 novembre 2014

Il Principe dei Sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino

Sala degli Specchi- Palazzo del Quirinale
Il 25 Novembre sono stata ad una conferenza al Palazzo del Quirinale. Si è tenuta in una Sala detta degli Specchi: una meraviglia! Specchi che si specchiano negli specchi e sembrano echeggiare quasi all'infinito i lampadari e i rivestimenti parietali in oro e bianco porcellana. Stupenda!
Ovviamente il motivo della mia visita non è stata la Sala, ma una conferenza su una importante mostra che si terrà a partire dal 2015 prima a Roma, poi a Milano ed infine a Firenze.

Importante perché per volere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Sindaco di Firenze Dario Nardella e in occasione di Milano Expo 2015, la mostra riunirà – dopo 150 anni - i venti arazzi che Cosimo I de Medici ha fatto realizzare tra il 1545 e il 1553 per il suo Palazzo Vecchio e che i Savoia hanno diviso nel 1882 tra Firenze e il Palazzo del Quirinale.
Essi narrano le Storie di Giuseppe, il patriarca ebreo, su circa 400 mq complessivi di tessuti di lana seta argento e oro filato realizzati da maestranze delle Fiandre su disegni e cartoni di Jacopo Pontormo, Agnolo Bronzino e Francesco Salviati.
La coppa di Giuseppe ritrovata. Bronzino. 1550-53
Vendita di Giuseppe. Bronzino. 1549














Se al momento è stato possibile ammirare soltanto alcuni esemplari provvisoriamente esposti nella Sala del Bronzino, nel 2015 gli arazzi nuovamente riuniti saranno presentati al pubblico a Roma nella Sala dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale, poi a Milano nella maestosa Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale dove rappresenteranno l’eccellenza italiana nell’arte in occasione dell’Expo 2015; infine, approderanno nella “città natale” dove saranno esposti nella Sala dé Dugento di Palazzo Vecchio, che è la loro sede originaria !

lunedì 24 novembre 2014

"Wildlife Photographer of the Year", la mostra delle migliori foto naturalistiche del mondo.

Il Museo Civico di Zoologia ospita sino al 6 gennaio 2015 la mostra fotografica Wildlife Photographer of the Year, una carrellata di 100 immagini, suddivise in 18 categorie, capaci di rendere possibile agli occhi del visitatore un viaggio straordinario a contatto con la natura ed i suoi abitanti. Scatti sorprendenti, risultato del concorso indetto dal Natural History Museum di Londra in collaborazione con il BBC Wildlife Magazine a cui hanno partecipato ben 43mila concorrenti provenienti da 96 paesi.

Daniel Beltrá (Spain/USA)-Discarded

La rassegna fotografica si apre con alcuni scatti della foresta pluviale che lotta con una imminente morte; presagi di devastazione che si avvereranno in seguito al completamento della costruzione della Diga del Monte Beto sul fiume Xingu con distruzione della biodiversità e conseguente spostamento di 40.000 indigeni. Immagini simbolo della catastrofe che attua l’uomo in virtù di falsi ideali; alberi morti e completamente sradicati che giacciono in un letto di acqua e fango, prodotto di leggi che ancora una volta vengono calpestate.

Toshiji Fukuda (Japan)-Tiger untrapped
In un susseguirsi di emozioni tra il surreale ed il fantastico incontriamo una tigre solitaria dell’Amur che si palesa solitaria, quasi come una divina apparizione, tra le nevi; tartarughe e cuccioli di leone che sembrano scrutarci senza paura con occhi vividi e curiosi; un macaco, involontario spettatore del gioco sinuoso del vento invernale con il vapore di una sorgente termale; un gufo sonnecchiante su un ramo ricoperto di brina le cui soffici piume sono illuminate dalle prime luci della sera; elefanti che si radunano per bere alle prime luci dell’alba.



Jasper Doest (The Netherlands)- Snow moment
Hannes Lochner (South Africa)
-Curiosity and the cat














Curiosa dimostrazione di come la natura si riappropri sempre di ciò che l’uomo cerca di levarle è la carcassa di una vecchia auto arrugginita che rinasce a nuova vita grazie ad una famigliola di tordi bottacci che l’hanno scelta a loro umile dimora.

