lunedì 4 giugno 2012

Il Parco Regionale dell’Appia Antica in bici!

E' un'assolata e caldissima domenica di metà maggio, tarda mattinata e le intenzioni sono chiare: attraversare in bici  la via Appia Antica, il Parco della Caffarella e il Parco degli Acquedotti partendo dal Parco di Tor Fiscale.
Qui gli amici del Gazebike ci forniscono, oltre alla bici e a tutte le informazioni necessarie sul percorso che abbiamo scelto di intraprendere, la cartina formato gigante del parco (che chiedo espressamente dato il mio senso dell'orientamento praticamente nullo).
Partiamo così in sella alle nostre bici alla scoperta  del Parco Regionale dell’Appia Antica

Il parco è un’area protetta di interesse regionale, istituito nel novembre 1988 dopo una lunga battaglia civile, e comprende  una superficie di circa 3.400 ettari. Al suo interno conserva intatti scorci di campagna romana a cui si sommano importantissime memorie storico archeologiche.

Attraversiamo il tranquillo parco di Tor Fiscale dominato dalla torre (XII-XIII sec.) alta circa 30 metri edificata sulla linea degli acquedotti romani Claudio (52 d.C.) e Felice (1585 d.C.), e raggiungiamo la via Appia Antica (no..pedalare sull'antico basolato è impossibile! Questo pezzo facciamolo a piedi!) all'altezza della Tomba di Cecilia Metella e della chiesa di San Nicola.

via Appia Antica
La via Appia, aperta dal censore Appio Claudio nel 312 a.C., prolungata nel 268 a.C. fino a Benevento, raggiunse nel 191 a.C. Brindisi, il principale porto per la Grecia e per l’Oriente. Divenne, così, la principale via di comunicazione del mondo mediterraneo e conquistò il titolo di  “Regina Viarum”, la Regina delle strade. La pavimentazione fu realizzata con grandi pietre levigate e perfettamente combacianti, larga circa 4.10 metri,  una misura che consentiva la circolazione nei due sensi.

Utilizzata fino al Medioevo, cadde poi in abbandono e fu riaperta da Pio VI solo a fine Settecento e sistemata ad opera di Luigi Canina.

Dopo l’Unità, furono lanciati i progetti di recupero dell‘Appia Antica da cui nascerà la "passeggiata archeologica" tra il Circo Massimo e le Terme di Caracalla.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Appia Antica corre il rischio di essere sommersa dal cemento sia dalla grande speculazione che dal piccolo abusivismo che diedero il via a una decennale battaglia condotta da associazioni di cittadini che rivendicava la salvaguardia e la tutela della zona. Nonostante il degrado e i cambiamenti avvenuti nel tempo, l’itinerario lungo la via Appia Antica è di massimo interesse in quanto costituisce una delle poche testimonianze superstiti di quello che era, fino ai primi decenni del Novecento, il paesaggio della campagna romana, caratterizzato dalla presenza di innumerevoli resti antichi (installazioni funerarie, monumenti di illustri famiglie,  colombari di confraternite, colombari di confraternite)  e testimonianza di come era strutturata una via romana.

La Tomba di Cecilia Metella,  eretta poco dopo il 50 a.C. per la figlia di Q. Cecilio Metello Cretico e  moglie di Marco Grasso, è costituita da un basamento a pianta quadrata su cui si innalza un’imponente cilindro, ancora rivestito dalle originarie lastre di travertino, coronato da un fregio marmoreo a rilievo con scudi gallici, festoni e  bucran. Probabilmente il cilindro era originariamente sormontato da un tumulo di terra ricoperto da vegetazione e al suo interno accoglieva la cella funeraria.

Gli attuali merli ghibellini del mausoleo si ricollegano alla sopraelevazione eseguita nel 1302 dai Caetani che fecero della tomba il mastio dell’adiacente castello. Del complesso rimangono resti pittoreschi con torri, bifore trilobate, merlature e, sul lato opposto della strada, la chiesetta scoperchiata di S. Nicola, unica superstite delle numerose della zona, che costituisce un raro esempio di architettura gotica (cistercense) romana.


Chiesa di San Nicola


Tomba di Cecilia Metella


Percorriamo la via Appia verso nord-ovest imbattendoci prima nella Villa di Massenzio, poi nelle Catacombe di San Sebastiano e quelle di San Callisto e svoltiamo infine a destra entrando nella Valle della Caffarella. Qui è la natura che ci affascina e ci sorprende con le sue distese di verde e di fiori, paesaggio che ci permette di comprendere i motivi per cui in epoca romana la valle costituiva un luogo privilegiato di culto per le sue caratteristiche naturalistiche.


