lunedì 29 settembre 2014

Fotografia - Festival Internazionale di Roma. "Il Ritratto".

Ha aperto il 27 settembre a Roma la XIII edizione del Festival Internazionale della Fotografia, ospitato per il quinto anno di seguito nella sede centrale del Macro. La mostra, curata da Marco Delogu,  raccoglie scatti realizzati da fotografi di grande fama che seguono un tema centrale,  “il ritratto”. Passeggiando per la mostra mi sono trovata davanti ad ogni genere di ritratto, ed osservandoli  si prova davvero un gran mix di emozioni!  
Nelle prima parte della mostra sono esposte le strazianti ma splendide foto scattate tra il 2002 e il 2003 da GuyTillim, raffiguranti ragazzi addestrati per la guerra.











Proseguendo la visita , ci si imbatte in una serie di ritratti molto strani, a dir poco surreali, realizzati da AsgerCarlsen. Le foto, che ritraggono persone intente a svolgere semplici azioni della vita quotidiana, sono però poi state modificate con un editing digitale, e il risultato finale sono fotografie quasi grottesche, divertenti e inquietanti allo stesso tempo.







Una buona parte di ritratti sono dedicati alla città eterna, e davvero suggestivi sono gli scatti di Marco Delogu realizzati in luoghi come l'Appia Antica o villa Medici: sono foto che riescono davvero a far riscoprire la bellezza di Roma.





Sempre come omaggio a Roma si trovano gli scatti, secondo me davvero geniali, di Marco Cipriani: si tratta di una serie di foto realizzate sugli open bus o nelle principali piazze della città, raffiguranti i volti dei turisti mentre ammirano il Colosseo, osservano i paesaggi, o cercano di ripararsi dal caldo sole romano.




 Silvia Concolino

Henri Cartier Bresson all'ara Pacis

Un nuovo appuntamento da inserire nella lista degli impegni per questo autunno è la retrospettiva dedicata ad Henri Cartier Bresson, in mostra fino al 26 gennaio 2015 al Museo dell’Ara Pacis.



L’evento si inserisce nella tradizione delle numerose mostre fotografiche ospitate all’interno dello spazio espositivo seminterrato del Museo che, se per questioni di altezza e illuminazione non è l’ideale per esposizioni pittoriche, offre invece un ideale scenario per la fotografia in bianco e nero.
Curatore di questa mostra è il francese Clément Chéroux, grande conoscitore dell’opera di Cartier – Bresson, il cui intento in questa occasione è stato realizzare non una mostra fotografica ma una retrospettiva su un artista poliedrico, disegnatore, scrittore e teorico.




















Si tratta di una rassegna completa, con circa 500 fotografie esposte, 350 delle quali originali vintage, raccolte in ordine cronologico; tale disposizione permette duplici vantaggi: ricostruire i mutamenti stilistici e filosofici dell’artista (inizialmente surrealista, poi dedito ai reportage, infine avvicinatosi allo zen) e mostrare l’evoluzione della stampa fotografica: le prime foto sono piccole e ricordano le vecchie foto di famiglia dei primi del ‘900, poi iniziano le foto più grandi a cui siamo abituati stampate ai sali d’argento, tutte rigorosamente in bianco e nero.










Ne emerge un profilo artistico dalle numerose sfaccettature ma unito e coerente nella sua evoluzione.

Dopo Madrid e Parigi, dove ci sono stati “un numero di visitatori da concerto rock”, la mostra terminerà a Roma, per preservare le foto vintage. Le aspettative degli organizzatori sono elevate, e non a torto!
La mostra merita, un pomeriggio da trascorrere nel dedalo di ambienti creato per contenere tutte le foto, le riviste e le parti video, sarà un pomeriggio ben speso e di sicuro appagante.


Alessandra Florio




Tutte le informazioni sulla mostra sul sito ufficiale.





