giovedì 8 ottobre 2015

Raffaello Parmigianino Barocci: metafore dello sguardo

Raffaello, Trasporto di Cristo

Tre giganti dell’arte italiana a confronto fino al 10 gennaio 2016 presso i Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli: Raffaello, Parmigianino, Barocci. Sguardi che si incrociano sotto gli occhi stupefatti dei visitatori in una mostra che non vuole essere semplice celebrazione del genio del Sanzio, come sottolinea Marzia Faietti, ma vuole offrire una lettura dell’artista tramite altri due grandi artisti, Parmigianino e Barocci, mettendo a confronto l’eredità artistica interpretata dai due pittori che si erano espressi nella loro produzione grafica copiosamente, sperimentalmente e con forza innovativa. Una mostra in cui i disegni stessi parlano offrendo una sfaccettatura insolita e coinvolgente.



Ma perché abbinare proprio questi due artisti a Raffaello? Sono i tre artisti più prolifici e fecondi sotto il profilo della grafica; comprenderli senza analizzare questo elemento porterebbe ad una sterilità fine a se stessa. Il disegno, infatti, ha un'unità indissolubile con la pittura.
Le testimonianze antiche si intrecciano con il susseguirsi di opere grafiche, scelte seguendo le tecniche e le tipologie artistiche, vittime del genio espressivo che li ha intrappolati: Raffaello Sanzio, la cui anima non trasmigra ai suoi successori, ma è interpretata nello spazio circoscritto dell'opera in un modo del tutto personale.

Raffaello, Autoritratto
L’esposizione inizia con un quadro di forte impatto per lo spettatore: l'autoritratto di Raffaello. Un giovane ci guarda: è proprio lui, in una rappresentazione estetica di sé in cui la grazia viene accentuata per identificarsi quale artista cortigiano; eccellente l'eleganza estetica e la capacità pittorica. Il dipinto nasce da uno schizzo sottostante privo di utilizzo di cartone ed analogo alla tipologia utilizzata in ambito urbinate dall'artista. Questi raramente si trova a riprodurre la propria immagine, ma sempre contestualizzandola: in questo caso, nell’opera si respira il pensiero cortigiano.
Ancora sguardi che incrociano il pubblico e lo attirano a sé come canti di sirene. Ed ecco l’autoritratto di Parmigianino, una penna così leggera che solo i geni possono utilizzare conferendo ugualmente forte intensità all'immagine. È uno sguardo sull'artista completamente differente rispetto a quello di Raffaello. L’immagine risponde al racconto del Vasari che lo descrive adulto barbuto a causa della sua estrema passione per l'alchimia; non solo la propria figura, ma una creazione artistica nata nella propria mente, affermazione intellettuale della propria arte.
Parmigianino, Due teste di profilo
Federico Barocci, Annunciazione

Barocci si raffigura, invece, a mezza età nell'autoritratto proveniente dal Museo del Louvre. Un contatto del tutto personale con la vita dell’artista che si mostra uomo melanconico, in sintonia con la leggenda che lo vuole pittore tormentato a causa della malattia. Le caratteristiche del ritratto sono sempre le stesse, ma vengono interpretate ogni volta rinnovando costantemente la tradizione, plasmandola e nascondendola talvolta per creare qualcosa di nuovo in connessione con lo spettatore.
Le opere esposte dialogano con il modello di Raffaello interpretandolo. A volte il dialogo diventa competitivo; ed ecco lo sforzo drammatico reso dall’intenso movimento dei panni nella Deposizione Borghese. La luce si fonde con i colori creando contrasti attraverso cui filtra il sentimento di dolore per il dramma che si sta compiendo.


Raffaello, Profilo femminile



Ancora volti, figure e paesaggi, in cui i chiaroscuri vivificano i dettagli dei disegni resi con estrema autenticità: luci, ombre e colori che conferiscono carattere espressionistico. Forte l’influenza fiamminga  e, probabilmente, la suggestione leonardesca, nei tre busti femminili che identificano l'arrivo di Raffaello a Roma: un linguaggio nuovo che evoca stilemi antichi con una modernità pazzesca.
Una mostra unica che pone l’accento sulla rivoluzione pittorica che fonda le proprie basi sullo sguardo dello spettatore che contempla l’opera e che spinge l’artista a lavorare immedesimandosi in esso con una modernità che riesce ad anticipare i secoli. Storie di imitazione, assimilazione, emulazione, differenziazione da un genio raccontate dalle opere in un susseguirsi di emozioni che solo i grandi geni sanno donare.

Ilenia Maria Melis


Raffello Parmigianino Barocci
Musei Capitolini
Tutti i giorni 9.30-19.30 

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