domenica 4 maggio 2014

L’ARTE DEL COMANDO. L’EREDITA’ DI AUGUSTO

In occasione del bimillenario della morte dell’imperatore Augusto, è allestita, fino al 7 settembre 2014, un’interessante mostra nelle sale espositive dell’Ara Pacis, maestoso monumento voluto proprio da Augusto per celebrare il lungo periodo di pace raggiunto durante gli anni del suo impero.



Ho visitato le 12 sezioni della mostra, ognuna delle quali propone un tema o un’epoca storica in cui è evidenziato il lascito ideologico e morale di Augusto nel corso dei secoli, dall’antica Roma sino al Novecento, attraverso l’esempio di grandi personaggi come Costantino, Federico II, Carlo V, Napoleone, rappresentati in dipinti, sculture, incisioni, monete e mosaici.
Il Garofalo, Apparizione della Vergine 
ad Augusto e alla Sibilla (1544)
Nella prima sezione Cesare Ottaviano Augusto e l’elaborazione del mito, mi ha colpito la riproduzione ad acquerello su carta (gli originali sono conservati al Museo Nazionale di Palazzo Massimo alle Terme) di un ciclo di pitture murali provenienti dal cosiddetto Colombario dell’Esquilino, sepolcro del generale Statilio Tauro, amico di Augusto e con lui trionfatore nella battaglia di Azio. Queste pitture narrano episodi legati alle origini di Roma, come il Ritrovamento di Romolo e Remo e la Costruzione di una città, e sono caratterizzate da un forte realismo sia nei colori che nella ricerca del particolare iconografico.

Molto particolare, nella quarta sezione, Dall’Ara Pacis all’Ara Coeli, è un dipinto del Garofalo, Visione di Augusto, proveniente dai Musei Vaticani. In questo dipinto è rappresentato il momento in cui, secondo una leggenda, la Madonna sarebbe apparsa ad Augusto (l’imperatore non era cristiano) nel luogo indicatogli dalla Sibilla Tiburtina che coinciderebbe con quello dove oggi sorge la chiesa dell’Ara Coeli sul Campidoglio.
Il capolavoro della mostra, che vi consiglio di non perdere, è un dipinto di Rubens, Il ritrovamento di Romolo e Remo del 1612, che rappresenta l’episodio della lupa che allatta i due gemelli, tratto dall’Eneide di Virgilio. Molto particolare è la presenza nel dipinto di un piccolo picchio: l’uccellino offre a Romolo tre ciliegie, simbolo della Passione di Cristo; tale gesto si ricollega ai committenti del dipinto, i re di Spagna Alberto e Isabella, e quindi celebra la pax hispanica tra cattolici e protestanti, raggiunta proprio in quegli anni della prima metà del Seicento.
Mi è piaciuto molto anche un dipinto esposto nella decima sezione, dedicata all’Arcadia: Erminia tra i pastori di Giovanni Lanfranco, che rappresenta un episodio tratto dalla Gerusalemme Liberata di Tasso, nel quale l’eroina si toglie l’elmo, mostra ai pastori i suoi capelli biondi e presso di loro troverà la pace a lungo cercata.

Rubens, Il ritrovamento di Romolo e Remo (1612)

Il percorso della mostra si conclude con un’interessante serie di fotografie che documentano gli scavi archeologici effettuati a Roma a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, con il ritrovamento dei resti dell’Ara Pacis ed i lavori per la sua ricostruzione.
La mostra è visitabile da martedì a domenica, dalle ore 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18,00) ed il biglietto di ingresso costa 12 euro. Non è necessaria la prenotazione.

Maggiori informazioni sul sito ufficiale.

Valeria Puccio


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