venerdì 6 febbraio 2015

"I vestiti dei sogni" in mostra a Palazzo Braschi

Prendo il biglietto per la mostra ed entro a Palazzo Braschi: quale miglior cornice alla splendida narrazione che ripercorre un secolo di storia del costume cinematografico italiano, dal 1915 al 2015. Salgo leggera la scalinata trionfale rivestita di un tappeto rosso; il cuore palpita per l’emozione nell'udire il Valzer Brillante di Verdi e realizzo che sto per vivere un sogno.
Nel tepore romantico delle luci si susseguono nelle sale scenari evocativi in cui riecheggia il fruscio delle vesti che ondeggiano tra i suoni. Abiti che raccontano mani sapienti capaci di tessere creazioni vive indossate dagli interpreti nel breve attimo della ripresa,  per sempre incastonate nelle immagini dei film.






I personaggi della pellicola prendono vita grazie agli abiti portati dagli attori e realizzati per trasmettere sentimenti, gioie e dolori propri di coloro i quali dovevano incarnare. I vestiti non voglio essere sempre semplice ricostruzione storica ma anche dar rilievo al personaggio; in Ettore Fieramosca Vittorio Nino Novarese vuole mostrarci un eroe nella sua veste quotidiana, tanto da ridurre la dimensione delle armature per lasciar spazio al personaggio.

Un’evoluzione psicologica che si ispira, con Maria De Mattei, ai temi coloristici del ciclo vitale di una foglia. Il candore e la delicatezza surreale di una splendida Audrey Hepburn vengono messi in risalto dall'organza e dal satin avorio guarniti da strass e gocce di madreperla che brillano al volteggiare sinuoso nel Valzer di Natascia di Nino Rota in Guerra e Pace.




Gusto limpido per la bellezza e precisione nella ricostruzione storica caratterizzano Piero Tosi, a cui spetta il merito di aver portato l’arte del costume cinematografico ai vertici della perfezione realistica.  Nel Gattopardo di Visconti, Tosi vuole arricchire il personaggio fino a renderlo vivo e reale di fronte alla macchina da presa.


Piume, trionfo di rouge, bustini e stringhe, colori sgargianti e luccichii per l’anima rock della Marie Antoniette di Sofia Coppola; il lavoro di Milena Canonero esaltato nell'eleganza e varietà di costumi che definiscono il clima visivo ed emotivo del film.

Una carrellata di creazioni artigianali che si fonde con gli stucchi decorati del Palazzo: visione eterea e volutamente velata di Giulietta degli spiriti di Federico Fellini; l’uniforme del Maresciallo Carotenuto creata con stoffe lussuose a sottolineare il potere del personaggio (Pane amore e fantasia); i drappeggi raffinati cristallizzati nel volume degli abiti di Casanova; le visionarie rivisitazioni della provincia di Amarcord; la fusione di tecniche e materiali nell'Edipo re di Pasolini; la pesante giacca turchese di Leopardi che contrasta con gli abiti leggeri e colorati, espressione di un dolore dell’anima; vescovi e cardinali di affacciano nella penombra della luce soffusa accanto ai busti dei loro alter ego scolpiti nella pietra (Habemus Papam).




Il viaggio sta finendo; mi ritrovo di fronte all'uscita della mostra, il vento freddo mi accarezza il volto e mi desta da un magico torpore: qui finisce il sogno.






Consiglio di informarsi preventivamente circa gli orari effettivi della mostra per non rischiare, come accaduto a me, di non godere a pieno dell'esposizione ed essere costretti ad abbandonare il museo a causa di chiusure straordinarie.

Ilenia Maria Melis



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