giovedì 23 aprile 2015

Lewis Carroll Scrittore e fotografo: una mostra celebra Alice e le altre giovani muse.

Alla Casa delle Letterature è aperta già da qualche giorno “Lewis Carroll Scrittore e fotografo”.
Agnes Grace Weld
La mostra, il cui titolo è tratto dall’omonimo libro di Diego Mormorio, è stata organizzata in occasione del centocinquantesimo anniversario dalla pubblicazione di Alice’s adventures in Wonderland, l’opera più famosa di Carroll.
Nel 1856, Dodgson, vero nome di Carroll, iniziò ad interessarsi alla neonata arte della fotografia, in mostra sono quindi esposti diversi ritratti familiari e numerose immagini di bambine che per l’artista furono sempre fonte di grande ispirazione; si potranno così ammirare le foto di Agnes Grace Weld che, vestita da
cappuccetto rosso, con sguardo conturbante, sembra voler impaurire il lupo,  l’immagine di Alice Donkin che fugge dalla finestra o quella di Alexandra Kitchin con il suo violino.


Protagoniste indiscusse della mostra sono però le fotografie di Alice Liddell la bambina che probabilmente ispirò il racconto di Carroll.
Alice, Loriana e Edith Liddle
Alice con il vestito bello


Alice viene ritratta mentre gioca con le sorelle Loriana e Edith, mentre sfoggia abiti cinesi, rivelando così l’interesse vittoriano per l’orientalismo e con il vestito bello, mentre fissa l’obiettivo del fotografo ostentando sicurezza.




Alice mendicante



Una delle foto più famose è Alice mendicante; nell’Inghilterra dell’800 il problema dei bambini di strada venne ridotto ad un clichè e in questa immagine di Carroll la visione estetica finisce per prevalere su qualsiasi considerazione di ordine etico.
In esposizione sono presenti anche preziosi documenti editoriali, prime edizioni di opere di Lewis Carroll e testi critici sull’autore. 



La mostra sarà aperta fino all’8 maggio presso la Casa delle Letterature in Piazza dell’Orologio con ingresso libero dal lunedì al venerdì, ore 9.30 – 18.30. 

mercoledì 22 aprile 2015

STEVE MCCURRY, OLTRE LO SGUARDO


Occhi che ti scrutano sfumati da tende nere, occhi che parlano della sofferenza del corpo e dell’anima, che sembrano leggerti nel profondo, nascosti dietro sorrisi dolce amari. Così si presenta all'avventore la mostra fotografica ospitata negli spazi del Teatro1 di Cinecittà: Steve McCurry, oltre lo sguardo.



Una successione di 150 immagini che raccontano ciò che è nascosto oltre lo sguardo, tra dolore e paura, spingendosi al di là dello spazio e della luce, in un viaggio che apre le porte ad un universo carico di esperienze ed emozioni. Il silenzio ti avvolge e lascia spazio alle sensazioni che nascono dall'osservazione degli scatti, dall'emozione fissa per sempre in un attimo che scalfisce l’anima.

Operai su una locomotiva a vapore, India, 1983

Immagini rubate, cercate, fortemente desiderate, frutto del caso o della paziente osservazione, della ricerca della luce perfetta, del dettaglio capace di aprire un vaso di Pandora di emozioni. Umanità lontane, gioco di contrasti opposti resi tangibili in uno scatto, come nelle donne con il burqa, dove la severità dell’abbigliamento si scontra con la modernità del banco del mercato in cui fanno acquisti; oppure nelle ragazze del ristorante etiope, in cui realtà contrapposte si incontrano in un fotogramma.