mercoledì 24 settembre 2014

Le chiavi di Roma. La città di Augusto, 2000 anni da toccare

Ha preso il via oggi, 24 settembre, la mostra “Le chiavi di Roma – La città di Augusto” nello spazio museale dei Mercati di Traiano. Si tratta dell’ultimo dei numerosi eventi organizzati per le celebrazioni del bimillenario augusteo (ricorrono quest’anno i 2000 anni dalla morte dell’Imperatore) e non si poteva immaginare chiusura migliore.
La mostra è stata concepita su quattro sedi: Amterdam, Sarajevo, Alessandria D’Egitto e Roma, la coordinazione tra questi quattro importanti centri museali europei è stata possibile grazie al lavoro congiunto di più di 50 ricercatori e studiosi europei che sono riusciti a rendere accessibili i reperti più preziosi di ogni museo grazie ad un tanto faticoso quanto gratificante lavoro di digitalizzazione fotogrammetrica 3d.
La “chiave di Roma” esiste davvero e si tratta di un reperto ritrovato e conservato a Sarajevo. Il filo conduttore che lega le varie sezioni di questa mostra è il reperimento di questa chiave: dopo aver scoperto i luoghi della Roma augustea sui tavoli touch screen e aver parlato con i busti parlanti di Livia e Agrippa, si arriva nell’ultima sala completamente occupata da uno schermo che attraverso un sensore rileva la posizione e i gesti del “giocatore” il quale  può così esplorare una villa romana e trovare i vari oggetti in mostra, tra cui, ovviamente, anche la chiave!
Le meraviglie tecnologiche non finiscono qui! Sarà possibile scoprire i colori di un’originale decorazione marmorea semplicemente utilizzando le dita, che diventeranno una “torcia rivelatrice” se passata su un sensore, un effetto straordinario, provare per credere!



In più una finestra virtuale si attiverà tramite tablet e ricostruirà l’intero gruppo scultoreo di Marte e Venere attraverso lo studio di un solo frammento! Inoltre un dispositivo olografico per manipolare gli oggetti del gioco finale, un totem con schermo digitale darà accesso alle collezioni di tutti e 4 i musei della rete; un’applicazione smartphone consentirà di avere le chiavi di Roma sempre con sé e una pen drive usb è in vendita con tutto il materiale disponibile e anche di più!

La tecnologia quindi svolge un ruolo importante nella mostra, dove però i protagonisti rimangono i reperti archeologici che vengono valorizzati e mostrati per come erano 2000 anni fa. I meravigliosi mercati traianei sono lo scenario ideale per tutto questo e, con l’occasione, sono stati restaurati e aperti gli spazi altrimenti chiusi delle celle di via Biberatica e della piccola esedra.



Spero di aver trasmesso almeno un briciolo del mio entusiasmo e della meraviglia che ho provato accedendo a  spazi nascosti del foro di Traiano, scoprendo  il colore originario di una decorazione marmorea, analizzando una mappa dei luoghi celati della Roma augustea, osservando reperti conservati in altri luoghi del mondo ed ora ne so molto di più sulla mia città! 


                                                                                    Alessandra Florio


La mostra sarà visitabile fino al 10.5.2015, maggiori informazioni qui.
























martedì 23 settembre 2014

Al Chiostro del Bramante un viaggio verso il magico mondo di Escher

Chiostro di Monreale.
Lo scorso fine settimana ho visitato la mostra dedicata ad Escher, l’incisore olandese che con le sue opere creò un universo magico, un mondo fatto di bellezza, gioco e fantasia.
Il percorso della mostra si apre con una serie di opere attraverso cui l’artista rende omaggio all’Italia; Tetti di Siena, Il colonnato di San Pietro, Scilla e Chiostro di Monreale sono solo alcune delle litografie che, oltre a donarci splendidi scorci naturali e architettonici del nostro paese, sono chiara testimonianza dell’amore di Escher per l’Italia che fu per lui sempre fonte di ispirazione.
Lungo il percorso della mostra mi sono divertita a leggere gli Emblemata (motti latini che vengono tradotti con ironia da Escher in immagini, a cui poi segue un commento in olandese).
Opera simbolo della mostra è, invece, Mano con sfera riflettente: qui, traendo ispirazione dai grandi del passato quali Van Eyck, Petru Cristus e Parmigianino, l’artista crea giochi di riflessi ritraendosi nel suo studio romano entro una sfera deformante.

Emblemata.
Mano con sfera riflettente.

L’artista ci stupisce inventando mondi sempre nuovi e sorprendenti, infatti, come egli stesso afferma “Non posso fare a meno di ribaltare le nostre incrollabili certezze” ed ecco così che in  Giorno e notte  i campi grigi e rettangolari si trasformano, staccandosi dal suolo, in uccelli bianchi e neri che volano rispettivamente verso l’oscurità e verso la luce; in Cielo e acqua giochi di luce e di ombra trasformano gli uccelli che volano  nel cielo in pesci che nuotano nel mare.

Giorno e notte.

Rettili.




Le stampe di Escher suscitano nello spettatore reazioni inaspettate; nella litografia Rettili sembra che gli animali prendano vita da un disegno, si avventurino sullo spazio tridimensionale per poi tornare nuovamente nel disegno.






