giovedì 3 maggio 2012

La favola di Amore e Psiche. Il mito nell’arte dall’antichità a Canova


Dal 16 marzo al 10 giugno, presso il Museo di Castel Sant’Angelo saranno in esposizione un centinaio di opere provenienti da musei italiani e stranieri per raccontare una delle fiabe più affascinanti dell’antichità che ha ispirato straordinari capolavori. Esempi eccezionali  sono il ciclo di affreschi di Raffaello nella Loggia della Farnesina a Roma, il ciclo di Giulio Romano a Palazzo Te a Mantova, gli affreschi di Taddeo Zuccari  in una stanza del castello Orsini di Bracciano e i capolavori delle sculture canoviane dedicate al mito di Psiche.

La favola di Amore e Psiche.

Psiche in greco significa anima, soffio, respiro vitale e la sua vicenda è la metafora della storia dell’anima umana che, solo attraverso un duro cammino, potrà raggiungere la purificazione e la sfera del divino.
La storia è narrata da Apuleio nel suo “Le metamorfosi” o “L’asino d’oro” (II sec. d.C), ed esattamente nei libri IV-V-VI.
Sono andata a cercarlo tra gli scaffali della mia libreria, insoddisfatta delle reminiscenze liceali a riguardo, in maniera da potervela raccontare.

Psiche, principessa di straordinaria bellezza, è adorata dagli umani come fosse Venere e per questo motivo scatena le ire della dea che ordina l’intervento del figlio Cupido affinché la fanciulla si innamori dell’uomo più vile e miserabile che ci sia. Ma è proprio il dio dell'Amore a cadere vittima delle sue stesse frecce e a subire la sorte destinata ad un altro, innamorandosi di Psiche. Quest’ultima, intanto, seguendo il responso dell’oracolo del dio di Milesio che le aveva predetto le nozze con un mostro  alato, viene abbandonata sulla cima di un monte e trasportata dal dolce soffio di Zefiro presso un sontuoso palazzo, la sua nuova dimora.
Qui vive in solitudine, servita da voci invisibili, raggiunta solo durante la notte dal suo sposo il cui volto le è  proibito conoscere e che svanisce con l’arrivo di ogni nuovo giorno.
E’ proprio la solitudine il motivo che la spinge a supplicarlo di poter rivedere le sue due sorelle ed, accontentata, si lascia convincere da queste, invidiose delle ricchezze a cui lei è stata destinata, del fatto che il suo sposo sia in realtà un drago il cui intento è quello di divorarla, deve dunque ucciderlo per sfuggire a questo orrendo destino.
Così, venendo meno alla promessa fatta allo sposo e ignorando gli ammonimenti riguardanti le perfide intenzioni delle sorelle, l’ingenua Psiche, giunta la notte ed assicuratasi che il marito fosse caduto in un sonno profondo, afferra un pugnale ed accende una lanterna la cui luce le rivela l’identità di colui che riposa al suo fianco, non si tratta di un mostro ma del dio Cupido!
Stupore, pentimento, paura, rinnovata passione sono i sentimenti che si alternano nell’animo della fanciulla che, piena di curiosità, ammira quello splendido essere divino.
Nel chinarsi per coprirlo di baci, però, una goccia d’olio bollente cade dalla lucerna ferendo la spalla del dio che, sentendosi tradito, vola via abbandonando Psiche in preda alla disperazione. Quest’ultima fallisce il suo tentativo di suicidio salvata da forze naturali ed inizia il suo lungo cammino alla ricerca dello sposo. Dopo aver consumato la vendetta contro le sorelle, giunge al cospetto di Venere che, furibonda per l’accaduto, la tortura e la sottopone a quattro durissime prove che riesce a superare aiutata, anche questa volta, dalla natura. Intanto Cupido implora l’intervento di Giove stesso che accondiscende alla richiesta rendendo Psiche immortale e legittimando, così, le nozze tra i due. Dalla loro unione nascerà una figlia chiamata Voluttà, ovvero Piacere.


La mostra.

La mostra prende avvio dal ciclo di Perin del Vaga che decora il fregio di una delle salette dell’appartamento di Paolo III a Castel Sant’Angelo e, attraverso dipinti, disegni, sculture, incisioni, arazzi e terracotte, vuole rivelarci come muta la lettura della favola attraverso i secoli, dall’antichità all’Ottocento. Per questo motivo l’esposizione è suddivisa in quattro sezioni:

  • Le radici del mito, le personificazioni di Eros e Psiche, i patimenti dell’anima, la coppia divina, il bacio e la fabula di Apuleio: tratta del concetto di Amore come perdita del sé per poi ritrovare una comune identità tra Psiche e Eros che sono due figure che si cercano, si torturano, si amano.
Amore e Psiche, il gruppo del bacio.
Seconda metà del II sec. d.C.Roma, Musei Capitolini.
Gruppo di Amore e Psiche.
Seconda meta del II sec. d.C. Firenze, Galleria degli Uffizi.





















