domenica 1 febbraio 2015

La fine dell’orrore. La liberazione dai campi nazisti.

Il 27 gennaio 2015, giornata mondiale della Memoria della Shoah, si è celebrato il 70° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
Nel cuore di Roma e a due passi dal quartiere ebraico, il Complesso del Vittoriano ospita la mostra La fine dell’orrore. La liberazione dai campi nazisti, una delle numerose iniziative messe in atto dalla Capitale per celebrarne il ricordo.

All'ingresso catturano la mia attenzione pareti nere e una palizzata lignea munita di filo spinato: la freddezza, il distacco, l’orrore sono già perfettamente percepibili per mezzo di questi pochi elementi. 
Il percorso inizia con una carta geografica che localizza i campi di concentramento…sono innumerevoli! E prosegue con vetrine dedicate allo svolgimento della vita e del lavoro dei prigionieri in quei luoghi.




Nel corridoio centrale ai pannelli descrittivi si affiancano anche dei filmati. Questa sezione è dedicata alle fasi militari che portarono alla Liberazione, ma anche ai prigionieri morti e a quelli che ce l’hanno fatta. Perché in fondo la Storia non è tanto quella che si studia sui libri - fatta di date, luoghi e di nomi di generali-,  ma è quella vissuta dalle persone comuni.
La Storia dei sopravvissuti è descritta in pannelli dallo sfondo rosso: insieme alla narrazione della deportazione e della liberazione, non si omettono mai data di nascita e gerarchie parentali, a sottolineare la Vita, gli affetti e i legami di queste persone. Alcuni di loro hanno deciso di testimoniare la loro storia attraverso convegni, pubblicazione di libri o accompagnando gruppi nei campi.
Racconterò di alcuni di loro.
Mario Limentani, classe 1923, è fermato a Roma il 27 dicembre 1943, messo su un vagone piombato alla Stazione Tiburtina il 4 gennaio 1944 e deportato a Dachau. Trasferito a Mauthausen vi rimane fino all’arrivo degli Alleati, il 5 maggio 1945: pesa 27 kg e resta in uno stato di semi-incoscienza per alcuni giorni; si riprende dopo quasi un mese e mezzo di cure.
Rientra a Roma e nel 1949 sposa Liana Del Monte, con cui ha quattro figli. Già negli anni Sessanta torna a Mauthausen e negli anni Novanta il suo impegno di testimone diventa più assiduo, accompagnando gruppi e scuole nei lager e parlando con gli studenti. Muore a Roma il 28 settembre 2014.

Isacco Sermoneta nasce a Roma nel 1912. Nel 1938 sposa Pacifica Efrati ed ha tre figlie Costanza, Emma e Franca. Il 16 ottobre del 1943 i tedeschi catturano nel suo appartamento (in Via del Tempio 4) la moglie e le bambine. Saputo dell’arresto, Isacco si consegna. Deportati ad Auschwitz, la moglie e le bambine sono immediatamente uccise nelle camere a gas, mentre Isacco è poi trasferito in numerosi sottocampi e tenta più volte la fuga. Catturato dalle SS e condotto a Mühldorf, vi rimane fino all’arrivo dei carri armati americani: è il 1 maggio 1945.
Tornato a Roma, riabbraccia i genitori miracolosamente scampati alla razzia. Negli ultimi vent’anni della sua vita apre un negozio di ricordi nel cuore del quartiere ebraico di Roma ed è attivo nel coordinamento delle funzioni religiose, svolgendo il compito di parnas del Tempio Spagnolo. Non formerà più nessun’altra famiglia. Muore nell’ottobre del 1981 a Roma.
La storia di Liliana Segre è quella di una dei pochi bambini sopravvissuti ai campi di sterminio. Nasce nel 1930 a Milano da una famiglia ebraica borghese. Orfana di madre all’età di un anno, vive con il padre, Alberto Segre, a casa dei nonni. Il 30 gennaio 1944 è deportata ad Auschwitz-Birkenau e liberata nel campo di Malkow il 1 maggio 1945 dall’esercito sovietico. Torna in Italia nel 1945 e, rimasta orfana, va a vivere dai genitori materni. Nel 1951 si sposa con Alfredo Belli Paci, con cui ha tre figli e numerosi nipoti. Oggi vive a Milano, dove da anni testimonia con efficacia la sua storia, raccolta anche nel volume Sopravvissuta ad Auschwitz. Riceve due lauree honoris causa in Giurisprudenza e Scienze Pedagogiche.