Mani che disegnano.
Tale inganno dell’occhio che percepisce come vero ciò che in realtà è solo disegnato sta alla base dell’opere più famose dell’artista Mani che disegnano dove l’immagine si costruisce da sola; la mano sinistra si distacca dalla superficie e come parte viva del corpo disegna la manica destra, da qui prende vita la mano desta che, allo stesso modo disegna la manica sinistra. Nell’ultima sala si trovano le architetture impossibili tra cui Ascendente e discendente e Convesso e concavo; guardando quest’opera non possiamo far altro che concordare con Escher quando ci chiede “Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?”. A chiudere il percorso espositivo è Bend o Vincolo d’unione in cui  l’artista celebra l’amore che lo unì alla moglie Jetta.

Concavo e convesso.


Vincolo d'unione.















All’interno del percorso espositivo, attraverso una serie di giochi, lo spettatore è invitato a sperimentare in prima persona le illusioni ottiche e gli inganni visivi cui inducono le opere. Anche io, come gli altri visitatori, ho condiviso la mia esperienza scattando un selfie e postandolo sui social utilizzando l’hashtag ufficiale  #EscherRoma.


Anna Carla Angileri


La mostra sarà aperta fino al 22 Febbraio 2015, tutte le informazioni qui.







sabato 20 settembre 2014

Casina delle Civette e Museo dell'Ara Pacis 20 settembre - Giornate Europee del Patrimonio

Oggi, 20 settembre, approfittando delle iniziative organizzate per le Giornate Europee del Patrimonio, ho visitato un paio di musei che non ero ancora riuscita a vedere: la Casina delle Civette di Villa Torlonia e il Museo dell’Ara Pacis.
La Casina delle Civette è un gioiellino, se già arrivarci è un piacere, nascosta tra le colline e le palme di Villa Torlonia, visitarla lo è ancora di più! L’ambiente interno riflette la varietà dell’esterno ma con più discrezione, l’effetto meraviglia è affidato a stucchi, lampadari, maioliche e vetrate colorate che arricchiscono un labirinto di stanze piccole e bianche su cui sono affissi i  disegni e gli studi preparatori per le vetrate stesse, realizzate da artisti dell’epoca.



Lasciato questo gioiellino liberty, così colorato, variegato e insolito a Roma, mi sono ritrovata, nel mio girovagare, di fronte l’Ara Pacis e mi sono detta: “Perché no?!”. Mi sono immersa in un mondo bianco: bianco il monumento, bianchi i reperti in esposizione, bianca la teca e la luce che entra, bel cambiamento! 


















E pensare che l'aspetto originario dell'altare doveva essere ben diverso, arricchito da una vivace policromia così come mostrato nell'immagine sottostante.



La magnificenza emerge da ogni centimetro di marmo, ed è veramente un’emozione poter salire sull’altare originale, così come 2000 anni fa facevano le Vestali.
Insomma, voi? Siete ancora a casa? Il weekend è solo all’inizio!

Alessandra Florio

domenica 14 settembre 2014

Notte della Cabbalà

Sabato scorso, 13 Settembre, ho trascorso una piacevole serata nell’antico quartiere ebraico, dove, anche quest’anno, è stata organizzata la Notte della Cabbalà, evento di apertura alla attuale settima edizione del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica.

Tra le numerose ed interessanti iniziative non ho mancato di visitare il Museo Ebraico, dove iscrizioni, arredi sacri e paramenti descrivono la millenaria storia della più antica comunità ebraica, difatti, impiantata a Roma sin dal II secolo. 



Da lì successivamente sono entrata nel Tempio Maggiore, che, realizzato nel 1904, è la prima sinagoga monumentale costruita a Roma: possiede una pianta quadrata e non circolare che è invece tipica delle sinagoghe, mentre sono riconoscibili quali elementi caratteristici l’aron – ovvero il mobile sacro entro il quale sono conservati i rotoli della Torah – la menorah – ovvero il candelabro a sette bracci - e il matroneo, luogo dal quale le donne possono seguire il rito dello Shabbat.

L'aron che conserva la Torah
Matroneo


Ho terminato la passeggiata fuori dal Tempio, dove, accanto al Portico d’Ottavia, musicisti e cantanti hanno catturato i passanti da un palcoscenico, mentre tutto il quartiere era animato da eventi di arte, cucina e libri.
Alla Notte della Cabbalà seguiranno altre interessantissime giornate ricche di eventi, molti dei quali si svolgeranno, fino al 17 settembre al Palazzo della Cultura. 

L’intero programma è consultabile qui.


 Paola Cusumano