Sharbat Gula, ragazza afgana al campo profughi
di Nasir Bagh vicino a Peshawar, Pakistan, 1984


Uno degli scatti probabilmente più conosciuti, nato dal vociare udito dal fotografo proveniente da una tenda, è il ritratto di Sharbat Gula, la ragazza afgana, pubblicato per la prima volta su National Geographic nel 1984; occhi intensi che parlano delle sofferenze dei giovani profughi. Infanzie spezzate, bambini costretti alla vita degli adulti quando il loro unico desiderio sarebbe giocare spensierati.
Solo osservazione, costanza e meticolosità, frutti dolci della passione per un lavoro che si ama profondamente, portano alla nascita di articolate geometrie e simmetrie dei Pescatori dello Sri Lanka, in cui l’uomo per far fronte al proprio approvvigionamento alza pali resistenti allo tsunami in una spontanea coreografia.





Cammelli e giacimenti di petrolio, Kuwait, 1991



Cronache di disastri naturali, distruzioni causate dall'uomo come le torri dell’11 settembre avvolte della polvere o l’incendio dei pozzi petroliferi durante la Guerra del Golfo in cui dei cammelli fuggono la tragedia che li aspetta sovrastati da una fitta coltre di fumo, illuminati solo dalla luce del fuoco.




Ma Steve McCurry ci offre anche momenti di semplicità e misticità: in Birmania le ultime luci del tramonto illuminano un enorme masso tenuto in bilico, secondo la leggenda, da un unico capello di Buddha. Ancora in Birmania, la morbidezza dei colori dovuta alla pioggia riflette la serenità di alcune monache birmane che si apprestano, con la loro ciotola, ad andare a chiedere l’elemosina incorniciate da uni splendido edificio coloniale che ne riprende il colore tenue delle vesti.

Ritratto di un ragazzo della tribù Suri, Omo Valley, Ethiopia, 2013


Al talentuoso fotografo l’alto merito di proporre, per mezzo di immagini surreali, una finestra per l’umanità su storie struggenti condensate nell'attimo di una scatto.


Ilenia Maria Melis

domenica 19 aprile 2015

"L'arena del Colosseo sarà ricostruita"

«La ricostruzione dell'arena si farà», queste le parole del Ministro Franceschini che già lo scorso novembre aveva rilanciato la proposta di ripristinare l'arena del Colosseo dell’archeologo Daniele Manacorda  (qui l'articolo completo tratto dalla rivista Archeo) perchè  «ricostruire l’arena come è stata fino all’Ottocento è un modo per tutelare il monumento, per renderlo più accessibile e più facilmente comprensibile ai visitatori» 

Grazie alla ricostruzione in legno del piano di calpestìo, l'arena sarà nuovamente percorribile ed il Colosseo diventerà un nuovo esclusivo luogo di fruizione di eventi, certo che siano compatibili con il sito. Inoltre i sotterranei, ora a cielo aperto, torneranno alla loro natura prevedendo un percorso dedicato al loro interno.

 Io ne sono entusiasta, e voi?



Lorenzo Lotto e i Tesori artistici di Loreto in mostra a Castel Sant'Angelo

A Roma, a Castel Sant'Angelo, sarà aperta ancora per qualche settimana la mostra "Lorenzo Lotto e i Tesori artistici di Loreto".
In esposizione si potranno ammirare artistiche ceramiche urbinate cinquecentesche nonché  reperti del Tesoro della Santa Casa di Loreto come il prezioso Crocifisso del Gianbologna.
Il "vero tesoro" della mostra è però costituito dai dipinti di Lorenzo Lotto, artista veneto che proprio a Loreto, accolto come "donato", trascorse gli ultimi giorni della sua vita.
L'esposizione si apre con le due versioni del Cristo e l'adultera, una proveniente da Loreto e l'altra dalla Galleria Spada che, eccezionalmente a confronto, stupiscono per la brillantezza cromatica e la gestualità eloquente tipica di Lotto. 
Lorenzo Lotto: Cristo e l'adultera, Museo Antico Tesoro di Loreto

Proseguendo si potranno ammirare  il San Cristoforo con il bambino Gesù tra i santi
Lorenzo Lotto: San Cristoforo con il
bambino Gesù tra i santi
proveniente da Loreto, il Ritratto di balestriere della Pinacoteca Capitolina e il Ritratto di gentiluomo della Galleria Borghese in cui l'effigiato, dell'espressione malinconica, posando la mano su una composizione simbolica con petali di fiori e un teschio in miniatura, sembra meditare sulla morte.