Shlomo Venezia, ebreo sefardita di nazionalità italiana, nasce a Salonicco, in Grecia nel 1923. Il 1 aprile 1944 è deportato ad Auschwitz-Birkenau, dove lavora nel Sonderkommando, il corpo speciale di prigionieri addetti alle camere a gas. E’ poi tra i prigionieri costretti a fare la “marcia della morte”: dopo aver percorso 60 km a piedi, nella neve, è caricato su vagoni scoperti e trasportato fino a Mauthausen, in Austria. Da qui è trasferito prima nel sottocampo di Melk, poi a Ebensee, dove rimane fino alla liberazione, il 6 maggio 1945.
Della sua famiglia sopravvivono alla Shoah anche i due fratelli. Con loro e il cugino Dario Gabbai, è uno dei pochissimi sopravvissuti del Sonderkommando di Birkenau. Solo nel 1972 comincia a raccontare la sua storia eccezionale e il suo libro Sonderkommando Auschwitz diventa un successo internazionale: è, infatti, tradotto in ventitré lingue diverse compreso l’arabo e il farsi. Muore a Roma nel 2012.
Giuseppe di Porto è il secondo di otto fratelli. È deportato ad Auschwitz il 6 dicembre 1943. Il 18 gennaio 1945 il campo è evacuato dai tedeschi e inizia la "marcia della morte". Liberato nel 1945, oggi vive a Roma e per anni si è impegnato a testimoniare la tragedia subita, mentre la moglie, Marisa, non è mai riuscita a parlarne con nessuno. 
Primo Levi nasce nel 1919 a Torino. I genitori, Cesare ed Ester Luzzatti, discendono da un’antica famiglia della borghesia piemontese, originaria della Spagna e della Provenza, ebraica ma non praticante. Primo ha una sorella, Anna Maria, che nasce nel 1921. Nel 1941 si laurea a pieni voti in Chimica presso l’Università di Torino. Dopo l’8 settembre 1943 e l’occupazione nazista, prende contatti con il Partito d’Azione e si sposta in Valle d’Aosta, dove entra a far parte di una banda partigiana. Nel dicembre 1943 è arrestato dalle milizie fasciste, si dichiara ebreo ed è internato nel campo di transito di Fossoli. Nel febbraio 1944 è deportato con i suoi compagni ad Auschwitz-Birkenau, dove lavora come chimico della fabbrica. A metà gennaio 1945 si ammala di scarlattina e per questo non è inserito nella “marcia della morte”, venendo così liberato il 27 gennaio dall’Armata Rossa. Dopo la guerra si sposa ed ha due figli, ricomincia a lavorare come chimico, ma si dedica principalmente all’attività di scrittore, donando al pubblico quelli che diverranno classici della letteratura italiana del XX secolo: Se questo è un uomo (1947), La tregua (1963), I sommersi e i salvati (1986). Muore suicida l’11 aprile 1987.
Sion Burbea, Franco Schönheit, Sami Modiano, Ida e Stella Marcheria, Nathan Cassuto e Anna di Gioacchino, Luciana Nissim, Enrico Blasi, Nedo Fiano, Rosa Hanan, Amalia e Lina Navarro sono altri sopravvissuti, che hanno testimoniato quell’immane tragedia.
L’ultima sezione della mostra è intitolata I Giovani ricordano la Shoah, perché se è stata tanto fondamentale e preziosa la testimonianza della generazione che ha subito quegli orrori, ancor più fondamentale e doveroso deve essere  il ricordo da parte delle generazioni future.
La mostra resterà aperta fino al 15 Marzo. L’ingresso è gratuito.
Tutte le info al sito ufficiale

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