sabato 3 giugno 2017

Metti un sabato dalla Piramide Cestia alla Porta di Via Ostiense

Una mattinata piacevole, quella trascorsa con l’Associazione culturale Ars in Urbe, alla scoperta e riscoperta di due monumenti romani, fin troppo noti, ma mai fino in fondo.

La visita inizia alla Piramide Cestia e la guida, Cristina Cecchini, è un mix di preparazione, professionalità e passione e non lesina informazioni di natura sociale, economica, politica, ecc.
Apprendo così che il monumento funebre si ispira alle piramidi egiziane, ma alla lontana, differendone per tecnica costruttiva e per forma. Che il proprietario  - Caio Cestio- è un ricchissimo senatore facente parte del collegio dei Septemviri Epulones, il quale, per testamento, obbliga gli eredi a costruire in meno di un anno la sua Piramide, pena la perdita dell’eredità; che tra i suoi eredi figura addirittura Agrippa,  “quello del Pantheon” come detto con fare partecipante da un visitatore; che….tanti altri notevoli che… fino al momento clou, atteso con trepidazione, ovvero la possibilità di accesso all’interno della camera sepolcrale del monumento. 
Si tratta di una camera rettangolare, con pareti e volta a botte affrescate in terzo stile pompeiano: in riquadri bordati di rosso e con fondo bianco, compaiono vasi lustrali e figure femminili, interpretate come ninfe o sacerdotesse; mentre i grandi assenti sono gli affreschi raffiguranti il committente.
Accesso dei
"tombaroli"
In un periodo impreciso compreso tra la Tardo Antichità e il Medioevo, tali affreschi -collocati uno nella parete di fondo e l’altro al centro della volta- vengono portati via da "tombaroli", che violano la camera, scavando un cunicolo, il cui accesso è oggi segnalato dalla presenza di una grata, in un lato della piramide. Tre grandi buchi sono infatti l’amara sorpresa che si trova di fronte Papa Alessandro VII (1655-1667), quando fa scavare per la prima volta la Piramide. 
Nei secoli successivi, la Piramide ha subito vari interventi di restauro: nell’Ottocento, quando la punta si frantuma perché colpita da un fulmine e in occasione del restauro la si dota di un parafulmine; nel 1999, quando si lavora agli impianti di illuminazione e si munisce la facciata di ganci di rinforzo; e nel 2012, con la ripulitura di tutto il monumento grazie al contributo dell’imprenditore giapponese Yuzo Yagi, proprietario della Yagi Tsusho Ltd, come ricorda la targa, posta sulla soglia di accesso alla camera sepolcrale.

Il viaggio alla Piramide Cestia termina e la visita prosegue alla Porta di Via Ostiense, detta anche Porta di San Paolo, che ospita al suo interno il Museo di Via Ostiense.
Un’isola di storia in un mare di traffico, così si presenta oggi, a seguito dei lavori degli anni Venti del Novecento da un lato e delle demolizioni avvenute durante gli eventi bellici del 1943 dall’altro. Ma ovviamente così non era. Inserita nel sistema di mura, porte e posterule aureliane del III secolo, rinforzata e rialzata da Onorio nel V secolo, la Porta è di fondamentale importanza per due motivi: uno commerciale, conducendo verso Ostia e uno religioso-devozionale, conducendo i pellegrini verso la Basilica di San Paolo. Nel XVIII secolo, Porta San Paolo ospita il Dazio doganale, edificio ancor oggi presente ma con diversa funzione: quella di casa del Custode del Museo. Vedere la signora con le buste della spesa in mano aprire la porta di casa all’interno della Porta di Via Ostiense ed entrare è un qualcosa che solo a Roma può succedere!

La visita si conclude sul camminamento superiore scoperto, da dove apprezzo ancora una volta la bellezza mai scontata di Roma.

Nessun commento:

Posta un commento