domenica 26 ottobre 2014

Una passeggiata a Trastevere

 Monumento a Giuseppe
Gioachino Belli (1791-1863)
Avete mai provato a fare una passeggiata a Trastevere di domenica mattina? Magari con una bravissima storica dell’arte come guida (Andreina Ciufo) e un attore che recita per voi versi in dialetto romanesco.  A me è capitato oggi grazie all'Associazione "Prospettiva Arte".
Si parte da piazza Gioacchino Belli, dedicata all’illustre poeta dialettale romano, e si procede costeggiando l’ex casa degli Anguillara, conosciuta a molti oggi come “Casa di Dante”. La visita si snoda lungo via della Lungaretta e le sue vie limitrofe; passeggiando per i vicoletti si possono osservare numerose finestrelle medioevali, le “insegne” sopra le case di appartenenza al clero e le piccole edicole sui muri contenenti le “madonnelle”. Pensate che una volta, quando Roma non aveva ancora l’impianto elettrico, erano proprio le piccole luci poste davanti a tutte le 400 madonnelle a illuminare i vicoli!


L’ospizio di Via Genovesi fu costruito a fine del ‘400 da un ricco commerciante genovese: la sua particolarità era essere una struttura adibita ad accogliere marinai, viandanti, pellegrini… ma soltanto genovesi!
San Giovanni Battista dei Genovesi
Procedendo lungo via Anicia si passa sotto l’arco dei Tolomei: qui  abbiamo ascoltato il celebre monologo di Amerigo Giuliani “Er fattaccio der vicolo Moro” , interpretato dall’attore Giuseppe Rispoli.
Lasciandoci alle spalle il vicolo dell’arco dei Tolomei si arriva a piazza Piscinula, dove si trova la chiesetta di San Benedetto, conosciuta per avere al suo interno la campana più piccola di tutta la città. 

Guardando l’ex sinagoga ebraica situata nel vicolo dell’Atleta si conclude, con una poesia, la nostra passeggiata domenicale per Trastevere:

"Drento 'ste mura antiche e rovinate
ce trovi Roma, quella de 'na vorta.
Roma der Papa, de le serenate,
e delle scampagnate fori porta.
Roma, che cià lassata scritta er Belli,
incisa e disegnata dar Pinelli.
Qui, ce trovi la gente più sincera
che dice « pane ar pane e vino ar vino »,
co' parola romana, quella vera
parlata da 'gni bón tresteverino.
La sera, quanno er sole è tramontato,
l'omo maturo passa all'osteria,
a bevese er bicchiere guadambiato,
passanno quarche ora in allegria.
Mentre li giovenotti forti e belli,
canteno a le régazze li stornelli.
Poi ce stanno le picchie, belle more,
che pareno reggine de bellezza,
e pure zitte parleno d'amore,
perché lo sguardo loro è 'na dorcezza.
Si' passo pe' le strade de' 'sto rione,
me sento in petto er córe de Romano,
mentre me passa in mente 'na canzone,
che poi m'esce de bocca piano piano.
Quella che dice a tanti cispadani, ...
"lassatece passa... semo Romani!..."


Silvia Concolino

Ringraziamo Annalisa Tammone di Prospettive Arte per averci invitato alla visita.


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