Pål Hermansen (Norway)-Life after rust

Immagini che oltre, a sorprenderci per il loro fascino ed i sentimenti contrastanti che suscitano negli occhi di chi guarda, devono portarci a riflettere sulle conseguenze che le nostre azioni possono avere sulla biodiversità e sulla bellezza di ciò che rischiamo di perdere per sempre.

Ilenia Maria Melis

ORARI:
Martedì-Domenica ore 9.00-19.00. 24 e 31 dicembre 9.00-14.00. Chiuso lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio. 

BIGLIETTI:
€ 8,50 intero non residenti/€ 7,50 intero residenti - € 7,00 ridotto non residenti/€ 6,00 ridotto residenti.
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito  per tutti i cittadini residenti a Roma.




domenica 16 novembre 2014

American Chronicles: l’arte di Norman Rockwell in mostra a Palazzo Sciarra

E’ stata inaugurata da qualche giorno a Palazzo Sciarra la mostra American Chronicles: The Art of Norman Rockwell.
La rassegna ci permette di immergerci nel mondo di Rockwell, l’artista newyorkese che, con le sue opere, raccontò la storia americana del ‘900; la vita quotidiana in campagna o nelle province, il progresso, le grandi conquiste, ma anche temi e problemi sociali.
Tra le opere esposte in mostra lo spettatore sarà sicuramente colpito da Family Tree.
Family Tree
Nell’albero genealogico, culminante con un bambino dallo sguardo furbetto, si trovano pistoleri, indiani d’America, puritani e uomini comuni, e, alle radici, una nobile principessa spagnola e un oscuro pirata; con quest’opera l’artista sembra voler affermare che le origini della nazione sono, al tempo stesso, nobili e popolari.
Copertina del Saturday Evening Post
Copertina del Saturday Evening Post
In un lungo corridoio sono esposte le 323 copertine del magazine Saturday Evening Post, che testimoniano la lunga collaborazione di Rockwell con la rivista. Si tratta di immagini accattivanti i cui protagonisti sono personaggi della vita quotidiana che svolgono azioni comuni in cui tutti i lettori potevano riconoscersi. Tra questi ci sono amanti che si baciano teneramente, ragazzini che giocano e individui che trascorrono un'sistenza felice.


Art Critic
Protagonista indiscussa della mostra è però la celebre opera Art Critic.
In un museo, uno studente d’arte si intrattiene a guardare il ritratto di una donna chinandosi in avanti con una lente di ingrandimento, di fronte a tale atteggiamento la donna ritratta prende vita e assume un’espressione indispettita, alle spalle del ragazzo si trova un triplice ritratto, anche il gruppo maschile di questo secondo dipinto sembra  prender vita, disapprovando, con espressioni eloquenti, il comportamento del giovane.Qui l’artista, con il gioco del quadro nel quadro, sembra chiedere a noi spettatori chi sia il critico d’arte menzionato nel titolo, se la donna, il giovane o il gruppo maschile alle sue spalle.
All’origine del realismo narrativo di Rockwell vi è l’amore per l’arte e la sua storia, egli guarda ai grandi del passato tra cui Durer; proprio l'autoritratto di Durer, insieme a quelli di Rebrant, Picasso e Van Gogh sono attaccati nel cavalletto del suo Triplo autoritratto.
Triplo Autoritratto
Qui l’artista si rappresenta in carne ed ossa nell’atto di ritrarsi, sulla tela, e sullo specchio,  nel riflesso sullo specchio Rockwell appare più anziano poiché intende qui rappresentare il suo aspetto reale e l’essenza del suo animo.


A casa per Natale







Ragazza con bottegaio
Copertina del Saturday Evening Post





E' papà con una Plymouth nuova

Accanto ad immagini che rappresentano un mondo ideale, quasi magico, dominato dall'allegria, da famiglie  e bimbi felici e spensierati si trova un’opera dai toni più seri dal titolo Il problema con cui noi tutti conviviamo.

Si tratta del dipinto che chiude la mostra, l’artista sembra volerci salutare offrendoci una riflessione sul tema del razzismo; una bimba afroamericana dall’espressione innocente e coraggiosa, marcia verso la scuola scortata dagli sceriffi federali che la difendono dalla folla dei bianchi che noi non vediamo ma di cui percepiamo la presenza data la frase razzista e il pomodoro appena lanciato contro il muro.
Rockwell si è ispirato alla vera storia di Ruby Bridges, la prima bambina afroamericana che frequentò una scuola riservata a studenti bianchi e che si trovò a seguire le lezioni da sola poiché gli altri genitori per protesta lasciarono a casa i propri figli.