Tra le opere di altri artisti si potranno ammirare la Madonna con il bambino, san Giuseppe e san Giovannino di Perin del Vaga, la Descrizione della traslazione della Santa Casa di un artista romano e una splendida Ultima Cena di Vouet proveniente sempre da Loreto.
Vouet: Ultima Cena, Museo Antico Tesoro di Loreto

La mostra sarà aperta fino al tre maggio.


Anna Carla Angileri

venerdì 17 aprile 2015

"La Roma dei papi" nei musei romani

Quella che D'Annunzio definirebbe "La Roma dei papi" è il tema di una serie di interessantissime mostre in programma in questa primavera nella città che è considerata per eccellenza la capitale del Barocco.

Sono già andata a vedere la mostra nella suggestiva location di Palazzo Braschi "Per inciso - Feste Barocche", un'installazione incentrata sulle immagini e le stampe delle festività della Roma papalina seicentesca.
Una festa può ammaliare e stupire anche se priva di colore? Sì, se parliamo di feste orchestrate da abili registi e scenografi, architetti fantasiosi e pittori, musicisti e poeti, come accadeva nel Seicento a Roma.

È la festa barocca, il gran teatro delle arti e della finzione, con apparati effimeri che simulano montagne e nascondono facciate di chiese e di palazzi; cortei che si snodano nelle pieghe della città antica e raccolgono consensi e applausi a scena aperta. Con canti e litanie, maschere in carrozza e cavalli berberi lanciati all’impazzata lungo il Corso, durante il Carnevale.
Ma per diffondere le immagini di quei tripudi di folla e di colore, per amplificarne nei secoli il suono e le preghiere si producevano stampe calcografiche, come fogli di giornale o cronache illustrate in tirature importanti, degne degli eventi che si andava a immortalare.


E quelle stampe in bianco e nero non toglievano nulla alla ricchezza dei toni della festa né al suo clamore, perché nel minimo dettaglio inciso dall’artista, nel nero del solco scavato nella lastra e inchiostrato ad arte, scorreva tutta l’euforia della festa, si ritrovava lo spirito del luogo e degli accadimenti; forse perfino il suono, tanta era la grazia nel riprodurre i gesti e le sembianze della folla e la bellezza di una stoffa appesa a una finestra in segno di allegria e di omaggio ai passanti.
La mostra si articola in 6 sezioni: Cavalcate e possessi, Cortei e apparati funebri, Carnevale e Quarantore, Feste religiose, Altre occasioni di festa.

Fino al 26 luglio, un ulteriore buon motivo per andare a palazzo Braschi.





