mercoledì 9 settembre 2015

Una passeggiata tra storie d'amore e d'amicizia al Cimitero acattolico di Roma


"Dove se n'è andato Elmerche di febbre si lasciò morire?Dov'è Herman     
bruciato in miniera?
Dove sono Bert e Tom,il primo ucciso in una rissae l'altro che uscì già morto di galera?E cosa ne sarà di Charleyche cadde mentre lavoravae dal ponte volò e volò sulla strada?Dormono, dormono sulla collina.Dormono, dormono sulla collina."
Cimitero acattolico
Con questi versi di "Dormono sulla collina" di Fabrizio De Andrè, canzone tratta dall'album Non al denaro, non all'amore nè al cielo, ispirato ad alcune poesie dell'Antologia di Spoon River,inizia la visita guidata al Cimitero acattolico di Roma.
Nel cimitero costruito nel '700 all'ombra della Piramide Cestia, nella zona dei "prati del popolo romano", riposano gli stranieri morti a Roma durante il Gran Tour, gli acattolici e i poeti; gli outsider di Roma che, appartenenti a una scala sociale troppo elevata, non potevano essere sepolti con le prostitute.
Passeggiando tra i vialetti dello splendido giardino del cimitero ci si imbatte in tombe di personaggi più o meno celebri le cui lapidi raccontano storie d'amore e d'amicizia.
Sulla tomba dell'americana Elisa Watsons un bellissimo rilievo mostra la defunta mentre, volgendo per l'ultima volta lo sguardo verso i figli dolenti, viene presa per mano dall'Angelo della morte.
Proseguendo incontriamo la tomba di John Keats che morì a Roma di tubercolosi stringendo tra le mani la corniola regalata dalla sua amata. Sulla lapide, commissionata dall'amico Joseph Severn, compare l'immagine di una lira greca senza corde simbolo del Genio del poeta spezzato prematuramente dalla morte, ma un attore che si avvicina ai visitatori recitando i versi di Perchè ho riso stanotte ci rivela che per Keats "la morte è il più alto premio dell'esistenza" .
Accanto al poeta riposa proprio l'amico Severn che era un pittore come suggerisce l'immagine di una tavolozza sulla lapide.
A partire dell'800 molte tombe iniziarono ad essere ornate da sculture come quella realizzata per la
Monumento funebre a Maria Obolensky
diciassettenne Maria Obolensky che viene rappresentata come allegoria della malinconia persa nei suoi pensieri e nel suo dolore. Anche molti scultori decorarono le tombe delle mogli defunte con opere di grande fascino.
L'americano Richard Greenough, ad esempio, ornò la tomba della consorte con l'immagine di Psiche che si spoglia della mortalità. Franklin Simmons creò invece l'Angelo della Resurrezione per la tomba della sua seconda moglie Ella.


Angelo del dolore
Al contrario, un profondo senso di tristezza e di vuoto trasmette l'Angelo del dolore (l'opera più bella e struggente del cimitero) che lo scultore William Wetmore Story realizzo per la morte della moglie Emelyn.
L'angelo, inginocchiato davanti a un piedistallo, ha la testa appoggiata sul braccio e piange con il volto nascosto mentre la sua mano penzola impotente. Alcuni fiori di pietra sono sparsi alla base del piedistallo come se l'angelo, attanagliato dal dolore, li avesse fatti cadere; anche le ali, che normalmente si ergerebbero alte, sono curve in modo da accentuare il senso di tristezza.
L'ultima tappa di questo laico pellegrinaggio è sulla tomba di Antonio Gramsci dove, in suo onore, viene recitata Odio gli indifferenti.
"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti"
A salutare i visitatori, all'uscita del cimitero, sono i versi de Il suonatore Jones di De Andrè
"Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato."
Nel corso dei secoli molti visitatori hanno descritto emozioni e sensazioni provate al Cimitero acattolico di Roma, tra questi non possiamo che ricordare le parole di Henry James

"Una mescolanza di lacrime e sorrisi, di pietre e di fiori, di cipressi in lutto e di cielo luminoso, che ci dà l'impressione di volgere uno sguardo alla morte dal lato più felice della tomba".

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