martedì 1 marzo 2016

Campidoglio. Mito, memoria, archeologia.

Per la prima volta in assoluto il Campidoglio narra se stesso in una mostra allestita nelle sale capitoline di Palazzo Caffarelli, visitabile dal 1 Marzo al 19 Giugno 2016.
Apre, infatti, oggi al pubblico Campidoglio. Mito, memoria, archeologia, che racconta il colle più celebre di Roma, spaziando dai dipinti ai plastici, dai documenti d’archivio alle sculture e agli affreschi, fino ai reperti archeologici. La nota dominante è la rarità e preziosità dei materiali esposti, alcuni dei quali presentati in anteprima assoluta proprio in quest’occasione.
               J. M. W. Turner.
Modern Rome. Campo vaccino. 1839.


È il caso del dipinto Modern Rome. Campo vaccino di J. M. W. Turner, acquistato dal Getty Museum nel 2010 per l’astronomica cifra di 45 milioni di dollari e per la prima volta esposto a Roma. L’opera, datata 1839, apre il primo nucleo espositivo dedicato alle vedute del Campidoglio, catturando lo spettatore attraverso l’atmosfera rarefatta di un paesaggio con rovine dal sapore eterno e immobile, per poi accompagnarlo verso le numerose opere di autori precedenti e contemporanei a Turner, tra cui quelle di Giovan Battista Piranesi, Filippo Juvarra e Luigi Rossini.
E. Proferisce.
Plastico in scala 1:50 dei ritrovamenti
archeologici -scavi Colini. 1925-1926.
Sono degni di menzione anche i tre plastici del Campidoglio, due provenienti dai depositi di Palazzo Braschi e uno dalla Protomoteca capitolina, dal valore un tempo documentario e oggi squisitamente didattico. I primi due, realizzati da Antonio Muňoz tra il 1928 e il 1932, mostrano il colle prima e dopo alcuni degli interventi di isolamento realizzati tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento; il terzo, realizzato da Ermete Proferisce tra il 1926 e il 1927, riproduce in scala 1:50 i ritrovamenti archeologici seguiti agli scavi effettuati da Antonio Maria Colini nel 1925, il più significativo dei quali è una favissa contenente materiale datato all’VIII sec. a.C.
Autore non identificato.
Affreschi dello scalone.
1606-1610 ca.
Il secondo nucleo espositivo è dedicato all’antico Palazzo Caffarelli, di cui sono esposti alcuni affreschi della volta dello scalone, recuperati dai depositi di Palazzo Braschi e scrupolosamente restaurati. Sono datati ai primissimi anni del Seicento e raffigurano motivi a grottesca, paesaggi, scene di caccia e ritratti della famiglia con gli Asburgo, a cui i Caffarelli sono legati sin dal trionfale ingresso a Roma di Re Carlo V nel 1538.
G. Ioppolo
Frammento di colonna del
Tempio di Giove Capitolino.
1960 ca. China su lucido.
Il terzo e ultimo nucleo espositivo si incentra sul Tempio di Giove Capitolino con la ricostruzione di un rocco di colonna, il cui originale in marmo pentelico è situato nei Giardini di Palazzo Caffarelli, significativa testimonianza del tempio in epoca domizianea (fine I sec. d.C.), documentata anche dai disegni di Giovanni Ioppolo, datati 1960.
Chiude la mostra quella che è una vera e propria primizia per gli amanti dell’archeologia: sono presentati, infatti, per la prima volta gli eccezionali materiali rinvenuti negli scavi realizzati tra il 2008 e il 2014 presso il Giardino Tarpeo. Si tratta di un migliaio di frammenti di tegole e terrecotte architettoniche del Tempio di Giove Capitolino, datate dall'età arcaica a quella tardo-repubblicana (dal VI al III sec a.C.), che hanno permesso la ricostruzione del sistema decorativo del più prestigioso e monumentale edificio religioso capitolino dell'antica Roma.

La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30. 
Tutte le informazioni sono reperibili al seguente link 




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