domenica 12 aprile 2015

Palazzo Cipolla dedica una mostra al barocco di Roma

L’1 aprile è stata inaugurata al Palazzo Cipolla di Roma la mostra Barocco a Roma: la meraviglia delle arti.
Nel ‘700 il termine barocco veniva utilizzato spregiativamente per definire lo stile stravagante e grottesco che si era diffuso nel secolo precedente, al contrario, nell’800, tale stile, che aveva trasformato Roma in un museo a cielo aperto, fu considerato sorprendente.
In mostra si potranno ammirare le opere degli artisti che, lavorando a Roma nel ‘600, contribuirono a rendere straordinaria la città.
Bernini:Busto di Costanza Bonarelli
Guercino: Maria Maddalena penitente
Gli spettatori potranno ammirare Atalanta e Ippomene di Reni, che stupisce per i ricchi panneggi, la splendida Maria Maddalena penitente di Guercino  e diversi busti del Bernini (protagonista indiscusso del barocco romano) tra cui spicca quello di Costanza Bonarelli, donna amata dall’artista, che viene ritratta in un momento di intimità domestica con le labbra dischiuse e i capelli spettinati. 
Grande è l’intensità espressiva del gruppo scultoreo di Algaradi che rappresenta San Michele che sconfigge il demonio; le due figure sono opposte tra loro, se San Michele ha un’espressione concentrata ed è caratterizzato da una figura elegante, sottile ed allungata, il demone dalla bocca spalancata, si contorce a terra tra le fiamme.
Degne di nota sono poi la maestosa ed imponente figura di Chronos dipinta da Beinaschi Il trionfo del nome di Gesù del Baciccio (bozzetto preparatorio per la volta della chiesa del Gesù a Roma) che costituisce uno straordinario esempio di pittura illusionistica barocca.
Baciccio: Trionfo del nome di Gesù
In una delle ultime sale si potranno poi ammirare i bozzetti per opere di straordinario fascino quali La transverberazione di Santa Teresa e gli angeli del ponte Sant’Angelo.
Nell’ultima sala, a chiudere la mostra, è una pregnante citazione di Bernini “L’ingegno, il disegno è l’arte magica per mezzo della quale si arriva ad ingannare la vista in modo da far stupore…”.

La mostra sarà aperta fino al 26 luglio.

mercoledì 1 aprile 2015

Museo di Casal de' Pazzi, scoperte nella periferia romana

Casal de' Pazzi anni '80 scavo

Nel 1981 il ritrovamento di una zanna d’elefante durante i lavori di urbanizzazione della zona di Rebibbia segnò la nascita del Museo di Casal de’ Pazzi, inaugurato a Roma dal Sindaco Ignazio Marino da pochi giorni. Si tratta del ventiquattresimo museo gratuito ed il secondo museo scientifico di Roma.


L’indagine archeologica intrapresa su un’area di circa 1200 mq, all'indomani del sopra citato ritrovamento, portò alla luce un antico alveo fluviale, 200 fossili animali (elefante, uro, ippopotamo e rinoceronte), un frammento di cranio umano, ed oltre 1500 manufatti in selce. L’importante sito rappresenta l’ultima testimonianza di depositi pleistocenici della bassa valle dell'Aniene (circa 200.000 anni fa).


Sala espositiva
Veduta interna
 Nel corso degli anni al lavoro degli archeologi si sono affiancanti numerosi progetti (La scuola adotta un monumento), cooperative sociali, i detenuti dell’Istituto di Pena di Rebibbia, l’Istituto per le tecnologie applicate ai Beni Culturali e gli studenti di Archeologia dell’Università La Sapienza di Roma. L’unione di intenti ha contribuito alla realizzazione di ricostruzioni 3D interattive che permettono al visitatore di assistere all'inondazione dell’antico letto del fiume Aniene ed esplorare l’ambiente paleolitico tra grandi elefanti.



Proiezione durante la visita
Una passerella consente di scrutare l’alveo fluviale dall’alto ed osservare, grazie a suggestive proiezioni, massi, zanne lunghe fino a 4 metri e numerosi resti fossili. La narrazione della voce fuori campo di un uomo vissuto 200.000 anni fa aiuta i fruitori ad immaginare l’antico paesaggio.







Il piccolo museo è corredato esternamente di pannelli  esplicativi che sintetizzano l’evoluzione del paesaggio a partire da 3 milioni di anni fa ed un giardino pleistocenico che richiama un percorso fluviale; nella sala espositiva interna è possibile ammirare reperti e confrontarsi con il mondo interattivo grazie a touch screen e filmati. 
Ricostruzione Casal de' Pazzi







Il museo contribuisce a sottolineare come anche nelle aree periferiche di Roma ci sia una importante ricchezza, a volte nascosta tra i palazzi, che aspetta solo di essere scoperta e valorizzata.

Maggiori info su http://bit.ly/1B9o43O


Ilenia Maria Melis