domenica 25 gennaio 2015

QUELLO CHE NON FECERO I BARBARI...


Articolo 9 della Costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio ed il patrimonio storico e artistico della Nazione" 

Come vengono gestiti siti archeologici più o meno noti della nostra città e del suo interland? Enti ed istituzioni che politiche mettono in atto per valorizzarli? Rinterri, ritardi, sprechi ed abusi si susseguono in un paese e in una città in cui si dovrebbe invece puntare su queste ricchezze per rilanciare l'economia e creare maggiore consapevolezza collettiva. Molto spesso nuovi scavi e nuove scoperte, che potrebbero aiutarci a comprendere qualcosa di più del nostro passato, sono abbandonati all'incuria e alle intemperie: cantieri mai finiti per mancanza di fondi, o d'interesse/i, si trasformano in discariche o luoghi di bivacco. La grande Necropoli imperiale sull'antica via Collatina, la Tomba del “Gladiatore” sul tracciato della via Flaminia, il Museo delle Navi, il mini-colosseo a Fiumicino, la villa di Nerone ad Anzio, Le Mura Aureliane, i Ninfei di Colagrosso, l'Appia Antica e tanti altri. Per l'intero settore dei Beni culturali spendiamo lo 0,19% della spesa pubblica. Il budget messo a disposizione del Mibact, in 13 anni, si è dimezzato. Corrisponde ad 1/3 di quello della Francia pur concentrando 49 siti Unesco, 40 mila dimore storiche, 3.400 musei e circa 2000 aree archeologiche. Nonostante i continui tagli, il settore della cultura genera nel nostro paese una ricchezza pari al 5.8% del Pil: 80 miliardi di euro! Pompei fattura 19 milioni di euro l'anno. La mostra organizzata lo scorso anno al British Museum di Londra, riutilizzando i reperti non esposti a Pompei (appena 250 reperti prestati gratuitamente al museo londinese), ha fruttato ben 11 milioni di euro in soli 5 mesi. Quando capiremo che questi beni rappresentano una ricchezza inestimabile che se sfruttata a dovere potrebbe generare ricchezza e benessere per la collettività? Quando impareremo che è dalla comprensione della nostra storia e del nostro passato che potrebbe derivare una maggior consapevolezza del presente? 

L'articolo completo di Riccardo Viscardi al seguente link


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