Cammeo con Eros che tormenta
Meta del I sec. a.C. Firenze, Museo Archeologico Nazionale
Psiche alata.
II sec. d. C. Roma, Musei Capitolini.





















  • La fortuna della Favola di Amore e Psiche nel Rinascimento: la cultura umanistica vede nella favola il trionfo dell’amore coniugale e della purificazione dell’anima umana. In questa sezione si èuò ammirare la famosa e bellissima serie delle incisioni del Maestro del Dado, che ripercorre l’intera favola.

Le sorelle di Psiche accolte alla reggia.
46.Maestro del Dado (? 1510/1512- Roma 1550 circa)
Agostino Veneziano (Venezia 1490 circa – Roma 1540 circa)


  • La scena della lampada, il fascino irresistibile di Amore misterioso: nel Seicento trionfa l’aspetto fiabesco e drammatico che viene sviluppato incentrando le opere sulla scena relativa alla scoperta dell’identità di Amore da parte Psiche.





Giuseppe Maria Crespi. Bologna 1665 -1747
Psiche scopre Amore. Firenze, Galleria degli Uffizi.
Jacopo Zucchi. Firenze 1542 circa – Roma 1596
Psiche scopre Amore. Roma, Galleria Borghese



















  • Il revival romantico della favola nel Neoclassicismo: tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, le opere si caratterizzano per i toni nostalgici e melanconici e raffigurano prevalentemente il momento dell’abbandono, del sonno, del bacio.
Giovannni Cappelli. Modena 1814-1885
Psiche abbandonata. 
Modena, Galleria Museo e Medagliere Estense
John Gibson. Conway 1790 – Roma 1866
Psiche trasportata dagli Zefiri
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini





















Terminata la mostra, non resta che godersi anche la visita di Castel Sant'Angelo. Edificato come mausoleo dell’imperatore Adriano  intorno al 123 d.C, divenuto fortezza a protezione della città, poi residenza dei pontefici ed adibito ad ospitare l'Archivio ed il Tesoro Vaticani, fu infine adattato anche a tribunale e prigione. C’è tutta questa intricata storia da rivivere percorrendo ambienti, logge, scale e cortili che costituiscono l'attuale assetto del Castello fino a giungere allo straordinario spettacolo panoramico che si osserva dalla terrazza dell’Angelo sovrastata dalla statua bronzea dell'Arcangelo Gabriele realizzata da Antoon Van Verschaffelt ad immortalare la visione di Gregorio Magno che annunciava la fine della pestilenza  nel 590.










Più di una persona mi ha detto che, a suo parere, la mostra non è nulla di entusiasmante, che gli spazi, le mura e le sale di Castel Sant’Angelo rappresentano  la vera suggestione della visita.
Non mi trovo d'accordo e la mostra ve la consiglio, davvero. Non solo per il percorso espositivo che porta a scoprire l’evoluzione del mito nella storia (ben fatto, comunque) ma per gli stimoli che personalmente ne ho tratto. Ho tolto quello spesso strato di polvere depositatosi sul volume di Apuleio e mi sono sorpresa a pensare che un libro del genere sia stato scritto nel II secolo per l’originalità  che lo caratterizza e per il fascino che la favola ha esercitato su di me; ho prenotato una visita a Villa Farnesina, sono intenzionata ad andare presto al Castello di Bracciano e sono tornata alla GNAM a cercare l’originale della “Psiche svenuta” di Tenerani (all’interno della mostra è esposta la copia in gesso)…era sempre stata lì, ma non l’avevo mai apprezzata veramente! 

Ed, infine, sono giunta alla conclusione che la curiosità è causa di rovina...ma anche di salvezza.



Informazioni utili
Orario:
fino al 10 giugno2012, ore 9 – 19,30. (La biglietteria chiude alle ore 18,30)
Lunedì chiuso
(Pasqua, 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno aperto)
Biglietto d’ingresso intero € 10 - ridotto € 7,50
Info e prenotazioni 06 32810 - 6819111



3 commenti:

  1. Complimenti per il post...molto interessante la relazione e l'influenza delle diverse fasi del mito con le differenti epoche storico artistiche. Era una mostra che non avevo preso in considerazione ma sei riuscita a convincermi! ( e cmq che permaloso 'sto cupido...pe na gocciolina d'olio bollente...tsè)

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  2. Non aveva opere assurde ma è stata interessante perchè sviscera il tema di amore e psiche nel tempo! Non avendo fatto studi classici non ne sapevo nulla ed è stata una riflessione piacevole!!! poi Castel Sant'Angelo merita!!
    Bel post!!

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  3. @Andrea: grazieee!! mi hai letto subito! :) Ora, prima della visita, leggerai l'originale di Apuleio in latino?

    @Cecilia: grazie anche a te! Domani ci aspetta Villa Farnesina..altro che ricostruzione 3D!!! ;)

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