Ad accompagnare lo spettatore lungo il percorso della mostra con un’audio guida sarà la voce di un conoscitore d’eccellenza dell’opera di Rockwell, quella del figlio dell’artista.

Anna Carla Angileri


La mostra sarà aperta fino all'8.2.15 presso la Fondazione Roma Museo - Palazzo Sciarra, tutte le informazioni qui.


martedì 11 novembre 2014

Body Worlds. Il ciclo della vita

Se vi proponessi, una domenica pomeriggio, di accompagnarmi nella visita di una mostra dedicata all’anatomia del corpo umano declinereste l’invito perché poco allettante?
E fareste male perché “Body Worlds, Il ciclo della vita” non è affatto una di quelle esposizioni didattiche  che finiscono per annoiarti  dopo 5 minuti trascorsi al suo interno, piuttosto, è un percorso volto alla scoperta del nostro corpo, di tutte le sue funzioni, le sue potenzialità e le nostre “accortezze” per mantenerlo sano.

Prima di accedere al vero e proprio percorso espositivo viene introdotto il processo della plastinazione brevettato da Gunther von Hagens  che consente la conservazione di tessuti ed organi perchè sì, tutti i preparati anatomici presenti sono veri, appartenuti ad esseri viventi che hanno deciso di donare il loro corpo dopo la loro morte.

Non c’è da impressionarsi, però, perché è proprio questo che rende la mostra così affascinante! I corpi non sono manichini statici ma assumono pose dinamiche: ci sono ballerini, un giocatore di basket, uno sciatore, ecc.. e questo permette, anche a chi non si è mai cimentato in studi di medicina  o anatomia, di  comprendere  la struttura del corpo, il funzionamento degli apparati o la sinergia di muscoli, oltre a conferire all’esposizione anche una certa spettacolarità.


















Embrione alla 7a settimana.

Il percorso ha inizio, e non poteva essere altrimenti, con lo sviluppo dell’embrione mostrato nei diversi stadi di accrescimento per poi proseguire con tutti gli apparati del nostro corpo: le ossa, i muscoli, il sistema nervoso, gli organi. Tutto è corredato da pannelli illustrativi e precise, semplici didascalie che rendono l’esposizione davvero fruibile a tutti. 








Molto interessante  il confronto tra organi sani e quelli affetti da patologie oppure la possibilità di capire come avviene un particolare intervento chirurgico ed ancora la descrizione di un ictus o un infarto. Ovviamente l'attenzione di ogni visitatore sarà focalizzata sui temi che sente più vicino in relazione all'esperienza personale come le patologie o gli interventi che hanno riguardato parenti o amici.

Cuore sottoposto a sostituzione delle valvole.

Viene posta, infine, una particolare attenzione al tema della salute, della corretta alimentazione, dell’importanza di mantenere uno stile di vita sano. Le tematiche sono prettamente scientifiche, ovviamente, ma non manca un’attenzione verso spunti riflessivi più intimi suggeriti dalle citazioni di artisti e scrittori, come non mancano piccole curiosità (sapevate che Monet e Degas erano affetti da patologie della vista?).

Per quanto mi riguarda, mi sono sorpresa a tastare (involontariamente) il mio addome mentre osservavo, per la prima volta “da vicino”, quale strana forma abbia il pancreas. Sono sicuramente uscita con una maggiore consapevolezza del mio corpo, pensando a cosa sia possibile migliorare nel mio stile di vita per mantenerlo sano.




E poi un pensiero è andato anche al “ballerino” … chissà chi era nella vita e cosa faceva, magari un passo di danza non l’ha mai fatto ed ora è lì in equilibrio sulle punte. 