La residenza imperiale di Massenzio è uno dei più estesi e importanti complessi monumentali dell’Appia Antica.  Appare in primo piano il mausoleo noto come la Tomba di Romolo dal nome del figlio dell’imperatore che vi fu sepolto nel 309 d.C. In secondi piano troviamo il Circo, lungo 250 metri e largo 92, delimitato sul lato di testa da due torri semicilindriche tra le quali erano i dodici box da cui partivano i carri per le corse. Al centro dell’area è la “spina” attorno alla quale i carri giravano e sul lato curvo si trova un arco trionfale. Sulle gradinate potevano trovare posto oltre 10.000 spettatori. Al di là del Circo sorgeva la Villa che era direttamente collegata al palco imperiale del Circo.

Basilica di S. Sebastiano
La Basilica di S. Sebastiano, costruita agli inizi del IV secolo ma rifatta nel XVII, già intitolata ai SS. Pietro e Paolo, dopo il IX secolo fu dedicata al martire sepolto nelle adiacenti catacombe alle quali si accede dalla chiesa. Le catacombe di S.Sebastiano furono le prime ad essere indicate con l’espressione generica derivata del greco Katà Kymbas, che significa “presso le cave” e dalla quale fu tratto il nome usato per designare tutti i cimiteri sotterranei.

Le Catacombe di S. Callisto rappresentarono fin dal III secolo il più importante sepolcreto cristiano di Roma che accolse molte sepolture di papi e di martiri. Le gallerie si sviluppano su quattro piani per un’area di oltre 12.000 metri quadri.


La Valle della Caffarella è compresa tra le Mura Aureliane, la via Latina, la via dell'Almone e la via Appia.
Antico luogo di miti e leggende (si conserva ancora il ninfeo di Egeria che la leggenda romana voleva teatro degli incontri tra Numa Pompilio e la ninfa omonima, consigliera e consorte del re), il suo nome deriva dalla principale tenuta storica che esisteva nella zona. Ma il suo valore naturalistico non è meno importante della sua rilevanza archeologica: nella valle attraversata dall’Almone,  piccolo affluente del Tevere,  fiume sacro ai romani,  e ricca di sorgenti d’acqua, i boschi di leccio e di roverella si alternano ai campi coltivati e ai pascoli mantenendo inalterate le caratteristiche che la rendono ancora oggi testimonianza della suggestiva antica campagna romana.

Ninfeo di Egeria

Concludiamo il percorso all'interno del Parco degli Acquedotti  incantevole distesa di rovine dove gli acquedotti, appunto, sono gli indiscutibili protagonisti dello scenario che scorre velocemente come azionato da un  meccanismo automatico collegato ai nostri pedali.




Il Parco degli Acquedotti  è caratterizzato dalla presenza di ben sette acquedotti romani realizzati in epoche diverse, dal III secolo al Rinascimento: Anio Vetus, Anio Novus, Marcio, Tepula, Julia, Claudio e Felice. Le loro acque, provenienti dall’alta valle dell’Aniene e da sorgenti dei colli Albani, mediante complesse ed ammirevoli opere di ingegneria, arrivavano fino al centro di Roma per essere poi distribuite nella città.
Sovrastano ancora l’area  i resti delle imponenti arcate dell’acquedotto Claudio che, insieme a quelle più basse del Felice, tra i pini secolari ed i ruderi di antiche ville suburbane come quella delle Vignacce, conferiscono all’intera zona un aspetto affascinante.



E’ terminata così la nostra pedalata che, nel corso di tre piacevolissime ore, ci ha permesso di scoprire  la storia, i resti archeologici, le bellezze naturali e paesaggistiche del Parco dell’Appia Antica in un connubio unico.

Per noi gli intenti sono stati sicuramente diversi da quelli dei viaggiatori dei secoli 
 XVIII e XIX che intraprendevano il Grand Tour nella campagna romana alla ricerca del passato classico e di paesaggi bucolici (evadere dal traffico e dalla confusione quotidiani a ritmo di pedalate, goderci la natura ed il sole) ma ci ritroviamo perfettamente nelle parole di Stendhal (1827) ispirate dalle incantevoli e pittoresche vedute:

“…Attraversammo queste campagne deserte, questa solitudine immensa che circonda Roma fino a parecchie leghe di distanza. Il paesaggio è magnifico: non è una pianura piatta, la vegetazione è rigogliosa, e il panorama è qua e là dal rudere d’un acquedotto o di antiche tombe, che imprimono alla campagna romana un carattere di grandezza veramente incomparabile. Le bellezze dell’arte raddoppiano l’effetto delle bellezze naturali, evitando quella sazietà che procura il piacere di ammirare paesaggi”. 


Informazioni utili: ogni domenica sono previste visite guidate GRATUITE presso Villa dei Quintili (ore 10.00), Tomba di Cecilia Metella (ore 12.00) e Terme di Caracalla (ore 15.00). Il biglietto di ingresso (€ 6) è valido per tutti e 3 i siti ed è possibile utilizzarlo nell'arco di una settimana. Il riferimento telefonico di Villa dei Quintili per maggiori informazioni è lo 06712912.

Tutti i punti dove è possibile affittare una bici li trovate qui