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La mostra è aperta fino al 12 aprile 2015, biglietto di ingresso pari a 16 euro (controlla se hai diritto a sconti qui). 
Lo spazio eventi SET di via Tirso si trova in zona Salaria, a questo link tutte le indicazioni per raggiungerlo, c'è anche un servizio navetta da Termini.
Per tutte le altre informazioni consulta il sito ufficiale della mostra.

ps: per tutti coloro che hanno già visitato l'esposizione a Roma due anni fa non aspettatevi grandi novità nel percorso espositivo che resta più o meno invariato.



martedì 4 novembre 2014

Berengo ed Erwitt: i due maestri della camera oscura in mostra all'Auditorium Parco della Musica

L’Auditorium Parco della Musica celebra l’amicizia “ai sali d’argento” che unì i fotografi Gianni Gardin Berengo ed Elliott Erwitt.
Berengo: Toscana,  1965
La mostra intende mettere a confronto l'opera dei due grandi artisti che, attraverso gli obiettivi, immortalarono il loro tempo; i loro scatti rappresentano momenti di vita quotidiana nelle strade, incontri casuali, gesti spontanei, paesaggi urbani o di campagna, uomini illustri e anonimi passanti.
Tra gli scatti più celebri di Berengo lo spettatore potrà ammirare in mostra gli splendidi paesaggi delle colline toscane, con i loro ordinati sentieri, dove il silenzio della natura è “disturbato” solo dalla presenza di una coppia che passeggia, le immagini “rubate” al lido di Venezia che ritraggono un gruppo spensierato di amici e poi ancora Gran Bretagna, 1977, opera che  Berengo definisce il suo logo; tale fotografia rappresenta, sullo sfondo di un paesaggio marino, una coppia che si protegge dal freddo invernale all’interno di una vettura, nel ’93 il fotografo, citando se stesso, ancora una volta sullo sfondo di un paesaggio marino, immortala due giovani, all’interno di una cabriolet. 

Berengo: Gran Bretagna, 1977
Berengo: Normandia, 1993









L'artista sembra invece  citare Vermeer in L’Aquila, 1990 dove, sullo sfondo della stanza di un convento, si trova uno specchio che riflette il pavimento a scacchi.
Lo spettatore si scopre voyeur guardando la foto che ritrae due amanti che si baciano sotto il portico di Piazza San Marco a Venezia.

Berengo: Venezia, 1959
Erwitt: New York, 1955
Infine Berengo pone la sua attenzione verso il mondo degli zingari con le intense immagini realizzati nel Campo nomadi di Firenze.
Tra gli scatti più rappresentativi di Erwitt, invecesi possono ammirare quelli dedicati a New York, ai suoi grattaceli e al Metropolitan o i ritratti dei personaggi illustri del suo tempo tra cui quelli di Che Guevara, Grace Kelly e Jacqueline Kennedy al funerale del marito; straziante è poi l'immagine di Julia, la madre del collega Robert Capa, che abbraccia la tomba del figlio.
Lo spettatore si sentirà quasi un intruso trovandosi di fronte ad immagini caratterizzate da atmosfere più intime come quella che ritrae il suo primo figlio, la sua prima moglie e il suo primo gatto o quella in cui immortala, quasi di nascosto, due amici che ballano nella cucina della loro casa di Valencia.

Erwitt: Valencia, 1952

Erwitt: New York, 1953

















Atmosfere buffe e ilari si trovano invece in Bkersfield 1983, foto scattata in una colonia nudista dove, durante una gara per eleggere Mister California, uno dei partecipanti cerca di influenzare la giuria composta da due simpatiche vecchiette divertite e imbarazzate. A suscitare il sorriso dello spettatore è anche Parigi, 1989; si tratta di uno scatto pubblicitario che rappresenta un cagnolino, al guinzaglio, che salta; come spiega il fotografo “La cosa buffa era che quando abbaiavo, il cane saltava”.


Erwitt: Parigi, 1989

Questa mostra ha messo a confronto due grandi maestri del bianco e nero, due amici che hanno lavorato insieme su alcuni progetti, facendo dialogare l’una con l’altra le loro immagini realizzate dagli anni '50 ad oggi; si tratta di scatti celebri, altri poco noti e altri ancora appena realizzati e mai esposte al pubblico, che rivelano come i due artisti, ciascuno con un proprio personalissimo stile, abbiano mostrato il loro comune interesse per la rappresentazione della vita e delle vicende umane.

Anna Carla Angileri

La mostra è visitabile dal 18 novembre al 1 febbraio 2015 presso l'AuditoriumExpo.
Biglietti: 10.00€
Riduzioni: over 65, under 26: 7 euro
Convenzioni 8 €.  
Orari: dal Lunedì al Giovedì ore 12:30 - 20:30;   Venerdì e Sabato ore 12:30 – 22;  Domenica ore 12:30 – 20:30.